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The bull's revenge

Creato il 11 ottobre 2011 da Mapo
"Anche l'America si ribella". E' il titolo della copertina di Internazionale di questa settimana che apre con un pezzo di Laurie Penny preso dal New Statesman (GB). Si parla, tanto per cambiare, di questa stanca e prolungata crisi globale e, più nel dettaglio, del movimento Occupy Wall Street, lanciato lo scorso 17 settembre sulla scia degli indignados spagnoli e delle rivolte nei paesi arabi. Chi avrebbe mai pensato che migliaia di musulmani affamati in nord-Africa avrebbero potuto ispirare altrettanti patriottici cittadini americani di serie A? Nemmeno Nostradamus, probabilmente. Eppure centinaia di persone hanno cominciato a manifestare tutti i giorni davanti alla borsa di NY. Tutti i giorni. Qualche giorno fa hanno persino bloccato il ponte di Brooklyn, per essere poi arrestati dalla preparatissima polizia di NY.In fondo fa un po' impressione pensare al tempio per eccellenza del capitalismo più sfrenato di quest'America di plastica preso d'assedio da centinaia di manifestanti che chiedono solo il diritto di vivere i un mondo in cui "i 400 statunitensi più ricchi non possiedano più dei 150 milioni di statunitensi più poveri messi insieme". Il che, nel grande paese che fu lo stesso del senatore McCarthy e dove l'assicurazione sanitaria diventa troppo spesso un lusso proibitivo per molti, appare un ragionamento quantomeno degno di un soviet.The bull's revengeNemmeno Marx, probabilmente, avrebbe mai osato sperare tanto. Eppure, per ritornare dal nostro lato della pozza, se la presidentessa bionda degli industriali italiani arriva a invocare la patrimoniale, vuol dire che son tempi duri per davvero. Il pezzo, comunque, comincia così:
Il grande toro di bronzo è circondato da cancellate di metallo e da agenti scelti della polizia di New York. Di solito i turisti possono avvicinarsi liberamente al famoso monumento, simbolo del liberismo più aggressivo. Ma il 2 ottobre, dopo la nascita del movimento Occupy Wall Street, il toro è stato rinchiuso in un recinto. Ora sembra proprio un animale in gabbia, terrorizzato.
A me è venuto in mente un soleggiato (e freddissimo) pomeriggio di marzo di qualche anno fa, quando passeggiavo per Manhattan scattando fotografie con le dita gelide per il vento che sferzava accelerando tra i grattacieli di cristallo. Mi imbattei in questo strano monumento bovino a pochi passi da dove, qualche anno dopo, sarebbe esplosa quella bolla finanziaria piena di niente che ci sta, dicono, trascinando in un baratro. Al momento sapevo a malapena cosa fosse o cosa rappresentasse.Per fare una foto cretina mi sono messo con la testa nel posteriore del toro. Ho urlato "scatta" e la mia voce è rimbombata tra quelle possenti chiappe di bronzo, suscitando l'ilarità generale.Sembra proprio che, a distanza di qualche tempo, il toro si sia vendicato.

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