Per la seconda volta sono presente a un live dei Black Heart Procession.
Un paio di anni fa andai all’Estragon sempre a Bologna per un concerto in formazione completa; questa volta invece la serata prevedeva un duo acustico con voce, piano, chitarra…e sega.
Concerto molto diverso dalla volta scorsa, certamente più intimo e melodico.
Anche l’ambiente ha fatto la propria parte: non capita spesso infatti di assistere ad un live del genere comodamente seduti.
Non tantissima la gente intervenuta; una stima del tutto personale mi fa pensare ad un cinquecento spettatori circa, cosa che però ha contribuito a mantenere un clima piuttosto confidenziale in sala.
Il genere musicale del gruppo è ormai noto agli appassionati e personalmente non mi sento all’altezza di fare una critica specializzata.
Semplicemente la musica va ascoltata e non letta.
Per quanto mi riguarda, ancora più delle parole e dei testi, quello che mi coinvolge è la sonorità in genere, sia quella della musica che quella delle parole.
E la musica dei Black Heart Procession con quel pianoforte così pieno di accordi in tonalità minore e quel ritmo cadenzato, ha tutti gli ingredienti adatti per creare un suono, un ambiente, un’atmosfera che formano un insieme davvero coinvolgente.
Una musica da ascoltare da soli e in cuffia quella del gruppo americano; solo in questo modo si apprezza completamente l’opera del gruppo nato a San Diego.
La locandina del tour recita all’incirca:
“Lento e vuoto come la tua vita o una bottiglia di whisky. Se il vostro è un rapporto maledetto oppure non avete nessuno con cui condividere i vostri dolori, non perdete i Black Heart Pprocession. Bisognerebbe solo trovare la persona perfetta per rovinare il resto della vostra vita.”
Ma le cose non stanno veramente in questo modo: la musica dei Black Heart Procession si può ascoltare anche senza essere depressi, anzi alcuni suoni sono talmente profondi da entrare come vibrazioni nel profondo dell’anima e creare un brivido positivo che porta a conoscere aspetti di sé che non si erano mai considerati.
Basta concentrarsi sui ritmi e sulla melodia del piano per sentire nascere la voglia di imparare a suonare quello strumento.
Certamente non è una musica di svago; non a caso il pubblico era sì piuttosto giovane, ma non giovanissimo.
Non è nemmeno una musica facile: richiede attenzione e concentrazione per essere apprezzata.
Probabilmente i ragazzi amano un tipo di musica più adatto a scatenamenti del corpo e a balli sfrenati oppure cercano solamente qualcosa di più allegro, comunque sia lo spettacolo di ieri sera è stato emozionante.
Lo show è durato poco più di un’ora e un quarto e i 21 euro della prevendita alla fine sono risultati soldi ben spesi.
17 i brani interpretati dal duo Paul Jenkins (voce, chitarra e altro) e Tobias Nathaniel (piano e chitarra).
Ecco la scaletta:
01 – The Winter My Heart Froze ( One – 1998 )
02 – Stitched To My Heart ( One – 1998 )
03 – Blue Tears ( Two – 1999 )
04 – A Cry For Love ( Amore del Tropico – 2002 )
05 – Drugs ( Six – 2009 )
06 – The Letter ( The Spell – 2006 )
07 – Till We Have to Say Goodbye ( Three – 2000 )
08 – Outside The Glass ( Two – 1999 )
09 – All My Steps ( Six – 2009 )
10 – Even Thieves Couldn’t Lie ( One – 1998 )
11 – The One Who Has Disappeared ( Amore del Tropico – 2002 )
12 – The Waiter No. 2 ( Two – 1999 )
13 – The Old Kind of Summer ( One – 1998 )
14 – Your Church Is Red ( Two – 1999 )
15 – Guess I’ll Forget You ( Three – 2000 )
16 – The Waiter ( One – 1998 )
17 – When We Reach The Hill ( Two – 1999 )