Ma quanto è bello e divertente il palinsesto televisivo britannico? Non tanto per i programmi, quanto per la confusione. Chi è abituato alle serie tv americane, infatti, gode di una certa pragmaticità programmata: è una serie autunnale? Va in onda da settembre/ottobre fino ad aprile/maggio. E’ una serie estiva? Va in onda da maggio/giugno fino a settembre/ottobre. E’ una serie lunga? Dai 22 ai 25 episodi per stagione. E’ corta? Dai 12 ai 15 episodi per stagione. Viene rinnovata? Sì/No. La semplicità e l’organizzazione americana, però, è troppo semplicistica e a rimediare arrivano i cugini del Regno Unito che non si sa ancora bene se esista un periodo prefissato per far uscire le serie tv, di quanti episodi minimo o massimo, se vengono o non vengono rinnovate. Una confusione rinfrescante nel panorama delle serie tv, non c’è che dire. Finito il mio personale e inutile pensiero, arriviamo a parlare di The Escape Artist, miniserie tv di tre episodi, di cui al 99,99% non ci sarà una seconda stagione, perché inizia e finisce, stop. Dice, ma dove la sei andata a prendere ‘sta serie? Evidente no?! E’ una serie tv con David Tennant (il 10imo Dottore), sti cazzi del resto.
Al contrario di quanto si possa pensare, The Escape Artist non è una serie su un formidabile ladro che riesce sempre a farla franca…quando ho iniziato a guardare la prima puntata pensavo fosse così e a metà episodio ancora mi dicevo “ecco che adesso organizza un mega furto”…invece niente. David Tennant è William Burton, un barrister (modo pomposo per dire avvocato) inglese, che ha al suo attivo un 100% di vittoria in aula, spesso grazie a piccoli cavilli legali che gli consentono di rigirare la legge a suo favore e per questo soprannominato The Escape Artist (non ci sarei mai arrivato, io volevo il ladro). William ha un ottimo lavoro, una bella famiglia e in lizza per far parte del Queen’s Counsel, quando viene chiamato dal suo studio ad occuparsi del caso di Adam Foyle (Toby Kebell, già visto nella prima stagione di Black Mirror) accusato di un efferato omicidio.
Foyle è un uomo fastidioso a pelle. Un po’ saccente, un po’ ironico, molto sicuro di sè e dall’aria funesta. Ancora una volta grazie a un cavillo Williamo vince e Foyle è libero. La vita di William, però, sarà di lì a poco sconvolta quando la moglie verrà uccisa in un modo brutale. L’avvocato accusa Foyle dell’omicidio, ma le prove sono scarse e il destino si accanisce sul caso quando a fare da legale a Foyle arriva Maggie Gardner (Sophie Okonedo, vista anche lei in Doctor Who nei panni di Liz X), seconda in bravura solo a Burton.
Mi fermo qui con la trama, dicendo che quello che ho appena scritto è a malapena il riassunto del primo dei tre episodi di cui è composta la serie. Ora, nonostante mi aspettassi una serie su un ladro, devo dire che la trama è veramente ben scritta, soprattutto nel finale, quando la genialità degli sceneggiatori inglesi emerge come un fuoco d’artificio. La recitazione di David è, come sempre, fantastica anche se l’ho trovato un po’ troppo dimagrito e un pochino invecchiato. Il concetto finale di questa serie è a grandi linee simile a quello del film Giustizia Privata, ovvero a volte la legge offre delle scappatoie anche ai colpevoli, si deve solo forzare un po’ la mano. Il concetto stesso dell’avvocato che usa i cavilli per vincere e dagli stessi viene prima tradito e poi di nuovo aiutato, inoltre, è molto interessante e offre la base per tutte le riflessioni del caso sul mondo legislativo odierno.
In sostanza: bella serie, begli attori, paesaggi un po’ cupi, ma che volete farci è l’Inghilterra dopotutto. Consigliata, anche perché sono solo 3 puntatine da un’ora ciascuna e il finale è veramente ma veramente bello.