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The business must go on

Creato il 05 aprile 2011 da Spagnuoloirene

I nuovi morbidi tubetti delle pomate, i flaconi di gocce con tappo di sicurezza, le comode preparazioni in bustine monodose, i blister di pillole confezionate singolarmente, i piccoli spray a misura di borsetta e altre ancora più avanzate forme di presentazione dei farmaci, al di là delle necessarie o preferibili modalità di somministrazione per ragioni quindi terapeutiche, di facilità o velocità di assorbimento,  sono realizzate idealmente per garantire uso e assunzione agevoli, in verità poi per essere attraenti quanto una crema di bellezza, un succo prelibato, una gradevole caramella. Per indurre leggerezza all’approccio, per determinare un rapporto psicologico favorevole con la dipendenza dalla medicina insomma.

Il panorama dei farmaci da banco è sconfinato, gode di una pubblicità ammiccante che promette miracoli, eccelle in estetica delle soluzioni.

Ma questa, credo, è già storia nota.

The business must go on
La novità in tempi di crisi, laddove non sono contemplate riduzioni di profitto ma le possibilità di acquisto di medicinali e dintorni sono largamente diminuite, è l’involucro pacco ovvero l’imbroglio sulla quantità. Prezzo invariato ma dose di panacea drasticamente tagliata.

Arrivi quasi a capire perché fanno il tubetto morbido, perché il vetro del flacone è scuro e tappezzato quasi interamente di etichette, perché il contenitore è immensamente sproporzionato rispetto al numero di pillole che offre.

Lo scatolino delle salutari meraviglie avrebbe una capienza almeno doppia di quella che effettivamente ti balza agli occhi quando lo apri. Costa come un anno fa ma dura la metà, ecco.

I mostri del mercato sanno bene come rifilare il bidone. Giocano sulla sottile leva della diluizione, non del farmaco, ma della spesa! Spendi più spesso perché i balsami del benessere finiscono in fretta ma ti accorgi meno dolorosamente del salasso…

Dobbiamo considerarla una piccola beffa rispetto alla dubbia efficacia che potremmo scoprire indagando sulle promesse portentose di alcuni medicinali. E infatti dovrei apprestarmi ad affilare i coltelli più che altro per l’appuntamento con la truffa delle promesse impossibili oltre che idiote.

Comunque anche un escamotage così peloso è chiaro sintomo di un cinismo affaristico forsennato che presumo abbia ormai messo radici profondissime nel nostro costume. Prelevare un campione di tessuto più o meno umano da questi giganti dell’economia e farlo esaminare in laboratorio potrebbe riservarci la sconvolgente conferma di un processo inarrestabile di ossessione finanziaria.


3 aprile 2011 
Autore: Irene Spagnuolo 

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