Magazine Cinema
Regia: Zachary Donohue
Interpreti: Melanie Papalia
Trama: Elizabeth, una ragazza che studia le abitudini di coloro che usano le videochat per la sua tesi di laurea. Il PC aperto 24 h su 24 su "The Den", umanità varia che passa davanti ad uno schermo. Un giorno Elizabeth sarà testimone di un brutale omicidio online. Sarà l'inizio di un vero e proprio incubo in cui lei ed i suoi cari paiono destinati alla raccapricciante fine toccata alla prima vittima.
L'avversione nutrita da queste parti per i mockumentary è cosa nota. Di tutti quelli con cui ho avuto a che fare, dall'ormai leggendario, e da me odiatissimo, "Blair Witch Project " in giù riesco solo a salvare "REC" e, soprattutto, "The Bay". di Levinson. A 70 anni suonati e senza dover dimostrare nulla a nessuno, Levinson ha debuttato nel genere,facendo barba e capelli a tanti suoi colleghi più giovani, girando un film che personalmente, considerata la fobia per insetti bacherozzi e similari, mi ha fatto morire di paura. Il resto, ma prima o poi recupererò anche il tanto celebrato "Lake Mungo", è fuffa,quanto non imprescindibile cacca, vedi la saga di "Paranormal Activity".
Ma allora perchè approdare a "The Den"?
Prima di tutto perchè cercavo un film assolutamente disimpegnato e dalla durata minima (guardare un film "vietato" con i bacarospi che curiosano ogni tre per due è un'impresa assai difficoltosa..). Poi, di questo avevo sentito parlare abbastanza bene in giro per i blog, tra cui quello del Bradipo a cui va il nostro più caloroso abbraccio.
Quindi la curiosità ha avuto la meglio. Male che vada, mi sono detta, guardo l'ennesima idiozia, il trailer debbo ammettere che faceva presagire le peggio cose, e la randello per benino.
E invece mi sono dovuta parzialmente ricredere.
Sarà che personalmente ho sempre visto le chat con il fumo negli occhi, già uso pochissimo i cosiddetti "social" figuriamoci se mi metto a chiaccherare con degli sconosciuti, ma quello messo in scena da Donohue, regista della pellicola, è un punto di vista assai interessante.
Praticamente l'intero film è filtrato attraverso lo schermo del computer, e l'occhio della web cam. E bisogna ammettere che dietro quello schermo c'è veramente di tutto. Pervertiti, chi si diletta a far scherzi scemi, solitudini di ogni tipo ed ovviamente, come si accorgerà Elizabeth, pazzi pericolosi. La stessa Elizabeth pare fortemente attratta-assuefatta al mezzo. Insomma, va bene che devi are la tesi di laurea, ma possibile che il solo modo che hai per comunicare con tua sorella, incinta, il tuo ragazzo ed i tuoi amici è attraverso una chat?Ma un secondo per andare a trovarli no?
Senza fare miracoli ed ogni tanto perdendosi in qualche lungaggine di troppo Donohue riesce a non far interrompere la visione allo spettatore, e per un mockumentary è quasi un miracolo. Il make up dell'assassino ha un senso di deja-vu presente comunque in tanti film del genere, niente di nuovo sotto il sole, ma la tensione è abbastanza costante e le scene splatter sono ben dosate.
Donohue chiude tutto con un finale piuttosto inaspettato, credevo di aver scoperto l'assassino dopo pochi minuti ed invece sono rimasta fregata, ma meritevole di maggior approfondimento, e facendo così di "The Den" non certo un imprescindibile capolavoro cinematografico, ma un buon prodotto di intrattenimento.
Poteva andare davvero molto, ma molto peggio...
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