Ogni tanto - soprattutto dopo aver visto Hereafter - penso alla mia morte, e non tanto a quello che ci sarà dopo o ciò a cui andrò incontro, bensì all'atto vero e proprio, ovvero: quanto sarà spettacolare la mia morte?
Prendendo esempio dal capolavoro di Mr. Eastwood ho pensato ad un'ipotetica morte nel bel mezzo di uno tsunami: certo idea esotica e affascinante, che però non mi convince più di tanto, anche perché morirei insieme a tantissime altre persone, rischiando di finire sui telegiornali come uno dei tanti. Sono troppo egocentrico per quest'epilogo. Investito da un furgone? Suvvia non scherziamo, che razza di morte insulsa e comune. Penso allora alla morte di una rockstar, non so, Kurt Cobain giusto per citarne uno, ma spararmi in testa sarebbe un'umiliazione troppo grande, quasi come ammettere la sconfitta nei confronti della vita; overdose? L'unica sostanza stupefacente entrata in circolo nel mio corpo è stato del sano e innocuo THC, e sappiamo tutti che non può che far bene; ubriacarmi tantissimo e vomitarmi addosso. Questa non sarebbe male, se solo non avessi un barattolo magico - di cui prima o poi parlerò - accanto al letto, e poi onestamente farmi ritrovare completamente sporco di vomito è una cosa che farebbe schifo pure a me. Incredibile, al giorno d'oggi è diventato difficile perfino scegliere come morire. E non solo per il sottoscritto: e c'è quello che non vuole soffrire, e quello che non vuole lasciare i suoi cari; ma suvvia signori, stiamo vivendo, la morte mi sembra un passaggio doveroso, che poi onestamente la trovo forse l'azione più affascinante di tutta la vita. Il dubbio assoluto, non sapere assolutamente cosa si prova, cosa c'è, cosa non c'è. Poi provate a pensarla diversamente. Perché anziché associare alla morte il dolore, il male, la fine, non associate, che ne so, un bell'orgasmo!? Esatto, pensate se quando stiamo per morire provassimo il più grande orgasmo della nostra vita. Se fosse veramente così allora si che moriremo tutti dalla voglia di morire. Ma neanche quest'immagine di trapasso felice mi è tanto congeniale. Io sono un perenne incazzato, mi lamento per tutto, non mi sta bene niente e continuo a reclamare e mugolare all'infinito, anche e soprattut.... un momento, ma certo! Boris Vian! «E chi è!?»Mah, niente di che, semplicemente un ingegnere, scrittore, sceneggiatore, trombettista e traduttore francese, autore tra l'altro della celeberrima "Le Déserteur", resa famosa in Italia dalla versione di Fossati. «E cosa centra con la morte codesta immensità di persona? E soprattutto, cosa centra con te, che non vali neanche un mignolo di codesta immensità di persona?» Volete sapere come è morto? Bene, monsieur Vian scrisse un romanzo, J'irai cracher sur vos tombes, e alcuni produttori cinematografici decisero di realizzare una trasposizione di suddetto romanzo su pellicola. L'autore però non fu totalmente concorde con gli sceneggiatori, tant'è che si dissociò totalmente dal film, chiedendo la rimozione del proprio nome. Durante la prima proiezione, il 23 Maggio 1959, al cinema Marbeuf, Boris Vian si sedette per vedere quel film. Dopo cinque minuti di proiezione si alzò in piedi è sbottò totalmente, urlando «E questi tizi dovrebbero essere americani!? Col cazzo!». Sbam. Infarto. Morto. La miglior uscita di scena della storia.Magazine Società
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