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The Chameleons - Un sogno in note

Creato il 03 aprile 2011 da Lesto82

 

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

 

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La musica dei Chameleons viene spesso accostata alla scena post-punk di Manchester che si sviluppa tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80 dove ritroviamo tante band che in quegli anni hanno raccolto l’eredità del punk, la sua rabbia e la sua potenza, e ne hanno segnato un’importante evoluzione all’insegna della sperimentazione. Ma in verità i Chameleons, come vedremo, si allontanano un poco: meno dark e cupo dei Joy Division, meno grezzo di band come i Fall o i Cure, il loro è un post-punk a tinte più oniriche, caratterizzato soprattutto da atmosfere melodiche che si alternano sapientemente a tracce martellanti, cupe e claustrofobiche e alla perfezione cristallina del suono che rende la loro psichedelia più liquida ed eterea. Considerata una band seminale e di culto, pur non avendo raggiunto un vero successo commerciale, il loro sound ha influenzato in maniera prepotente molte band, non per nulla hanno anticipato alcune tendenze musicali (dream-pop) e influenzato fortemente gruppi anni '80-'90 ma anche più recenti come Interpol, Editors e tutte le band del cosiddetto movimento neo-wave degli anni 2000. I Chameleons si formano nel 1981 a Middleton, cittadina vicino Manchester, i 4 membri sono, Mark Burgess alla voce e al basso, Dave Fielding e Reg Smithies alle chitarre e John Lever alla batteria. Essi si propongono da subito con un sound ricco di pathos e impreziosito dalla penetrante voce di Burgess e dalle sue liriche acute, commoventi, memorabili. Pubblicano il loro primo singolo "In Shreds" nel 1982 prodotto dal famoso Steve Lillywhite (U2,Simple Minds) e dopo alcune session radiofoniche con il leggendario DJ John Peel, i Chameleons, pubblicano nel 1983 "Script Of The Bridge" affascinante esordio discografico, dal suono epico, nervoso e malinconico, acclamato dalla critica, ma che non riceve la giusta attenzione da parte del pubblico. Con una qualità degli arrangiamenti, un senso della melodia, ed un'eleganza non comuni, l'album rimanda per stile e evidenti affinità alla scena Post Punk inglese, ma in questo album i due chitarristi Reg Smithies e Dave Fielding inventano con i loro crescendo di chitarra e i loro riff taglienti e minimali il sound che sarà il marchio imprescindibile dei Chameleons. Nel 1985, accolto sempre benevolmente dalla stampa specializzata, esce il secondo capitolo della sfortunata serie dei Chameleons "What Does Anything Mean? Basically". Il disco risente meno degli influssi dark rispetto al precedente, in favore di un certo pop-rock più easy che, secondo alcuni critici, avrebbe influenzato anche un certo brit-pop. Ad ogni modo siamo di fronte ad un ottimo disco, dalle sfaccettature più variegate rispetto al disco di debutto, elegantemente curato negli arrangiamenti, mette in fila una serie incredibile di emozionanti canzoni, ma il grande pubblico ancora li ignora. L’anno successivo esce il terzo disco prodotto da Dave Allen, noto per il suo lavoro con i Cure e i Sisters of Mercy: il risultato è "Strange Times"(1986). Il suono è più oscuro rispetto al precedente album, ma l'orecchiabilità è ancora presente nell'album che è comunque sostanzialmente in linea con i suoi predecessori ed è impreziosito dalla presenza di “Tears”, una delle più belle canzoni incise in assoluto negli anni '80. Nel 1987, visto lo scarso successo di vendite, quasi nell’indifferenza generale il gruppo si scioglie, si disse all'epoca anche per la morte del loro manager Tony Fletcher, per ritornare, sempre nella formazione originale, quindici anni dopo con un nuovo progetto discografico. Pubblicano infatti, nel 2000 il semiacustico "Strip". Il disco regala nuove perle, in versione unplugged, di loro vecchi pezzi appartenenti ai gloriosi album del passato. E nel 2001 è la volta del nuovo album "Why Call It Anything", che si rivela, aggiornato nei suoni e sicuramente all’altezza del precedente repertorio. Nel 2002 è la volta di "This Never Ending Now" splendido disco di session acustiche appartenenti al periodo di Strip. I Chameleons dimostrano ancora classe da vendere, la tournèe che segue con relativo doppio cd dal vivo "Live At The Academy" è però l’ultimo atto della band, che, pur senza un comunicato ufficiale, di fatto non esiste più, con grande rammarico dei loro pochi ma fedelissimi estimatori.
Dalla loro discografia vi propongo 5 tracce:
"Nostalgia" singolo del '82 poi inserito nell'album "What Does Anything Mean? Basically", il suono è ancora grezzo, ma piene di fascino: le chitarre sono rabbiose, rockeggianti come nei primi U2, non ancora impreziosite dagli effetti che caratterizzeranno il suono della band nel futuro.
"Monkeyland" da "Script Of The Bridge" grande pezzo che parte con un riff sincopato sino ad esplodere, con Mark che libera finalmente la sua voce, per poi placarsi di nuovo in un saliscendi di ritmo: un brano intensissimo, che costituisce forse il vertice dell'intero album.
"Second skin", da "Script Of The Bridge", tra le canzoni più conosciute del gruppo. Si parte con toni romantici e suadenti, poi con le chitarre avvolgenti e una batteria dal ritmo fortemente cadenzato si scivola in un baratro ipnotico di rara bellezza.
"Up The Down Escalator", sempre da "Script Of The Bridge", è un brano epico e palpitante, tra le canzoni più orecchiabili dell’album.
"View from a hill", da "Script Of The Bridge", è una toccante e dolce melodia pre-shoegaze, lenta e trascinata, sembra avvolgerci come nebbia su una collina ed è come magia, sogno.
Consiglio vivamente ai fans degli Interpol, Editors, Killers etc di ascoltare questa band a cui dobbiamo tantissimo.O almeno di procurarvi "Return of the Roughnecks: The Best of the Chameleons". Non vorrete più svegliarvi da questo sogno in note.

 

pagina wikipedia

 

NOSTALGIA - 1982

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MONKEYLAND - 1983

 

SECOND SKIN - 1983

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UP THE DOWN ESCALATOR - 1983

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VIEW FROM A HILL - 1983

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A DOMENICA PROSSIMA...

 


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