A poche ore dalla pubblicazione dell'inchiesta sulla National Security Agency e sul programma PRISM, diverse testate online, come ad esempio il Time, hanno provato a tastare il polso degli utenti per capire la portata dello scandalo. La percezione generale dei cittadini americani, emersa dai sondaggi e da migliaia di commenti postati sui social network, è che questo tipo di prassi per il monitoraggio e il controllo, sia pienamente accettabile nei termini in cui fornisca una garanzia per la difesa della nazione.
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Il Presidente Obama ha messo sui piatti della bilancia la libertà e la sicurezza. Il sacrificio della libertà viene giustificato dalla protezione degli individui. Scendendo per la china di questo discorso e azzerando i termini della libertà, il massimo della sicurezza corrisponde all'isolamento e alla detenzione, per cui ogni punticino che ci allontana da questo pareggio di valori ci rende sempre un po' più prigionieri. Edward Snowden, l'ex assistente tecnico per la CIA, ha affermato, nella video-intervista realizzata dal Guardian, di non voler permettere la distruzione della privacy e delle libertà fondamentali da parte del governo degli Stati Uniti.
Il sociologo tedesco Wolfgang Sofsky nel 2010 ha pubblicato un saggio dal titolo "In difesa del privato" (Einaudi ed.). Nel testo viene sviluppata una riflessione illuminante sul potere dello Stato:
Oggi l'incessante sorveglianza non viene praticamente avvertita dalla maggior parte delle persone. Tecnica e attuazione dello spionaggio quotidiano hanno luogo senza che la gente quasi se ne accorga. Da un pezzo si è abituata alle telecamere, alle tessere degli sconti e ai messaggi pubblicitari. Alcune appaiono fastidiose, altre inevitabili, molte sono invisibili e ignote. Le telecamere promettono sicurezza, i servizi informatici offrono comodità. A parte qualche sporadica seccatura, il cittadino trasparente apprezza le facilitazioni dell'era digitale. Senza esitazioni rinuncia a essere inosservato, anonimo, inaccessibile. Non avverte la perdita della libertà personale. Nemmeno immagina che ci sia qualcosa da difendere.
Quello che emerge, il dato più immediato, riguarda il modo di non considerare l'invasione dello spazio privato un problema. Grazie anche ai mezzi forniti dalla tecnologia, gli individui hanno sviluppato una frustrazione maggiore nel non essere notati, non nell'essere spiati. Questa accelerazione di dati volontariamente immessi nel sistema, ha permesso ai servizi di sicurezza di poter attingere ad un bacino infinito di informazioni. Poiché il monopolio della forza non è più sinonimo della tenuta di una nazione, lo sfruttamento dei dati personali ha creato le condizioni per operare un efficace condizionamento del pensiero e un continuo controllo delle azioni.
Questo è il divide et impera 2.0.![The Central Scrutinizer. The Central Scrutinizer.](http://m2.paperblog.com/i/183/1838562/the-central-scrutinizer-L-A_xBm9.jpeg)
Il parallelismo con 1984 di George Orwell ha una nuova singolarità. Per Sofsky non si tratta più soltanto di un Grande Fratello onnipresente e autoritario, ma di tanti Piccoli Fratelli impegnati nel monitoraggio costante del comportamento dei "sudditi". Il mercato è tenuto sotto continua osservazione. Se la razionalità del consumatore risulta essere una delle variabili più importanti e imprevedibili, allora bisogna direzionarla per far sì che generi guadagno. Il vantaggio competitivo si nutre con il possesso del maggior numero di informazioni e poter sondare, anche senza l'esplicito consenso, i desideri e le aspettative di ogni singola persona, permette di imporsi in modo vincente nella corsa al profitto.
"Ti è piaciuto questo? Allora potrà interessarti anche questo..." La tracciabilità e l'incanalamento delle preferenze diventano corridoi sicuri in un sistema che bombarda di stimoli e mira alla destabilizzazione delle decisioni autonome. La relazionalità sul web segue lo stesso schema ideale del consumo e anche i rapporti si chiudono in cerchie di interazioni facilmente tracciabili. La trasparenza certifica anche l'assenza di imprevedibilità, così da rendere il tanto detestato anonimato, una delle poche, fragili, forme di autodifesa.
