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The Clinic (2010)

Creato il 30 marzo 2011 da Sonjli
The Clinic (2010) Beth, ormai al capolinea della propria gravidanza, e Cameron, il padre del nascituro, viaggiano in auto assieme verso la casa dei genitori di lei per festeggiare il Natale. Tutto sembra proseguire nel migliore dei modi quando un furgoncino li fa sbandare. Decidono così di passare la notte nel vicino motel. La notte passa tranquilla ma al mattino Cameron non ritrova l'amata al proprio fianco. Beth, infatti, si risveglia in una vasca da bagno piena di ghiaccio e con la pancia operata a cesareo e svuotata del suo prezioso contenuto. Beth scoprirà presto di non essere da sola ed inizierà così il pericoloso percorso di alcune madri, disposte a tutto pur di ritrovare i propri bambini all'interno di una struttura sconosciuta.
Avvertenza: dopo aver scritto la mia recensione sul film, con la paura di aver esagerato, ne ho letta qualche altra e lo valutano mediamente "guardabile, nulla di ché" (in particolare questa, molto ben scritta). Vi accorgerete che la mia opinione è "lievemente" scostante...
Mentre ci si appresta a vedere The Clinic e aver letto la trama, si prova un senso di verginità mascolina. Nel senso che la gravidanza per un uomo è qualcosa di assolutamente incomprensibile e stravolgente. Allora mi metto sul divano comodo, pronto a papparmi qualche schifezza alla "A'l'interieur" cercando di mantenere lo sguardo sul film. La pellicola comincia dicendo che nel 1979 non c'era ancora il test del DNA. Vedo due bei bamboccioni su una giardinetta anni settanta, lui fico e fisicato, lei fica e labbra rifatte. Labbra rifatte!? Mah, probabilmente è talmente carina che le labbra ce le avrà così di natura, penso. E invece, più la storia continua e più lei ha proprio due bei canotti. Ma negli anni settanta la chirurgia estetica aveva già fatto questi passi? Non ne sono sicuro. Allora guardo lui che è proprio un fustacchione, troppo fustacchione... ma certo! E' Spartacus! Ma cosa ci fa in mezzo al deserto Australiano con una donna incinta di due gemelli? Si, uno in pancia e uno in bocca. Penso di aver capito che la clinica del titolo, probabilmente, è una clinica estetica e non ostetrica.
In questo film credo che il cast sia stato scelto da Maria De Filippi direttamente da "Uomini e Donne" e la cosa più divertente in assoluto è quando Beth, la protagonista, piange. Avete presente quando da piccoli si diventava bastardi dentro e si cercava di far piangere il più forte possibile la sorellina o la cuginetta? Ebbene la goduriosa sensazione che si prova a vedere piangere Beth è proprio questa. E mi scuso profondamente con tutte le donne, ma è troppo irresistibile la risata sincronizzata alle lacrime di Beth. Cameron è il perfetto modello da battaglia nell'arena ma completamente disassato nel ruolo del bravo moroso ciccì-cocò.
La vicenda si dipana lentamente e la sceneggiatura esplode per lasciare spazio a scemenze di tutti i tipi. I due romanticoni si fermano in un motel che guarda caso è gestito da un tipo ripugnante che ha scritto in fronte: "sono il tipo che vi metterà nei guai, quindi statemi lontano". Ma loro ci pensano su un attimo e decidono di restare, tanto c'è anche una bellissima piscina piena di cacca e teste di Chucky e anche dei tipi strani che vengono a controllare quanta panciona ci ha la Beth. Simpatici, davvero.
Poi, pensa un pò, il motel si rivelerà il punto di raccolta delle donne incinta e Beth viene rapita. E qui scatta il primo gigantesco punto di domanda dell'omino nel cervello che inizia a vibrare: "Ma come facevano i cattivi a sapere che in macchina c'era una donna incinta? Come mai gli sposini si sono fermati nell'unico motel dove si rapiscono bambini? Perché ci sono solo loro nel motel?".
Ottimo lavoro signor James Rabbitt. Coniglio, sì. Il regista e orgoglioso scrittore, si chiama Coniglio come la ballerina che non sa ballare della Corrida, forse un pò meno sexy, o come il simpatico animaletto, se preferite. E infatti la paura invece di metterla addosso a noi dovrebbe averla lui, al pensiero di qualcuno che gli corre dietro con un fucile a pallettoni, per avergli fatto perdere tempo prezioso.
Le uniche note positive di questa nuova meraviglia australiana (e adesso comincio a credere che nell'emisfero australe si siano un pò montati la testa) sono la trovata della ricerca del bambino da parte delle neo mamme e le visioni oniriche della protagonista. In pratica la prima invenzione è che ogni mamma ha un pezzo di plastica colorata nella pancia che corrisponde al colore dell'etichetta appesa al piedino di ognuno dei lattanti tenuti prigionieri dai misteriori proprietari della clinica e si deve scoprire quale bebè è di chi, mentre la seconda è una specie di sogno premonitore di Beth che però poi non viene sfruttato come dovrebbe e perde quel poco di perturbante che avrebbe dato alla pellicola. I giochetti, però, non bastano per tirare su le sorti di un film che puzza di escremento da tutte le parti.
Alcune parti di The Clinic rasentano la follia cinematografica. Intanto non si capisce per quale assurdo motivo le donne abbiano dei numeri identificativi romani, poi le mamme coinvolte nell'esperimento più svitato del mondo sono una più stupida dell'altra e a nessuna viene in mente di utilizzare qualche attrezzo dell'immensa fabbrica per aprire un varco nella rete o spezzare i lucchetti dove sono imprigionati i figlioletti. Pensate che la soluzione migliore per decidere la mternità dei bimbi è quella di tagliarsi la pancia e vedere se il colore dell'etichetta contenuta nell'utero corrisponde a quella attaccata al piedino del neonato; allora perché ognuna di loro non prende un bimbo a caso, scappano tagliando la rete e una volta fuori, fanno la conta o vanno tutte assieme da un medico?  Ma ci sarà qualcuno che controlla che non fuggano? Si, chi fa la guardia al centro agricolo è un villain d'eccezione: un povero ragazzo ritardato mentalmente, sottomesso dalla mammina. Ma porca miseria, come si fa a scrivere una roba del genere...
Poi si sono dimenticati che all'inizio del film c'era anche Cameron e allora lo fanno rientare nella sceneggiatura ma per sbaglio lo fanno morire. Perché Cameron muore? Ma come si fa a far morire così uno dei protagonisti? Non vi dico come crepa perché non ci credereste.
Indimenticabile è la scena della fuga dai cani. Tutte le mamme scappano da dei mostruosi e ferocissimi... cagnolini meticci un pò incazzatini che con una pedata ben assestata nei maroni se ne andrebbero coda tra le gambe. Occhio che non odio gli animali ma se ci vuole, ci vuole (scherzo, naturalmente...). Mica puoi sventrare una sceneggiatura perché sei un animalista, no?
Il lunghissimo finale in quattro minuti di pellicola riesce anche ad essere incredibilmente patetico e pretenziosamente buonista.
Non c'è niente da fare, più mi avvicino a certe tipologie di film e più mi rendo conto che prima o poi aprirò il "Club Dei Vampiri Suicidi". Volete venire con me?

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