Riconosco qualcosa di sbagliato nella scelta che ho operato il giorno in cui ho appeso delle frasi ai muri della mia stanza. Non sono frasi adeguate. Necessito di nuovi aforismi. Ho bisogno di essere sovrastata dalle parole giuste, quando dormo.
Ho cominciato un lavoro che prevede che io faccia molte telefonate in una stanza piena di persone che fanno molte telefonate. Siamo tutti laureati. Ciò che abbiamo studiato ci permette di comprendere ciò che le domande del questionario da somministrare chiedono veramente. Sto imparando i nomi di svariati paesotti delle valli trentine. Ogni sera sono combatutta tra il desiderio di chiudere il più velocemente possibile la telefonata per comiciarne un'altra e stare ad ascoltare le storie delle persone inserite nel campione. Le gioie del lavoro a cottimo.
Ho depositato un osceno titolo provvisorio per la tesi che non ho ancora cominciato a scrivere. La tesi che dovrebbe avere al proprio centro una comparazione tra due popolazioni, la seconda delle quali mi è ancora oscura. Il mio clima interiore ha assunto colorazioni tali per cui mi trasferirei volentieri nel luogo in cui si agglomera la prima. La settimana scorsa ho intervistato un ragazzo di diciassette anni che, nel raccontarmi della sua vita, ha frantumato qualcosa in me. Quando il tempo a nostra disposizione è finito, ho avuto difficoltà ad andarmene, perché mi sentivo terribilmente in debito con lui. Penso che ciò abbia a che fare con il fatto che ho sentito che era una di quelle persone che in genere parlano poco.
Andare fuori Trento ad intervistare studenti delle superiori è diventata una delle attività che mi sollevano di più, nonostante il viaggio sia relativamente scomodo. Ogni volta devo fare un tratto in bici su una strada molto in salita. Ci sono giorni in cui, una volta arrivata in cima, sento l'odore di mosto fermentato che arriva da uno dei laboratori della scuola. Quando non fa troppo freddo, intervisto i ragazzi all'aperto, anche se poi, arrivati alle ultime domande, tremiamo come delle foglie.
Sono giorni in cui la domanda "che ne sarà di me?" mi perseguita.