“I was born with a stain. A mark. Like the mark of Cain. But is the mark of my father, my family. The mark of Borgia. I have tried to be other than I am. And I have failed. And If I have failed you in the process, I am truly sorry.” ( Cesare Borgia )
A un anno dalla conclusione definitiva di "the Tudors" la Showtime ci riprova , sfidando la possente saga fantasy " Game of Thrones " della prestigiosa rete HBO e la nuova " Camelot " di Starz , giocandosi la carta di un'altra grande famiglia dalla storia intrigante e corrotta : i Borgia , scandaloso clan detentore assoluto del potere a Roma dal 1492 al 1503 , erano ormai quasi un'ossessione per Neil Jordan (“intervista col vampiro” , “Michael Collins”) che da anni cercava senza successo di realizzare un film sull'argomento . Approdato al timone della serie , il regista irlandese ha quasi rischiato di perdere la leadership del progetto a causa di una produzione europea parallela dell'americano Tom Fontana (“Oz”) con la quale era stata ipotizzata una fusione , in fine saltata per divergenze creative ."the Borgias" è dunque il risultato finale delle fatiche di Neil Jordan in veste di creatore , produttore e sceneggiatore , una serie composta da nove episodi dal buon successo di pubblico che al suo debutto ha fatto registrare alla Showtime il record d'ascolti più elevato degli ultimi dieci anni , autorizzando ovviamente il rinnovo per una seconda stagione e destinata , si spera , ad approdare presto su Sky Cinema .
Nonostante i consensi e una buona dose di intrighi e congiure , la serie finisce però per non mantenere tutte le sue promesse : con un progetto concepito troppo a lungo per più ristretti tempi cinematografici , la sensazione che si avverte è che l'autore non fosse quasi preparato a coprire adeguatamente un'intera stagione di episodi , con una sceneggiatura piuttosto diluita e scarna di eventi salienti che avrebbe di gran lunga guadagnato maggior ritmo da un numero inferiore di puntate .
Impossibile evitare il confronto - cercato sin dalla scelta del titolo - con le vicende dei cugini inglesi che per ben quattro anni ci hanno accompagnato sulla stessa rete : scritto interamente dalla meno nota mano di Michael Hirst , “the Tudors” non era privo di scollamenti o imperfezioni , ma aveva la straordinaria capacità di guardare al cuore dei personaggi , buoni o cattivi che fossero , grazie a una complessa caratterizzazione che restituiva anima anche a figure da sempre stereotipate e vituperate come Anna Bolena o Maria la Sanguinaria ; poco in questo senso il lavoro di Jordan , che pur avendo a disposizione ottimi spunti si ferma a osservare solo in superficie , piantando il seme di dinamiche accattivanti che non vengono poi adeguatamente sviluppate : perché non concentrarsi di più sul contrasto interiore di Cesare dato dall'invidia verso il fratello - libero di intraprendere la carriera militare che a lui viene negata - e dall'attrazione incestuosa per la sorella invece di lasciare troppo spazio alla relazione irrisolta con la fittizia Ursula Bonadeo ? Come mai non è stata resa giustizia alla bellissima Lucrezia Borgia , che nonostante la giovane età sarebbe presto diventata una castellana arguta e ambigua meritando un ritratto meno sfocato di quello di una bambina ingenua e strappata all'innocenza ?
Gli emergenti François Arnaud e Holliday Grainger fanno quello che possono e danno infatti il loro meglio quand'è loro consentito - la rabbia di Cesare dopo il matrimonio della sorella e il parto , quasi profetico del suo destino di morte per Lucrezia - mentre colui che avrebbe dovuto guidarli per talento ed esperienza non riesce invece ad essere del tutto convincente .
Jeremy Irons , alquanto compiaciuto dai panni del patriarca Rodrigo Borgia /Alessandro VI , non sembra infatti molto diverso dal caricaturale vescovo Pucci che aveva interpretato nel leggero “Casanova” di Lasse Hallström : al di là della pronuncia italiana più terribile di tutto il cast superabile in sede in doppiaggio - il cui apice è la divertente trasformazione di gonfaloniere in GONFALIERI...- non riesce a incarnare al meglio il ruolo di padre amorevole e spietato stratega anche a discapito della felicità dei figli , incertezze che si sommano agli improbabili e piuttosto risibili dialoghi a letto con la giovane amante Giulia Farnese - una splendente Lotte Verbeek che sembra uscita da un quadro di Botticelli - ; la complessità del suo personaggio sembra comunque emergere , solo per un attimo , quando preso fra le braccia il figlio di Lucrezia ringrazia Dio e volge soddisfatto lo sguardo alla sua apparentemente unita e solida famiglia . Plauso assoluto invece a Colm Feore nei panni di Giuliano della Rovere , che impegnato a cercare alleati per deporre il papa corrotto offre una delle migliori performance della serie , consentendoci di aprire una finestra fuori dai confini pontifici sulla situazione politica dell'Italia dell'epoca e soprattutto sulla Firenze di Savonarola e Machiavelli .
Se le trame del potere sono destinate a muoversi secondo simili schemi , lasciano lo stesso perplessi alcune scelte narrative condivise con altri show che potrebbero essere semplici coincidenze o plagi di cui non scopriremo mai il colpevole : l'avvelenamento del Cardinale Orsini va in onda la stessa sera di quello avvenuto ai danni del re Uther di "Camelot"e come era già successo ad Enrico I ne "i pilastri della terra "sempre su Starz , senza dimenticare la violenza subita da Lucrezia la prima notte di nozze parimenti sofferta dalla giovane Daenerys della rivale “Game of Thrones” .
Girato in Repubblica Ceca e prevalentemente in interni per ovvi motivi , "the Borgias " vanta comunque una sontuosa messa in scena , grazie agli splendidi e unici costumi della nostra Gabriella Pescucci - premio Oscar per “l'età dell'innocenza”- che rendono le danze per il matrimonio di Lucrezia un'autentica festa per gli occhi e all'ottima ricostruzione della spietata armata francese , forte di una nuova e terribile arma di distruzione : il cannone .
Tenendo presente che anche "the Tudors " ha dato il suo meglio proprio nelle stagioni successive alla prima , diamo comunque fiducia al secondo appuntamento con i Borgia di Neil Jordan , in attesa che una maggiore concentrazione di avvenimenti e una significativa crescita dei personaggi possano rendere migliore un prodotto finora senza dubbio discreto ma non eccelso e certi del fatto che la storia , se ben raccontata e con le dovute licenze , possa essere una promettente e appassionante soap opera .
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