“Qual è il tuo prossimo progetto?”. “Girare un documentario su di te”. È iniziato come uno scherzo, una battuta tra due amici che simulavano un’intervista doppia. E’ finito con un progetto vero e proprio: The Director, il docu-film diretto da James Franco sulla stilista Frida Giannini, che ha debuttato al Tribeca Film Festival e uscirà in Italia l’8 settembre, distribuito da The Space Movies e Universal Pictures.
Rapiti dall’iconico marchio reso celebre grazie all’inconfondibile doppia G, può capitare di trascurare la complessità del processo creativo che trasforma il pensiero in materia, dando per scontato un’infinità di passaggi, riflessioni, volti, che rendono unico un abito o una borsa di lusso. C’è tantissimo lavoro, esperienza, intuizione, arte, maestria dietro uno di questi oggetti. Riduttivo definirli semplicemente oggetti, potremmo quasi classificarli come opere d’arte, pezzi esclusivi che muovono un fatturato di 3,14 miliardi di euro. Che animano 300 store sparsi in tutto il mondo. Che nutrono la nostra memoria, grazie all’eternità di esemplari unici, indelebili nel tempo come la Bamboo bag e la Jackie. Questa pellicola è uno sguardo indiscreto sul dietro le quinte dell’universo Gucci, racconta le ispirazioni del direttore creativo della Maison, scandagliando la figura poliedrica e spesso sfuggente di Lady Giannini. Lei che, non a caso, ha visto nel volto del giovane James Franco l’icona contemporanea in grado di rappresentare il mondo del maestro pellettiere Guccio Gucci.
Così, da 2005 è direttore artistico della griffe più famosa del mondo. ‘‘Ho avuto un’infanzia felice ma mai immaginavo un futuro come quello che sto vivendo, diventare il direttore creativo di Gucci”. Racconta nel film. Frida Giannini è una gioiosa macchina da lavoro. Il suo sorriso è un mix di glamour imperturbabile e pragmatismo. Donna di talento e fascino, indubbiamente potente, brillante e determinata. Se Valentino, nel documentario a lui dedicato, conquistava il pubblico con il fare assolutamente distaccato di un artista-gentiluomo settecentesco catapultato nel mondo delle sfilate, il film su Frida rappresenta il percorso e lo stile di una nuova generazione, così diversa da quella dei predecessori. Lei incarna una nuova figura di designer, quasi un nuovo genere: non solo creativo, ma anche manager. Attenta alle mode ma sempre lontana dagli eccessi.
Questa pellicola è un focus a tratti intimo, capace di mostrare il lato personale della Giannini, come quando racconta della pressione percepita nel diventare volto di un marchio o quando rievoca i problemi economici che colpirono la sua famiglia di professionisti romani e rammenta il ricordo dell’odore del mastice con il quale il padre architetto, di notte fino al mattino, realizzava cornici per arrotondare. Christina Voros, regista del film e direttore della (bellissima tra colore patinato e luminoso bianco e nero) fotografia, ritrae un anno di lavoro della stilista, il viaggio in Cina per la sfilata Shanghai, l’ammissione ai media dell’amore con l’amministratore delegato di Gucci Patrizio di Marco e la gravidanza (la piccola Greta è nata il 2 marzo 2013, come dice il post-scriptum che chiude il documentario). Quello che colpisce di più oltre al folle incanto del panorama dell’haute couture è lo humour di Frida, merce decisamente preziosa nel mondo della moda.
di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net