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The Best Bar in America. Recensione del film

Da Motociclistidatavola
Allora, dopo aver introdotto la rubrica “MMM..mitici musei della motocicletta” oggi diamo il via ad una nuova rubrica. Parliamo di moto e cinema. Essendo la prima volta partiamo con un paio di indicazioni/istruzioni per l’uso.Già di moto ci capiamo poco, di cinema manco a dirlo. Quindi non aspettatevi analisi approfondite sul film, il montaggio, la storia, il piano sequenza, musiche, costumi o altro. Come sempre ci limiteremo a dire se l pellicola ci piace o no e se ci ha emozionato.Proveremo a non fare troppi spoiler raccontando di cosa parliamo.Le emozioni sono sempre la chiave di lettura delle nostre analisi, sia che parliamo di moto, di libri e anche di film. Ah, già il film. Quali film commenteremo? Non necessariamente i film in cui ci sono moto o in cui le moto sono protagoniste. Ci sono film sulle moto abbastanza vergognosi (biker boyz è quello che ho in mente). Diciamo che come sempre ci interessiamo più al fattore umano, al motociclista più che alla moto.Fatta questa premessa, veniamo alla prima recensione.Il Film è “The Best Bar in America”.The Best Bar in America. Recensione del filmThe connection between bar and biker can’t be deny dice il protagonista. Ed in effetti il bar e la moto si attraggono. Esistono bar di ritrovo, esistono motociclisti da bar, esistono pataca da bar. Insomma, io concordo che la connessione non possa essere negata.Si tratta di un film di qualche anno fa di cui già molto si è letto sulle nostre riviste preferite.Avrete già sentito la storia (il protagonista è in giro in moto per recensire i bar del West degli USA), avrete già sentito che la moto è una BMW R60/2 del 1960 con attaccato un sidecar, avrete già sentito gli aneddoti (il film costato meno di una HD nuova oppure che il costo più elevato è stato quello delle consumazioni nei bar), avrete già sentito che mentre giravano erano sempre in pochi e il film è stato fatto in pochi giorni ed al risparmio.Prima riflessione, che copio da uno che ci capisce più di me: al cinema non servono soldi, servono idee. E questo film l’idea ce l’ha.Brevissimo cenno sulla trama.Il protagonista è un reduce, sta girando i bar del west degli USA  per recensirli per una guida (ordina, o prova ad ordinare, sempre wischey e soda, un po’ come me che quando recensisco le piadine la prendo sempre al crudo, per poterle confrontare). Lungo il suo percorso incontra persone e personaggi. Fra questi il mitico Northwest che finisce per diventare un compagno di viaggio. La trama è molto più di questo ma vi basti, il film dovrete vederlo.Prima di proseguire. Il film è in inglese, ci sono sottotitoli in tedesco, francese, spagnolo e portoghese. Questo è un limite. L’inglese dopo 5 minuti si segue bene (io sparlocchio in inglese e non lo uso per lavoro da 4 anni…quindi non mi posso definire un conoscitore della lingua ma vi garantisco che preso il ritmo si capisce) però i sottotitoli in inglese li avrei graditi.Veniamo a qualche dettaglio.Il film è in primis un piacere per gli occhi, i panorami sono spaziali e i colori unici. La moto è sempre protagonista, sempre al centro.I protagonisti sono la moto, i bar e il viaggio.Il film è anche molto divertente, i due autori hanno spostato la levetta dell’epicità ai massimi livelli. Il tutto risulta anche stereotipato, ci sono un sacco di passaggi volutamente epici, con una buona dose di autoironia. C’è tutto quello che ti aspetti: un arresto con notte al fresco; il barista che seda una rissa tirando fuori il fucile e dicendo “nel mio bar sono l’unico che può ammazzare una persona” subito dopo aver urlato al cuoco di girare la carne sulla brace; c’è la scena in cui un balordo prova a sparare ad una mela, invano, mentre il nostro protagonista al primo colpo spacca il frutto. Insomma, un film in cui ci sono tanti stereotipi (anzi degli archetipi) usati per dare epicità al film, per dargli un’ambientazione seriamente leggera. In questo è molto motociclistico, nel riuscire a trovare il modo per essere seri anche in un ambiente scanzonato, coniugare serietà con leggerezza. Perché serio e serioso non sono sinonimi.Anche i dialoghi sono tarati per trasmettere epicità, pochi dialoghi ma sempre con toni e contenuti forti, voce narrante del protagonista che aggiunge sempre qualcosa in modo perentorio. Il bar, anzi i bar, sono il luogo dove si incrociano tutti questi elementi, dove locali, clienti e baristi rappresentano tutti gli eccessi, le stranezze e gli elementi più grotteschi che possiamo immaginare. Il film rimane credibile e piacevole anche quando si pensa che tutte le stranezze paiono convergere in 80 minuti di film. Il viaggio è, ovviamente, anche un viaggio interiore, una ricerca di se stessi che alla fine porta ad una quadratura. Veniamo alla conclusione.E’ un bel film, molto piacevole. Bellissime le immagini, ritmo lento che porta alla riflessione,  moto trattata con rispetto, storia piacevole e contesto divertente, surreale, scanzonato, epico. Io vi consiglio di guardarlo, magari con gli amici. Il rischio è solo che vi venga una irrefrenabile voglia di salire in moto, sparare al vostro orologio (altra scena da high level alla voce epicità) e partire.The Best Bar in America. Recensione del film
Insomma, questo potrebbe sicuramente essere un film da inserire in un CineFestival a tema motociclistico….e chissà  che non ci venga in mente di organizzarlo.

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