Dopo aver dato la parola a lui, passiamo a lei.
Lei che non ci addolcisce niente, non ci edulcora la pillola con un passato gioioso e carico di speranza per il futuro, ma ci butta giù, ci trascina con il suo peso in un salto nel vuoto, nell'acqua, carico invece di domande.
Per trovare una risposta a queste, si dovrà aspettare parecchio, si dovrà aspettare un padre preoccupato che finalmente sgancia la bomba, mentre il resto della famiglia si trova a camminare in punta di piedi, evitando domande, evitando sguardi, cercando con il silenzio di proteggere una figlia e una sorella che non si sa come aiutare.
Con Her abbiamo la visione di Eleanor, abbiamo il suo punto di vista a guidarci nel dramma e nella tragedia che l'ha divisa dall'amato Conor, che qui resta in disparte, resta relegato ai ricordi che inevitabilmente, sibillini, riemergono in tutta la dolcezza ormai passata. Nel presente, tutto quell'amore, quell'alchimia e quella spensieratezza, non trovano posto.
Perchè è Eleanor stessa che non trova più il suo posto nel mondo, ci prova con le uscite giovanili con una sorella che ha stessi ma diversi problemi nell'affrontare la vita, ci prova con un cambio radicale del suo look e infine ci prova iniziando a frequentare un corso universitario, inserita e convinta dal padre.
Qui perlomeno può fingersi un'altra, può omettere quella verità scomoda e confrontarsi con una professoressa che sa il fatto suo e che si apre a lei, con onestà e ironia.
Ma, come Conor deve fare i conti sul lavoro e sulla vita, così li deve fare anche Eleanor, lei che ha preferito la fuga, iniziando una serie di fughe -notturne, nei ricordi, da ciò che potrebbe essere- finendo per fuggire per sopravvivere.
Arrivando dopo, il confronto con il prima si fa inevitabile.
E se lì si era trovata un'apparente leggerezza in più, qui si scava nel profondo: nel dolore, nell'elaborazione del lutto, nell'amore.
I dialoghi si fanno così più accurati, mettendo da parte quelle perle di saggezza da baci Perugina, costruendo scambi e riferimenti più densi di significato, su tutti quelli con la professoressa -.
Arrivando dopo, poi, la versione di Eleanor va a incastrare i pezzi di puzzle mancanti, facendo chiarezza, spiegando, arrivando al cuore della vicenda e portando con sé tutte le lacrime prima trattenute. Le modifiche (nelle parole, nei vestiti, nelle situazioni) o le omissioni hanno il loro peso, anche se solo di pochi grammi, la musica si fa più protagonista, mettendo un manto di eleganza, di ricercatezza e di malinconia ancora maggiore.
E si arriva così al finale, diverso ma uguale, che riporta a dove tutto era iniziato, che porta a dove tutto potrebbe ricominciare, guardando avanti, guardando indietro.
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