Certe volte penso ai sogni e li vedo come stelle arroccate su un cielo di miele. Circondati da zucchero filato e da strade intraprese tappandosi occhi e orecchie. Bisogna attutire i rumori del mondo per viaggiare lontani, tuffarsi e immergersi in grotte di vaniglia, assaporando ogni rumore, ogni attimo sospeso. La mia pelle, da un po’ di tempo a questo parte, sa di catrame e polvere di dolore. È il respiro del mio libro che mi è scivolato dentro sussurrando nenie scordate, il grido di chi è nato storto e non riesce a diventare dritto. Fotografie in bianco e nero. Vite rinchiuse in un lacerante silenzio. Sospese.
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