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: il futuro è stato ridotto a piccoli pezzetti da consumare a scadenze prestabilite. Svuotando la fiducia delle persone, si è creato un vuoto da riempire con la speranza, con la venuta dall'alto di qualcuno che potesse mettere le cose in ordine. Un concetto che è diventato slogan e allo stesso tempo una condanna.
Come se questo non bastasse, i cittadini vengono investiti del ruolo di sorveglianti del piccolo spazio comune rimasto. La paura e il sospetto fanno breccia nella suscettibilità con grande successo.
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Per ottenere uno stato di pace perpetua, occorre una guerra perpetua, dice Gore Vidal. Lo scrittore americano, nel saggio "La fine della libertà" (Fazi Editore) analizza la perdita del senso di responsabilità nella politica americana. Ammettere gli errori è diventata una pratica quasi sconosciuta. Farlo, secondo Vidal, implicherebbe un processo di interiorizzazione degli sbagli commessi; quando ammettiamo un errore, possiamo farne esperienza ed evitare che si ripeta; quando lo nascondiamo, non lo riconosciamo o addirittura lo facciamo passare come ragione validante, si attiverà un processo di rifiuto che rapidamente farà accantonare nel dimenticatoio qualsiasi tipo di malefatta. La politica ha totalmente perso quella funzione "didattica" che cercava di spingere una comunità verso una maturazione della coscienza collettiva per gli obiettivi, grazie anche ad una guida lungimirante e, a volte, ispiratrice. La società diventa così lo specchio di un'arroganza conclamata ed istituzionalizzata, e l'indipendenza di pensiero incontra sempre più difficoltà ad emergere.
La stampa internazionale ha cercato il modo più adatto per inquadrare la figura di Edward Snowden.
Eroe? Spia? Talpa? Traditore? La necessità di catalogare, di "taggare" una persona per poterla collocare nel sistema di opinioni che uno sente di dover formulare, è tipica di un iter consolidato, volto a penalizzare la complessità ed uniformare le critiche. Non c'è da meravigliarsi, dunque, se Edward Snowden vedrà la sua vita privata rivoltata come un calzino, non stupiscono le foto in bikini della sua fidanzata, i gossip di chi l'ha conosciuto ed è pronto a tracciare un profilo psicologico del 29enne. Come diceva Bill Hicks, ogni volta che qualcuno viene a ricordarci della realtà dei fatti, una sorta di insano livore stratificato ci porta ad estrometterlo, condannarlo e, alle volte, ucciderlo.![The Central Scrutinizer. The Central Scrutinizer.](http://m2.paperblog.com/i/183/1838562/the-central-scrutinizer-L-GOMHpg.jpeg)
Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: - Salve, ragazzi. Com'è l'acqua? - I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa: - Che diavolo è l'acqua?
Questa storiella, raccontata dallo scrittore David Foster Wallace durante un discorso al Keynon College nel 2005, è una chiave di lettura efficace per capire lo stato attuale delle cose. Edward Snowden ha semplicemente detto al mondo: "Questa è l'acqua". E una gran parte dei pesci che la popolano, non hanno risposto chiedendosi cosa fosse, ma tra di loro hanno constatato che è di una temperatura ottimale, decisamente gradevole. Il fatto di essere rinchiusi in un acquario, invece di poter nuotare liberi nel mare, è una garanzia di protezione contro i pesci cattivi. E questa sicurezza ci permette di vivere tranquillamente senza dover prendere posizione sulla progressiva perdita dei nostri diritti. Come i pesci, la nostra memoria è diventata estremamente corta, una debolezza strutturale ormai compromessa. E quando ci sentiamo soli, basta un semplice specchio davanti alla bolla di vetro per far passare ogni paura.
Alessio MacFlynn