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“The Eichmann show” e il potere delle immagini (dal "Corriere Nazionale")

Creato il 29 gennaio 2016 da Gaetano61
 Dal sito del "Corriere nazionale" (qui): 
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PORDENONE – In coincidenza con la ricorrenza del “Giorno della memoria”, è stato proiettato nelle sale italiane il film “The Eichmann show”, dedicato alle riprese televisive del processo che, nel 1961 a Gerusalemme, vide sul banco degli imputati l’ufficiale nazista Adolf Eichmann, organizzatore della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento. Nel dopoguerra Eichmann era riuscito a fuggire in Argentina, ma qui venne rintracciato e arrestato dai servizi segreti israeliani. Figure centrali del film sono il produttore Milton Fruchtman e il regista Leo Hurwitz, chiamato dal primo nonostante il suo nome ricorresse nella lista dei sospettati di attività “comunista” della commissione McCarthy. Il film del processo – con i mezzi dell’epoca, trasportato via aerea – venne visto da un pubblico televisivo in molte parti del mondo.
The Eichmann show” è un film sul potere delle immagini in senso lato e della televisione in particolare: era il 1961, l’anno dell’impresa dell’astronauta sovietico Jurij Gagarin e della crisi dei missili a Cuba, eventi che rivaleggiavano “televisivamente” con il processo Eichmann, sintomo della funzione sempre più centrale che il piccolo schermo iniziava ad avere nella comunicazione di massa. Tra l’altro un anno prima, nel 1960, il dibattito televisivo tra i due candidati alle elezioni presidenziali americane Kennedy e Nixon, con il peso determinante che esercitò nell’elezione del primo, aveva segnato forse la prima tappa di quel fenomeno.
Sono le immagini del nazista Eichmann mentre ascolta le deposizioni degli ex internati, o che risponde alle domande dell’accusa, o che ancora assiste ai filmati dei campi di concentramento, che per la prima volta mostrano ad un grande pubblico la tragedia degli ebrei, il male espresso al suo massimo grado, con la conseguenza di mettere a tacere anche coloro che negavano la Shoah. Nei primi piani insistenti di Eichmann alla ricerca di una sua reazione all’ascolto dei racconti dei testimoni o alla visione delle immagini dei campi nazisti, il regista Hurwitz cerca quel mutamento di espressione (o un suo alzarsi dalla sedia) sintomo di un pentimento per il male commesso, ma non succede niente, solo qualche movimento della bocca verso un lato, con gli occhi sempre impassibili e la testa mai abbassata. Nel respingimento delle responsabilità contestate di fronte all’evidenza delle prove testimoniali, si compie il destino di Adolf Eichmann, condannato a morte dal tribunale di Gerusalemme. Riguardo al potere delle immagini, è sotto gli occhi di tutti come, da cinquant’anni a questa parte grazie (o a causa) dell’evoluzione dei mezzi di comunicazione, si sia ampliato, ma non sempre al servizio di fini alti come nel processo Eichmann.
Gaetano Toro
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