Lettera aperta dei Direttori
Sono oramai due anni che scrivo su WordPress con il nome di Solindue. Due anni in cui la mia vita per mille motivi è cambiata. Si cresce, ci si evolve e ciò che riempiva l’anima e bastava una volta, poi, in un attimo, sembra non bastare più.
Non sono l’unica ad avere queste sensazioni. Così mi scrive Arthur:
“Se all’inizio questa collaborazione a distanza era stimolante, adesso, almeno per me, qualcosa manca. Mi manca la possibilità di confrontarmi senza dover essere separati nel fare delle scelte che riguardano tutto ciò che fa parte di una vera rivista; potersi vedere per discutere, magari animatamente, foto e articoli alla mano, di come imbastire una comunicazione.”
Condivido il suo pensiero. Appieno. Nonostante le belle serate passate al telefono a discutere dei vostri articoli, delle fotografie, di layout e impaginazione, qualcosa manca. Credo fermamente che The Best abbia oramai svolto la sua funzione: unire persone diverse sotto uno stesso blog e uno stesso foglio. Per Arthur e me sono stati due anni di grande crescita, e non possiamo che essere felici di aver fatto questo percorso assieme e insieme a voi.
Ma a desso è arrivato il momento di voltare pagina. La redazione di The Best “a distanza” chiude, questa è l’ultima pubblicazione.
Ma niente panico.
Ci sarà un altro The Best? Immagino di sì – la passione per questo gioco non è affatto svanita – ma solo nel momento in cui Arthur ed io saremo pronti a porre fine ai nostri appuntamenti virtuali, incontrandoci davvero sulle scale di una chiesa o seduti a un bar per un vero caffè saremo in grado di dare al nostro magazine un’impronta sensibilmente più vera e concreta.
Senza fretta ma credo veramente che la nostra amicizia abbia bisogno di fare un passo avanti in questo senso e così la nostra rivista.
Martina
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E già, è sempre difficile dire, anche solo per un attimo, basta, prendiamoci una pausa ma, in un certo senso, è proprio quello che stiamo facendo, ci fermiamo un po’ e poi, chissà…
Una sfida iniziata con quest’avventura, e che ci ha aiutato a considerare il blogger non solo come un vicino di casa virtuale, ma l’Amico con il quale dividere quel “camminare insieme” che tante volte ho avuto modo di raccontare in questi due anni e mezzo di blog.
Ricordo il primo numero, in numero 0, lo studio del logo di The Best, inserito poi sulla foto di Martina da lei sapientemente ritoccata con PhotoFunia, le prove interminabili per la scelta del tema migliore per il blog, l’immagine della testata, le discussioni senza mai fine tra me e Martina per cercare di capire come e cosa fare, con la sconcertante certezza di essere totalmente a digiuno di tutto e forse anche dippiù, ma consapevolmente desiderosi di voler superare qualsiasi ostacolo, tanto era l’entusiasmo e la voglia di farcela.
Ricordo il primo vero numero, il numero 1, cioè quello da sfogliare, l’arrivo degli articoli, delle foto, le riunioni virtuali in redazione, la scelta della copertina, il panico (il mio) al pensiero di come impaginare il tutto, la scelta dei fonts, dei colori, le immagini che non riuscivano a stare al loro posto, mannaggia e che, sconsiderate, pasticciavano con le parole – quante volte ho pensato: e adesso, come faccio? – ma allo stesso tempo, forte della vostra fiducia, l’incoscienza, la voglia di tuffarmi a capofitto in un’avventura, quella del grafico, che fino a quel momento avevo sperimentato solo in maniera marginale, insomma, la vera prima sfida da superare, senza contare dopo l’emozione di vedere il nostro Magazine finalmente pubblicato su Issuu –uhhhh, quante volte l’ho sfogliato quella mattina… – i telefoni bollenti, il mio e quello di Martina, per la troppa voglia di raccontarci ridendo felici, che ce l’avevamo fatta.
Esagero? No, credetemi, una sfida che si è consumata ogni volta che usciva un nuovo numero di The Best.
Entusiasmo, fiducia e spensieratezza: la nostra ricetta vincente.
Tutto questo per dire che un’esperienza di questo genere, fatta a distanza e senza neanche conoscerci, è servita per capire che c’è sempre un piccolissimo spazio a disposizione per ognuno di noi, se solo riusciamo a non considerarci unici.
Grazie a tutti!
Arthur