Francesco Cerisola
Dei The Dwyers è difficile ricostruire una biografia precisa. Arrivano dalla Finlandia, sono in quattro (Eemeli Lehtonen, Mirko Metsola, Anttoni Alho, Mikko Jarvio) e alle spalle hanno già un disco (Gas Station Masturbation, 2009). Ora, giungono alle nostre orecchie con la loro seconda opera, Bowling With Jesus, uscito per Airiston Punk-Levit.
Si parte subito forte con Rewind, il suo piglio punk e i ritornelli cantati in coro, seguiti a ruota da We che, subito dopo, con i Millencolin nel cuore, sfreccia per i suoi due minuti scarsi di durata. Don't Wanna Be Late prosegue veloce, fresca e lineare, con i suoi inserti/assoli di chitarra mentre Payday, più ruvida e gridata, trova fondamento nel punk di più vecchia annata. Nothing More To Say è più quieta e di facile ascolto, tra gli sfondi di chitarra, le buone linee melodiche e i ritornelli da coro-da-stadio. Shit Hits Me recupera tutta la verve elettrica, lasciando poi spazio a When The Booze Is Gone, ancora più fragorosa. In conclusione, Shelter propone dialoghi voce-chitarra e ritornelli poco convincenti, lasciando a Heartbreaker e Showdown il compito di riequilibrare la situazione (ma né l'una né l'altra ci riescono).
I The Dwyers possono piacere al 50%, non di più. Il suono non è sicuramente innovativo (Greenday, Millencolin, Offspring, Sum 41 sono tutti ben rintracciabili all'interno delle varie tracce) e i pezzi sono spesso in bilico tra la piattezza e l'incolore (per quanto qualcosa si possa salvare, a prevalere su tutto è la noia e un senso di “ripetitività”). E' possibile concedere la sufficienza, ma è impossibile andare oltre.
TRACKLIST:
01. Rewind
02. We
03. Don't Wanna Be Late
04. Payday
05. Nothing More To Say
06. Shit Hits Me
07. When The Booze Is Gone
08. Shelter
09. Heartbreaker
10. Showdown