Artisti presenti:
Barbara Ardau e Mimmo Di Caterino, Silvia Argiolas, Leonardo Boscani, Elisabetta Falqui, Alberto Marci, Tonino Mattu, Gianni Nieddu, Pastorello, Vincenzo Pattusi, Egle Picozzi, Progetto ASKOS (Chiara Schirru e Michele Mereu), Francesca Randi, Giuliano Sale, Pietro Sedda, Gianfranco Setzu, Alberto Spada, Gianluca Vassallo.
Dal Cavaliere infinito al Cavaliere oscuro il passo è stato lungo, lungo quanto basta per scendere (o precipitare) dal cielo alla terra. Era il 1999 quando Filippo Martinez, nella doppia veste di artista e di curatore, organizzò per la Sartiglia, nei locali dell’Hospitalis Sancti Antoni, una mostra dedicata a Su Componidori, il “Cavaliere infinito” appunto, nel tentativo di restituirgli un’aura sacrale, misterica e misteriosa, un’androginia ambigua e conturbante, e sottrarlo allo stereotipo di innocua mascherina veneziana al quale nel tempo, e ancora oggi, veniva e viene troppo spesso accostato. Tuttavia mala tempora currunt, sed peiora parantur e, pertanto, è ora di passare dal mito alla quotidianità, magari con la mediazione di Batman, il “Cavaliere oscuro”, il più umano tra i supereroi, per riflettere sui temi dell’essere un eroe in crisi o, piuttosto, un eroe in tempo di crisi, dell’essere eroi di una “giostra” combattuta nella vita di ogni giorno e, di questa vita, metterne in evidenza il lato oscuro, l’indicibile, la sua banalità. Oltre Su Componidori Infinito dunque, a raccontare la storia di un Batman perdente che, con un linguaggio contemporaneo e pop, sveste i panni del superuomo e indossa gli umanissimi stracci di Luigi delle Bicocche, l’ironico e tragico personaggio raccontato e cantato da Caparezza. Eroe contemporaneo che dice goodbye ai macellai, che è pane per gli usurai, che combatte per la pensione e che prova a proteggere i suoi cari «dalle mani dei sicari e dei cravattari», che, a qualunque età, è già fuori mercato, che vive nella camera 237 ma che non farà la sua famiglia a fette, perché, appunto, è un eroe. Un cavaliere oscuro che combatte l’oscurità del giorno, che non infilza stelle ma rischia d’essere infilzato dalla pornografia dei talk show e fagocitato nell’invereconda “fabbrica dei mostri” della televisione. Un eroe la cui epopea è ancora tutta da raccontare, al quale l’artista può dar voce senza scadere nella cronaca o nella sociologia cialtrona dei mass media, perché l’arte contemporanea ha gli anticorpi per parlare – senza retorica, con sguardo obliquo, con distacco e pietas o solo con sufficiente e disincantata ironia – dell’umanissima e antieroica vicenda di colui che «torna a casa distrutto la sera» e ha «la bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera», e anche di se stessa, tenuta in vita, nel suo arrancare alla ricerca di senso, dai tanti artisti, parenti stretti, anche loro, di Luigi delle Bicocche.
(Ivo Serafino Fenu)