Se ti piace guarda anche: La teoria del tutto, Albert Nobbs, Turner, The Imitation Game, TransamericaTRAMA Einer è un pittore affermato che un giorno posa per la moglie pittrice in abiti femminili. Quel semplice, casuale gesto risveglierà in lui qualcosa che era sempre rimasto assopito: la sua identità femminile.
COMMENTO Dopo i sopravvalutati Il discorso del re e Les Miserables Tom Hooper finalmente convince pienamente con un film tra l’altro rischiosissimo: The Danish girl è pienamente riuscito: impreziosito da una bellissima fotografia, ambientazioni azzeccate e due magnifici protagonisti, riesce anche a toccare il cuore dello spettatore. Come accaduto un anno fa con The Imitation Game, siamo di fronte a un altro film storico biografico che altera notevolmente i fatti reali, ma, in questo caso, abbellendoli. Il nucleo della storia è comunque reale e reale è la storia di Lili Elbe e di sua moglie e del loro reciproco supporto, anche se il finale è completamente fittizio. Ma stiamo parlando di un film di finzione, non di un documentario. E il film in questione pecca di schematismi e banalizzazioni, perfino di freddezza: in fondo il dramma interiore di Einer/Lili non è del tutto condiviso con lo spettatore che si deve accontentare di qualche pianto, sguardi allo specchio e vestiti desiderati e toccati. Ma forse non è un peccato così grave in un film che parla di pittori: ogni momento chiave del cammino di Lili è, in fondo, un bellissimo, silenziosissimo quadro da gustare con gli occhi.
E a quelli che liquideranno il film come patinato, banale, schematico e
ruffiano si può rispondere che hanno ragione, eppure ciò non ne toglie la forza
dirompente: ben venga che un argomento tanto delicato e spinoso sia edulcorato
per renderlo accessibile a un grande pubblico e la storia personale di Lili sia
trasformata in una grande storia d’amore in grado di farci commuovere e
sognare. Ben venga che un tema tabù diventi argomento di una produzione
hollywoodiana diretta da un premio Oscar e intrerpretata da un attore premio
Oscar. E a proposito di statuette: se Eddie Redmayne dovesse vincere l’Oscar per
il secondo anno consecutivo, nessuno potrebbe gridare allo scandalo.
Voto: 8
