The East
di Zal Batmanglij
con Britt Marling, Ellen Page, Aleksander Skarksard
Usa 2013
genere, thriller, drammatico
durata, 116'
Certi passaggi del cinema americano riescono ancora a
sorprenderci. Abituati alla visibilità debordante dei film merchandising
rimaniamo meravigliati di fronte a certe opere che pur continuando a
ragionare all'interno di un sistema dominato dal profitto riescono a
ritagliarsi lo spazio sufficiente per raccontare l'altra america, quella
sparita dalla schermo per far posto ad effetti speciali e scontate
amenità. In questo senso la stagione americana è stata ricca di
immersioni nel subconscio del paese raccontato senza peli sulla lingua
ed in qualche caso, vedi "Zero Dark Thirty" e "The Master" inchiodato
alle responsabilità delle sue scelte. Una tendenza che continua grazie
ad un regista, Zal Batmanglij, praticamente
sconosciuto, ed ai suoi due film che la distribuzione italiana ha deciso
di farci vedere a pochi giorni di distanza uno dall'altro. Il primo ad
uscire, il secondo in termini di produzione essendo "The East" preceduto
dall'opera d'esordio "Sound of My Voice" da noi ancora inedito, prende
il titolo dal nome del
gruppo ecoterrorista che organizza attentati contro i responsabili di
potentati e multinazionali accusate di minare l'equilibrio dell'ambiente
e la salute della gente per motivi di profitto. Sulle tracce dei
terroristi nel tentativo di fermarne le azioni Sarah Morris, agente
investigativa capace di infiltrarsi nelle maglie dell'organizzazione e
di conquistarne
gradualmente la fiducia.
Com'era già successo per la sua prima volta Batmanglij scrive il film con Britt Marling, protagonista di
entrambi i film, e nuovamente a farla da padrone all'interno della storia è
una presa di coscienza che mette in crisi
le certezze affermate nella
premessa. Sarah è infatti una donna borghese completamente
inserita
nel sistema: ha una bella casa, un marito che la ama ed un lavoro che le permette una lussuosa agiatezza. L'idilio si rompe quando la
ragazza entra in contatto con un opposto rappresentato dallo stile di
vita monacale e dalle scelte radicali del gruppo, improntante ad un
"comunismo" paragonabile per pauperismo e spirito di condivisione a
quello in vigore nelle prime
comunità cristiane. E sono proprio i richiami a caratteristiche di
tipo religioso, già presenti nella Maggie di "Sound of My Voice" -
iconicamente simile a
Maria anche nell'essere al centro di una venerazione da cenacolo
nazareno - "ad essere riprese nella figura di Benji,
leader carismatico, ed in quelle dei suoi "apostoli", immersi nella
dimensione messianica di un incarico scandito da rituali che
sembrano rifarsi a precetti di tipo evangelico. Pensiamo
alla sequenza in cui durante l'iniziazione di Sarah ognuno dei
commensali deve imboccare chi gli sede accanto senza utilizzare le mani, oppure
ai momenti di vita comune
scandita da una continua offerta di se, con abbracci, incoraggiamenti e
varie forme di contatto fisico che non implicano mai il coinvolgimento
sessuale.
In questo senso "The East" nel suo essere "doppio"
rispetto al
prototipo di riferimento, con la "detection", vero e proprio motore
della storia, utilizzata sia come meccanismo
di genere che nella sua capacità di far progredire le
psicologie dei personaggi, rappresenta un passo in avanti nella
costruzione di un
cinema meno chiuso e più ricco di spunti. Se infatti persiste la
caratteristica
di concentrare l'azione principale in spazi limitati ed opprimenti, con
fotografia a "lume di candela" e paesaggi dai colori slavati, "The East"
si apre al mondo esterno con maggiore generosità, scoperchiando realtà
sommerse ed affari sporchi - soprattutto quelli tra politica e finanza -
sottolineando con velata insistenza le differenze tra l'egoismo dei
buoni (su tutti il boss di Sarah interpretata da un'arcigna Patricia
Robertson) e la bonta' dei cattivi in qualche modo rappresentata
dall'eroismo e dallo spirito di sacrificio del sodalizio eversivo.
A tenuta stagna sotto il
profilo della tensione emotiva e delle interpretazione dei personaggi
"The East" perde punti quando si tratta di rendere credibile gli aspetti legati all'action,
con gli andirivieni di
Sarah dentro e fuori dal gruppo effettuati con una facilità ed un
tempismo almeno sospetti e che invece non fanno sorgere alcun dubbio ai
suoi interlocutori. Ma il fascino ambiguo con cui il regista tratteggia
la
realtà antagonista rappresentata da Benji e dagli altri
fuoriusciti, e la suggestione di una vicenda che ricorda in qualche modo
la il clamoroso caso di Patricia Hearst, giovane rampolla sequestrata da
rapinatori di cui poi sposerà la causa riescono a far dimenticare la
meccanicità un pò ingenua di certi passaggi. Presentato con buon
successo al Sundance
di quest'anno "The East" è passato senza lasciare traccia nelle sale
italiane.