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Dal momento che pensi: tanto è un film , quella pellicola non vale un cazzo.
Non ti sporchi per nulla, non rifletti sul male che c'è nel nostro mondo , su quanto sia penoso morire male e da soli, con la sola compagnia delle tue suppliche inascoltate e del tuo pianto. Che te frega, è un film. Una citazione di qualche altro film, ti abitui che in fondo a me che me frega? Dai non farmi la morale.Così masse amorfe si abituano a tutto.
Poi ti capita di vedere un film coreano e là mica la pensano proprio esattamente come noi. La violenza non è per nulla abbellita, non ci sono gente gettata a destra e manca con spruzzi di sangue che manco fosse la fottuta niagara, no. Perché questo ti porterebbe a svelare la magia: è un film!.
Prova a dirlo mentre vedi questo stupendo thriller, diretto dall'autore di Yellow Sea, ti sarà impossibile.
A Seul un maniaco uccide brutalmente delle giovani prostitute. Un ex agente del servizio di sicurezza che si è ridotto a far il magnaccia riesce a fermarlo e a consegnarlo alla polizia. Solo che l'uomo è intenzionato a scoprire dove si trova la giovane prostituta che lui ha costretto ad andar all'appuntamento con il maniaco.
Mentre cerca di trovare la ragazza assistiamo all'incapacità dei servizi di sicurezza,a come funzioni malissimo la legge in quel di Seul ,a come gli agenti e i loro superiori siano più attenti a far dimenticare la loro brutta figura con il sindaco della città,che ad assicurare alla galera un delinquente pericolosissimo.
I temi sono quelli che troviamo anche in altri film coreani : la vendetta che si mischia con la giustizia ,ma non porta nessuna redenzione e riscatto, un paese con una polizia discutibile, il protagonista e antagonista in guerra, ( spietata, feroce,crudele),ma anche uno specchio dell'altro.
La morale scorre leggera sotto traccia,ma è presente e implacabile. La violenza degrada ogni uomo e non è mai la soluzione migliore, è solo quella a portata di mano . Perché altre sono troppo difficili e complesse.
E anche io fatico a vederle.
Quindi non rimane che una caccia solitaria contro un nemico che è il male. Ma noi cosa siamo? D'altronde il "buono", " quello forte", chi è ? Un magnaccia, ex tutore dell'ordine pubblico cacciato per corruzione. Uno che ha spinto una ragazza malata ad andare a un appuntamento con un cliente, per i soldi. Non è un santo, non è uno che potrebbe permettersi di dare lezioni di comportamento o che possa dirsi assetato di giustizia.
Eppure piano piano affiora in lui una certa umanità. Per la bambina della sua protetta. Che farà questa povera bimba se la madre non dovesse tornare? Chi se ne occuperebbe?
Il film segue strade per nulla consolatorie e c'è una scena di delitto particolarmente atroce e insostenibile non tanto per la violenza,ma perché spezza la speranza , l'illusione che qualcosa possa cambiare.
Da quel momento tu diventi il cacciatore.
Non ti si permette di dire: ok,va ora vado un attimo in cucina, poi torno. No,stai lì. Inchiodato allo schermo.
Vedi la sofferenza della vittima, rimbomba il pianto e le urla soffocate. Nessuno muore bene ,se muore assassinato. Nessuno muore da eroe.
Ti monta la rabbia, ti domandi come sia possibile arrivare a tanto.
Un mondo corrotto,indifferente, insensibile, è il teatro di questa caccia. Non c'è interesse nemmeno nelle forze dell'ordine a una vera giustizia, non importa a nessuno . La gente viene uccisa,sotterrata, dimenticata.
Tranne che per questo eroe per caso,che invece farà di tutto per portare a termine la sua missione: fermare il maniaco. Con tutti i mezzi e a tutti i costi.
The Chaser funziona benissimo come film di genere: teso,disturbante in alcuni momenti, ben scritto,diretto,interpretato. Ma a differenza di altri prodotti cerca sempre di colpire e coinvolgere lo spettatore. Non concedendo a loro il lusso di prendere le distanze,ma facendogli sentire il peso della follia,della vendetta,della morte e della violenza
Ecco,per me questo è cinema . Grande cinema
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