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Il giorno dopo è anche peggio. Perché sono la rabbia e la frustrazione ad avere la meglio sulla razionalità. E anche se frasi del tipo “ti ammazzerei con le mie mani” risultano certe volte comprensibili, è inutile lasciarsi andare in riflessioni estreme dettate dal momento. Lasciamo da parte l’iniziativa di una madre che ad Avetrana ha mostrato uno striscione con su scritto “Pena di morte per lo zio animale”, ma è innegabile come la pena di morte torni ad essere un tema di attualità ogniqualvolta ci si trova dinanzi a vicende scabrose. E sorprendono, tuttavia, le posizioni di chi, in altra sede, dovrebbe affrontare la questione in maniera più sobria. C’è più di un motivo per essere contrari alla pena di morte. E non ha nulla a che fare con il moralismo da quattro soldi, né con un eventuale spirito religioso. Non nel mio caso, almeno. La prima ragione: non mi sembra che nei paesi dove è prevista, la diminuzione degli omicidi sia direttamente proporzionale all’applicazione della pena capitale. Se un pazzo vuole uccidere lo fa a prescindere dalle conseguenze. La seconda è personale e forse è un mio limite: non ho tutta questa fiducia nelle istituzioni. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, è un detto che funziona sempre. E la religione, anche in questo caso, non c’entra.