The Carrie Diaries

Creato il 14 settembre 2013 da Marta Impedovo @pizzaecimena

E’ appena uscita la notizia che J. K. Rowling sta scrivendo la sceneggiatura per un altro film ambientato nel mondo di Harry Potter. Ma il famoso maghetto non è il solo personaggio che fatica a lasciare i suoi fan. Ieri, vagando su FoxLife, mi sono imbattuta in una Carrie Bradshaw sedicenne (interpretata da AnnaSophia Robb) che anziché scrivere di sesso sul suo fidato Mac, affida a un diario i pensieri di una sognatrice.

La serie tv The Carrie Diaries è basata sul romanzo di Candace Bushnell che racconta la vita di Carrie Bradshaw prima di Sex and the City. Così, dopo ben sei serie da 18 episodi l’una,  un primo film sigillo di una storia lunga 10 anni e un secondo superfluo che esagera con l’esagerazione… ecco che arriva la cronaca dell’adolescenza di Carrie. In effetti è curioso come in Sex and the City la sua famiglia sia del tutto assente e non venga nemmeno mai citata. Tutti noi fan sfegatati del telefilm ci siamo chiesti almeno una volta cosa fosse stata Carrie prima di sposare New York. Ed ecco la risposta. Anzi: ed ecco la risposta?

Come ogni telefilm che si rispetti, la protagonista è orfana, in questo caso di mamma. Vive col padre e la sorella Dorrit (chissà che fine faranno per non essere mai più citati in futuro e nemmeno invitati al matrimonio). Va al liceo e ha degli amici e un filarino. Insomma, The Carrie Diaries è l’ennesimo telefilm sulla vita tormentata di un/una liceale americano/a (Dowson’s creek, O.C., Diario segreto di una teenager americana, Gossip Girl, etc) e vien da pensare che sarebbe potuto esistere anche senza tirare in ballo Sex and the City e trascinarlo ancora più giù di quanto non abbiano già fatto i due film. Inoltre questo comporta necessariamente un’ambientazione negli anni ’80, che al costumista non dev’essere andata troppo giù: di certo non è bastata a fargli alzare la vita dei pantaloni e eliminare gli strappi ai jeans. Restano i capelli ricci, l’amico gay, la voce narrante della protagonista e, anche se un po’ sacrificata, New York. Spariscono il sesso, l’arguzia e l’inseparabile quartetto di amiche.

Carrie Bradshaw ha perso tutta la sua ironia e indossa solo golfini con i cuori. Se bacia un ragazzo il padre la sgama e la mette in punizione e anziché hot dog e pizza al fast food, mangia carotine alla mensa della scuola. New York è il regno della trasgressione e della sregolatezza , tentazione e pericolo per la giovane e sprovveduta Carrie (l’unica ragazza che conosce è una stylist senza scrupoli che continua a ripeterle che l’adora, ma in realtà la usa solo per rubare vestiti nei centri commerciali). Più che di sesso si parla di verginità: tra le sue amiche Carrie è l’”Ultima Vergine”, ma, mentre ci si aspetta un cambiamento di stato da un momento all’altro, la voce fuori campo ci spiega che è la prima serata a New York a far diventare donna la nostra protagonista (e chissà quanto dovremo aspettare per il resto). Inutile dire che di sigarette neanche l’ombra.

Carrie Bradshaw, così come noi tutti la ricordiamo, non c’è più e questa è l’unica e triste conclusione che ho dovuto trarre dopo aver visto i primi due episodi della serie.


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