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Attenzione: il post può contenere spoiler.
Una delle cose che mi fa più paura è l'invisibile. Quello che non posso vedere mi terrorizza. Odio l'idea di essere preso alla sprovvista e soprattutto quella di non potermi difendere. I microrganismi mi disturbano, l'idea che esistano batteri, virus e tumori mi mette ansia. E poi ci sono gli insetti. Quelli mi fanno venire la pelle d'oca, soprattutto da quando ho letto che sono in grado di fare il nido un po' dappertutto: nell'incasso di una finestra, nello sportello di una macchina, nell'imbottitura di un letto o, ancora peggio, nel corpo di un essere umano. Ora, fatta questa premessa, non so nemmeno io perché sono andato al cinema a vedere un film come The Bay. Secondo il buon senso me ne sarei dovuto rimanere a casa e guardare un cartone animato. Ma a quanto pare di buon senso ne ho poco e sono pure masochista. Anche se io preferisco definirmi semplicemente "curioso".
Ero curioso, ad esempio, di guardare un horror girato da Barry Levinson. Parliamoci chiaro: quando ti ricapita? Il nonno ha settantuno anni, questa potrebbe essere la sua prima e ultima volta alle prese con un film del genere. In secondo luogo ero curioso di vedere come uno dei mostri sacri di Hollywood si sarebbe posto di fronte al mockumentary. Aver girato cult come Good Morning, Vietnam, Rain Man o Sleepers non vuol dire niente se poi nel curriculum hai Sfera o Toys. A me operazioni come questa danno l'impressione di una sfida. L'impressione di una voglia di rimettersi in gioco e di osare. Adoro le sfide, mi tengono sempre col fiato sospeso e, devo ammetterlo, dopo un inizio abbastanza deludente questa del buon Barry può dirsi persino vinta.
Chesapeake Bay è un paesino di mare che si appresta a festeggiare il 4 Luglio. Tutto bello, tutto allegro con persino una troupe di pseudo-giornalisti pronti a filmare tutto e cogliere momenti di allegra vita costiera. Solo che le cose non vanno mai come ce le si aspetta. L'acqua della baia è tossica e ad un certo punto tutta la popolazione scoprirà di essere infetta. Ma da cosa?L'allegro protagonista di The Bay si chiama Cymothoa exigua ed è un parassita crostaceo. Potete vederlo in questa simpatica diapositiva:
Cymothoa, che vive nelle acque dell'oceano, penetra all'interno dei pesci (attraverso le branchie) e si nutre del loro sangue succhiandolo dalla loro lingua. Per l'essere umano è alquanto innocuo visto che non supera i tre centimetri di lunghezza. Ora, la domanda che sembra porsi Levinson nel film è: cosa succederebbe se le acque inquinate agissero sulle specie viventi più piccole mutandole? Succederebbe che il piccolo Cymothoa diventerebbe il grande Cymothoa, abbastanza grande da non risultare più tanto innocuo per l'uomo. Succederebbe che a sto parassita verrebbe voglia di un pasto più completo e inizierebbe a divorarlo, l'uomo, che di nutrimento ne ha a buttare. E lo farebbe dall'interno, ovviamente. E' di questo che parla The Bay, più o meno. Dell'essere umano che non si trova più all'apice della catena alimentare.
E allora il film colpisce proprio allo stomaco. Ti fa vedere uomini e donne che iniziano a perdere chili, arti, e ragione, a vomitare l'anima e a svuotarsi, poco a poco. Sacchi di carne che non siamo altro. Il tutto perché ce ne freghiamo di quel che non possiamo vedere, 'ché quel che non si vede o non esiste o non è importante. L'inquinamento, ad esempio. Tutto si svolge come in ogni eco vengeance che si rispetti, mirando allo stomaco dello spettatore per stimolare le paure più recondite dell'essere umano e metterlo in guardia. Una lezione che l'uomo non sembra aver imparato. E allora il regista fa a pezzi una piccola cittadina marittima attraverso il mezzo del found footage: il film è una ricostruzioni degli avvenimenti mediante il montaggio di tutte le testimonianze video disponibili. Dalle videochiamate ai video realizzati con i cellulari, dalle telecamere di sorveglianza e quelle della polizia o dei giornalisti. Il tutto per esercitare l'arte della tensione sullo spettatore che resterà terrorizzato/disgustato e guarderà ad ogni scena in cui c'è di mezzo l'acqua con sospetto e malessere.
Per tutti questi motivi The Bay è un film riuscito, nonostante alla produzione ci sia quell'Oren Peli lì, che ogni cosa che tocca la trasforma in merda. Riuscito ma con difetti evidenti che si fanno notare nonostante il minutaggio esiguo. Ho già accennato al fatto che, almeno all'inizio, il film è fiacco. L'inizio è di una noia mortale, senza se e senza ma. Probabilmente perché all'inizio il film sembra girare su se stesso, senza meta. Un problema che ho avvertito per tutta la durata della pellicola, che in alcuni momenti mi è sembrata un semplice resoconto di fatti. Non che sia scritto male, anzi, è che si tratta comunque di un finto documentario (basta, vi prego) e un documentario può tranquillamente diventare anti-cinematografico. In più, a volte, sembra che si tiri per le lunghe una soluzione chiara fin da subito, che sorprende solo i personaggi del film ma non lo spettatore.Nonostante questi difetti, The Bay è piaciuto tanto e a molti. E' piaciuto anche a me, nonostante il senso di ineluttabile e terribile che mi ha lasciato addosso. Ma io ho il terrore di queste minacce invisibili che ti divorano da dentro. Lo avrete capito. Questo film per me è stato l'orrore, quello vero, quello che riesce a disturbarti persino il sonno.
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