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Dopo aver costretto Re Carlo VIII (Michel Muller) a ritirarsi, non è ancora tempo di tornare a casa per Rodrigo Borgia(Jeremy Irons) e suo figlio Cesare(François Arnaud): scongiurata la minaccia francese, Papa Alessandro VI viaggia infatti col Cardinale Ludovico Sforza(Peter Sullivan) per recarsi a Firenze, dove in incognito cerca di studiare le mosse di un nuovo ma non meno pericoloso avversario; Girolamo Savonarola (Steven Berkoff)infiamma il popolo contro la ricchezza della Chiesa e degli stessi Medici, signori della città ormai costretti a vivere barricati nel loro palazzo per sfuggire ad attacchi e minacce.
A Firenze si trova anche Giuliano Della Rovere(Colm Feore), deciso a tentare nuovamente di uccidere il Papa con la benedizione di Savonarola: alla ricerca di un martire che possa arrivare a Roma senza attirare troppa attenzione, il Cardinale sembra trovare il candidato ideale in un giovane monaco, disposto anche a morire per purificare la chiesa dall’infezione portata dai Borgia.
Un segno divino sembra manifestarsi a favore della causa: durante una messa celebrata dal Papa, il tetto della Basilica crolla travolgendo gli astanti e uccidendo diversi bambini, lasciando Rodrigo disperato e convinto che sia la punizione estrema per i suoi peccati.
Cesare e il fido Micheletto(Sean Harris) viaggiano invece verso il Castello di Forlì, dimora della forte e audace Caterina Sforza(Gina McKee): colpevole di aver prestato la sua alleanza ai francesi, la donna potrà scegliere se recarsi a Roma per baciare l’anello papale di sua volontà o esservi trascinata a forza, sottomettendosi pubblicamente all’autorità del pontefice.
Caterina, bellissima e indipendente, seduce con facilità il giovane cardinale, prendendo tempo e rimandando la sua scelta nell’attesa che il cugino Giovanni(Ronan Vibert), primo marito di Lucrezia(Holliday Grainger), arrivi al castello per consigliarla.
L’arrivo dell’uomo causa però l’irreparabile: dopo il definitivo rifiuto di venire a Roma da parte di Caterina, bastano poche parole di scherno del Conte Sforza per scatenare l’ira di Cesare, che lo uccide trapassandolo da parte a parte con un coltello da cucina per poi fuggire al galoppo dal castello; una volta al sicuro, Cesare rimane solo a fissare le proprie mani macchiate di sangue, certo che ormai niente sarà come prima.
A dispetto di una ricca confezione e di buone prove attoriali, il principale difetto imputabile alla prima stagione di The Borgias era senza dubbio una sceneggiatura troppo scarna e diluita, che pur con l’attenuante di voler prendersi tutto il tempo necessario per presentare i caratteri dei protagonisti non riusciva a proporre storylines avvincenti a sufficienza per giustificare ben otto episodi: the Choice, quinto appuntamento con la seconda stagione, è forse il simbolo del tentativo di correggere alacremente gli errori del passato, ma nella sua estrema ricchezza e audacia la carne al fuoco rischia quasi, contro ogni previsione, di essere anche troppa.
E’ tempo di scelte per i personaggi di The Borgias: per Caterina Sforza, affascinante nobildonna sicura di sè(“a freak of nature, an abomination—a free woman in a man’s world” come dice lei stessa), determinata a non sottomettersi mai a nessuno se non di sua volontà(“I only kneel when it suits me”), pronta a sedurre Cesare senza esitazione; le scene di sesso sono un marchio di fabbrica degli show in costume della Showtime, ma se il legame con la defunta Ursula Bonadeo(Ruta Germintas) aveva sempre avuto un sapore fittizio, la chimica fra Gina McKee e François Arnaud c’è e si fa sentire, dando alle bollenti scene fra i due la sensualità necessaria.
La scelta più importante è però quella dello stesso Cesare, che nell’eliminare l’antipatico Giovanni Sforza non solo manda all’aria ogni negoziato con Caterina, ma sopratutto si sporca le mani di un sangue che non si laverà facilmente, avviandolo sempre di più verso il momento il cui finalmente si spoglierà della porpora per indossare l’armatura.
Non sappiamo ancora invece quale sarà la scelta di Alessandro VI, che dopo aver visto crollare il tetto della chiesa su di sé in una scena in perfetto stile “Pilastri della Terra”, si persuade che quello sia il segno del disappunto di Dio: Jeremy Irons ha sempre dimostrato di divertirsi alquanto nella performance del libertino Papa Borgia, ma la drammaticità del momento gli ha finalmente consentito di poter regalare a Rodrigo qualcosa di più del solito compiaciuto personaggio, lasciando trasparire la sincera disperazione di un uomo per la prima volta davvero messo alla prova dal peso dei suoi peccati.
Quello che invece potremmo a ragione definire il momento WTF dell’intera serie è invece la rivelazione del passato di Micheletto, il fido assassino servitore di Cesare: arrivare a Forlì per conoscere l’affettuosissima madre(convinta che lui sia un medico, povera) era già stranamente inquietante( “I can’t imagine you being born, Micheletto“dice giustamente Cesare), ma la scoperta dell’amore incestuoso col fratello Agostino è davvero un tocco di classe: cara Showtime, grazie per aver dato un degno passato al nostro eroe.
Poco spazio fra i giocatori della puntata per il trio Lucrezia- Giulia Farnese- Vannozza, impegnate ancora nella loro crociata per i poveri orfanelli: la loro storia è chiaramente in fieri e non dubitiamo che aver corrotto le prostitute del Bordello per avere informazioni sui cardinali che lo frequentano porterà utili notizie, ma speriamo che non si smarriscano troppo nella questione.
Episodio sovraccarico, tesissimo e deliziosamente creepy, per completare questo the Choice mancherebbe soltanto una cosa: Juan, sei stato in Spagna troppo a lungo, torna a Roma al più presto, tuo fratello Cesare è ormai pronto ad accoglierti come si conviene.
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