The Conjuring — una recensione

Da Julesdufresne

Ieri sono stata a vedere The Conjuring — L’evocazione: un film che la mia loquacissima quanto impressionabile vicina di posto, pare, aveva dedotto dai trailer essere un musical e/o una commedia brillante.

Spoiler: non è un musical né/o una commedia brillante.

The Conjuring — L’evocazione, infatti, è fin dal prologo soprattutto una toccante testimonianza dei danni che la serie degli Scary Movie ha inferto alla capacità della mia generazione (t-t-t-alkin’ ’bout) di prendere sul serio i film de paura.

La scena d’apertura  verte su una bambola animata da un’entità demoniaca imprecisata, e sullo studio associato demologo/sensitiva che se ne occupa. La bambola in questione, tenera compagna delle notti di una giovane infermiera ingenua, è questa che vi copiaincollo qua sotto.

La bambola ha questo aspetto a prescindere dalla possessione, apparentemente.  Voi capite che partendo da una cosa del genere lo stato d’animo ridanciano è inevitabile.

Nella foto qui sopra, le esili braccia del “basato vagamente su una storia vera” percuotono invano lo spesso portone del “eh, ma se non si vede che è malvagissima non serve a niente”.

Ma dicevo, lo studio associato di investigatori del paranormale. Ed e Lorraine Warren erano/sono (lui è morto nel 2006) marito e moglie. Hanno una figlia piccola, un museo domestico di manufatti demoniaci, un assistente di circa quindici anni e un pulmino Volkswagen.

I Perron (persone vere anche loro) sono una famiglia di sette persone che ha appena speso tutti i propri risparmi per trasferirsi in una casa di campagna con un bagno solo (in foto, il momento in cui se ne rendono conto).

Ma la casa, e va’ che è strano, l’hanno solo comperata a un’asta della banca per tipo dodici dollari, ha un sacco di altri problemi! Innanzitutto è apparentemente circondata da uno schermo anti-creature innocenti, visto che il cane si rifiuta di entrare (e muore male in cortile durante la notte, ma s’era detto innocenti, non furbe). Poi il riscaldamento è un macello, complice forse il fatto che la caldaia si trova nella Cantina Segreta Sbarrata Da Grosse Assi e non credo venga revisionata regolarmente, e tutti gli orologi si fermano ogni notte alle 3.07.

(L’orario a cui si deve alzare la prima delle quattro figlie in età scolare se desiderano tutte lavarsi e rendersi presentabili per la mattina, peraltro).

(Si fermano ogni notte alle 3.07 e poi non so bene quando, suppongo, ripartono in vista della notte dopo).

Cominciano a succedere delle cose.

Una delle figlie ha delle crisi di sonnambulismo durante le quali va nella stanza della sorella maggiore e prende a lievi testate ritmiche l’armadio. I ritratti appesi lungo le scale cadono un tot di volte, finché i genitori decidono che forse spendere seicento dollari al mese in cornici non è un’idea delle migliori e li appoggiano da un’altra parte. La madre inizia a coprirsi di grossi lividi inspiegabili. Le stanze delle adolescenti puzzano.

Poi, mentre il padre camionista è via a guadagnare con fatica la metà della propria tariffa usuale (è un mondo duro, recita la didascalia, e ingiusto) e cercare di tamponare i costi dell’ostinazione decoratoria della moglie, LA PRESENZA DEMONIACA si manifesta, chiude in cantina la madre, e aggredisce conclamatamente la figlia più grande.

Il padre, che tornava in quel momento dalla Florida (nel cuore della notte), sente le urla delle due e corre al salvataggio attraverso la porta principale che nessuno si era preoccupato di chiudere a chiave, giustamente, vivendo in una zona tranquillissima in cui il cane è stato garrotato venti minuti dopo la fine del trasloco.

Entrano in scena i Warren.

I Warren e l’assembramento di entità, spiriti, streghe, robe che infestano la casa dei Perron, plausibilmente regolato da un sistema di biglietti numerati.

(“Lei ha il quarantasei? Ah ma aspetti, ha sbagliato sportello, per possedere o tormentare deve andare al terzo, qui solo bollettini, succubi e servizi BancoPosta”).

In due parole: una strega è stata beccata dal marito mentre sacrificava il figlioletto a Satana; piccata, è corsa a impiccarsi all’albero niente affatto sinistro che sta in cortile (circondato da tutta una sua nebbiolina localizzata). Poi, visto che va bene Lucifero ma il mattone resta l’investimento più sicuro, ha preso a possedere tutti i gli inquilini delle varie case costruite su quello che dopo il suo suicidio, com’è come non è, è passato da terreno agricolo a edificabile. Li possiede e li fa uccidere o diventare assassini dei propri figli, a seconda di come le gira al momento. I morti a loro volta diventano fantasmi e non si schiodano nemmeno pagando. Vi ricordo, un bagno solo.

Poi ci sono dei piccioni che si schiantano a secchiate contro una parete precisa della casa e schiattano anche loro, ma quella del piccione satanista che preparava omelette proibite è una sottotrama appena intuibile che voglio sperare verrà sviluppata in un eventuale sequel.

A questo punto, con un espediente che se mi permettete battezzerei Pistola ad acqua di Chekhov, grande risalto viene dato a una Chevrolet scassata che i Perron o si sono portati dietro dal posto dove abitavano prima o hanno trovato già comodamente posseduta in loco. Perron padre ne parla con affetto, Warren tenta di ripararla, il pensiero corre al gatto delle nevi di Shining. Non se ne sentirà parlare MAI PIU’ NON SERVIVA A NIENTE FORSE AVEVANO UNA SOGLIA MINIMA DI MINUTI DA RISPETTARE.

Comunque era il carburatore.

Poi niente, la madre viene posseduta dalla strega, prende le due figlie più piccole dal motel in cui alla fin fine si erano trasferiti e le riporta a casa per ucciderle (le tre maggiori non hanno obiezioni, vedi fila per lavarsi i capelli prima che finisca l’acqua nel boiler). Viene tentato un esorcismo. C’è una buffa scena in cui cinque/sei personaggi parlano alla posseduta che sta accoccolata nel vespaio infilando le teste in vari buchi nel pavimento o nelle pareti. La sensitiva risolve il problema cianciando di amore materno. Finisce tutto bene.

Ah, e intanto a casa dei Warren la BAMBOLA MALVAGIA di cui all’inizio si trova improvvisamente in ristrettezze economiche e accetta una collaborazione con la strega che è andata a tormentare un po’ la figlia dei demonologi, così, con lo stesso spirito con cui gli americani vanno a Sanremo a duettare biascicando coi tamarri nostrani. Finisce bene anche qui, ma non ricordo come o perché.

Andate a vederlo, su, tanto stasera piove.



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