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The Comsat Angels - Angeli con la chitarra

Creato il 20 febbraio 2011 da Lesto82

 

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

 

THE COMSAT ANGELS.jpg

 

I Comsat Angels nascono alla fine degli anni ’70, quando dagli ultimi fuochi del punk-rock in Gran Bretagna acquistò importanza musicale la città di Sheffield, anche in virtù di una variegata scena locale, capace di offrire proposte che spaziavano dagli esperimenti industriali dei Cabaret Voltaire al synth-pop degli Human League fino a giungere con gli Heaven 17 e ABC a sonorità decisamente dance. Invece era più difficile sospettare che da questo calderone potesse uscire una delle gemme più pure e preziose che il post punk di matrice dark-psichedelica abbia mai generato. Eppure è decisamente un capolavoro l’album di esordio dei Comsat Angels. Le radici del gruppo sono da ritrovare in un gruppo, i Radio Earth fondato nel 1977 da Steve Fellows, chitarra e voce, Mik Glaisher alla batteria, il tastierista Andy Peake e il bassista Kevin Bacon che vengono ingaggiati dalla Radar Records con cui riescono a pubblicare un solo singolo prima del fallimento della casa discografica. I quattro decidono allora di ripartire da zero cambiando anche il nome e diventano i Comsat Angels, dal titolo di un racconto dello scrittore fantascientifico J.G. Ballard. Si autoproducono un EP "Red Planet" e vengono notati e messi sotto contratto dalla Polygram. Quindi pubblicano l'anno dopo quello che sarà il loro album simbolo "Waiting For A Miracle" (1980). E' un imperioso, massiccio disco post-punk che molti poi diranno alla Joy Division, e non è così errato, ma è un aspetto che non amo sottolineare, anche perché a forza di dire "alla Joy Division", ha finito con l'imporsi la credenza che i Comsat Angels non fossero che una sorta di epigoni della band di Ian Curtis. "Waiting For A Miracle" è invece un album quasi schizoide, attraversato da schegge di psichedelia, folate d'organo e effetti sonori sibilanti ben lontani dai Joy Division e forse più vicini ai Echo and The Bunnymen e i primi U2.Proprio con loro divideranno il palco in un tour del 1981. Gli album seguenti "Sleep No More" (1981) e "Fiction" (1982) virano decisamente invece verso la dark-wave con un suono più avvolgente e corposo, magari meno immediato ma sempre piacevole e in bilico tra romantico e malinconico, mentre in "Land" (1983) affiorano evidenti segni di stanchezza , la musica del gruppo scaricato dalla Polygram, costretto anche dalla mancanza di pubblico, prende una piega synth-pop ed è lo stesso anche nel successivo "Seven Day Weekend" (1985). Nel 1986 il gruppo messo sotto contratto dalla Island cambia di nuovo idea ritornando al passato: "Chasing Shadows" (1986), riprese il discorso lasciato da "Fiction", con risultati apprezzabili. L'album ha un suono decisamente più consistente rispetto alle ultime due sbiadite prove. Il successivo lavoro pur registrato nel 1987 viene pubblicato tre anni dopo e non con il loro nome ma come Dream Command. Il cambio di nome, imposto dalla Island per problemi legali con una società di satelliti di comunicazione, abbinato a una generale inconsistenza del lavoro ora in odore di hard-rock, condurranno il disco "Fire On The Moon" all'anonimato. La band ripartirà negli anni '90 con il loro nome originario e con due eccellenti lavori che spiazzarono critica e pubblico che li dava per finiti. Il primo è "My Mind's Eye" (1992), pieno di chitarre distorte e abrasive, vibra di scosse adrenaliniche ma anche di ballate e delicati fraseggi della chitarra. Il tassello finale del gruppo sarà "The Glamour" (1995) un album di buon livello che tenterà di miscelare il loro sound alla nuova tendenza Grunge. A quel punto il gruppo si divide e il front-man Steve Fellows deciderà prima di intraprendere una breve carriera da solista per poi diventare manager della band Gomez, il gruppo comunque si riunirà svariate volte negli anni 2000 per esibizioni live senza nessuna uscita discografica.
Dalla loro discografia vi propongo cinque tracce:
"Independence Day" da "Waiting For A Miracle" (1980), strofa e ritornello sono di quelli memorabili, ancora oggi conserva tutto il suo fascino, il tessuto strumentale suona dapprima piano, per poi divenire incalzante conferendo al pezzo un imperioso crescendo epico.
"Waiting For A Miracle" da "Waiting For A Miracle" (1980) è un altro meraviglioso esempio di equilibrio fra post-punk ed esplosioni psycho-pop in cui la tensione accumulata nella strofa trova la sua catarsi nel ritornello capace di sublimare lo sconforto e la frustrazione del “male di vivere”
"Real Story" da "Waiting For A Miracle" (1980), traccia epica e commovente, l'audio è tratto da un'esibizione alla BBC.
"Eye Of The Lens" da "Sleep No More" (1981) altra cavalcata epica, con le liriche di Fellows che si fanno più minacciose ma sempre capaci di regalare emozioni.
"After The Rain" da "Fiction" (1982) con sonorità dal taglio romantico è però un'accattivante ballata traversata da una malinconia dilagante che si adagia dolcemente su un tessuto strumentale fatto di chitarre che regalano soffici carezze.

 

pagina wikipedia

 

INDEPENDENCE DAY - 1980

 

 

WAITING FOR A MIRACLE - 1980

Audio

 

REAL STORY - 1980

Audio

 

 

EYE OF THE LENS - 1981

Audio

 

 

AFTER THE RAIN - 1982

 

 

A DOMENICA PROSSIMA...

 


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