Anno: 2013
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 93 ‘
Genere: Commedia
Nazionalità: USA
Regia: Craig Zisk
Data di uscita: 8 Maggio 2014
Quando si arriva o si supera la soglia dei 50 anni per un’attrice è un problema di talento e fortuna: o sa imporre la propria personalità e continuerà a recitare personaggi forti a dispetto dell’età che avanza o finirà a recitare macchiette basate proprio sull’età inclemente. Purtroppo per Julianne Moore è capitata la seconda opzione e, dopo Don Jon, in The English Teacher torna nel ruolo della 50enne alle prese con un uomo più giovane: ma se lì c’era un discorso seduttivo, qui è tutto edulcorato come da commedia convenzionale.
Moore interpreta una professoressa d’inglese che per amore del lavoro e sfiducia verso gli uomini ha dedicato la sua vita a trasmettere la passione agli allievi restando single. Il ritorno di un suo promettente ex-allievo, di cui lei vuole mettere in scena un’opera teatrale, le sconvolgerà la vita, meno gli ormoni. Infatti la commedia scritta da Dan e Stacy Chariton e diretta da Craig Zisk mette la sordina a ogni velo anche lontanamente erotico per restare nel rassicurante limbo di un film medio, fatto di equivoci e amore per il teatro americano, quello di Broadway e dei grandi commediografi.
Infatti, più che il rapporto tra una 50enne frustrata e un 20enne che lei vuole salvare da fallimento e oblio, The English Teacher punta sul rapporto tra opera d’arte e artista, tra testo e autore, ma anche riflettendo sulle figure di raccordo tra pubblico e opera come critici, insegnanti e registi teatrali. Ovviamente quella di Zisk non è una vera e propria riflessione teorica, e nemmeno un’operazione metalinguistica, ma semplicemente un contesto coerente in cui ambientare i rapporti tra i personaggi, le scaramucce e i colpi di teatro senza disturbare lo spettatore, per il semplice gusto di intrattenerlo.
Peccato che The English Teacher appaia come la classica commedia in cui si sovraccaricano ritmo e recitazione per sopperire alla mancanza di gag, di narrazione, di interesse per la materia affrontata: i personaggi sono tirati via, tratteggiati in maniera semplicistica, il racconto non procede e la regia deve cercare di mimetizzare andando (cautamente) oltre le righe. Ma non funziona, soprattutto se gli attori, Moore compresa, sono fuori parte tranne Nathan Lane (nella solita macchietta che Broadway gli impone da anni, vedasi The Producers) e Greg Kinnear, l’unico che pare interessato a credere al proprio personaggio. Così tra buoni tocchi e molte cadute sciocche si assiste allo spreco di una grande e affascinante attrice, ridotta a ombra di se stessa e dei film che potrebbe interpretare.
Emanuele Rauco