Dopo essere stato presentato alle ultime edizioni di prestigiosi festival internazionali come Toronto, Austin, Busan e Sitges, dove ha ricevuto il premio per il miglior film d’animazione, The Fake arriva finalmente anche in Italia grazie al Florence Korea Film Fest. Mentre scriviamo la dodicesima edizione della kermesse fiorentina dedicata al cinema sudcoreano si è appena conclusa con il trionfo, tra gli altri, proprio di The Fake che si è aggiudicato il premio della critica nella sezione Independent Korea.
Un piccolo villaggio di campagna è destinato a scomparire a causa della costruzione di una diga che ne provocherà l’inondazione. Costretti ad un trasferimento forzato gli abitanti del luogo si stanno quasi tutti convincendo a donare la somma ricevuta per il danno subito all’organizzazione del signor Choi, all’apparenza un distinto uomo d’affari di città che in realtà altri non è se non un criminale avido e senza scrupoli. Quest’ultimo, servendosi dei presunti poteri miracolosi del reverendo Sung, sta facendo un vero e proprio lavaggio del cervello agli abitanti del villaggio. L’unico a non cadere nella trappola e a percepire l’imbroglio in atto è Min-chul, un uomo violento e misantropo che a causa della dei suoi modi rozzi e minacciosi fatica ad essere creduto dai suoi stessi compaesani e dalle forze dell’ordine.
Dopo The King of pigs, la sua sconvolgente e disturbante opera d’esordio presentata in anteprima italiana proprio alla passata edizione del Florence Korea Film Fest, Yeon Sang-ho conferma in questo suo secondo lavoro animato di possedere un notevole talento ed al contempo di avere una visione del mondo e della società coreana cupa e pessimista. In The Fake non vi è un solo personaggio con cui provare a empatizzare, a cominciare dal protagonista che, sebbene sia l’unico ad aver capito le reali intenzioni della finta organizzazione religiosa, si dimostra da subito violento e disperato, ai margini della piccola comunità rurale. La moglie e la figlia lo temono e ne hanno vergogna a causa dei suoi modi irascibili e scorbutici. Min-chul è un loser solitario, dedito all’alcol e al gioco, incapace di stabilire un contatto umano degno di questo nome con chiunque, a cominciare proprio dalla sua famiglia.
Dopo il suo nerissimo esordio Yeon Sang-ho ribadisce con The Fake la sua poetica estrema e radicale, lontana da compromessi e vie di fuga. Anche qui siamo alle prese con un film d’animazione rivolto unicamente al pubblico adulto, caratterizzato da disegni duri e spigolosi, decisamente sgradevoli e respingenti. Va senz’altro riconosciuto al giovane autore il merito di avere già una peculiare cifra stilistica ed un marchio di fabbrica riconoscibilissimo dopo appena due lungometraggi all’attivo.
Duro, esplicito e sanguinario, come e forse più di un film realizzato con attori in carne ed ossa, il film di Yeon Sang-ho punta il dito contro i rischi e i pericoli derivanti dal fanatismo religioso e mette in mostra in modo crudo e spietato l’ambiguità e le contraddizioni del potere smisurato esercitato da personaggi che si servono della religione per compiere le azioni più terribili e malvagie.
Siamo curiosi di vedere come evolverà in futuro la poetica di questo giovane regista e la sua idea di cinema, che al momento appare assai rigorosa e per nulla conciliatoria. Il rischio concreto potrebbe essere di diventare eccessivamente asfittico e claustrofobico nel perseguire storie sempre più tragiche e senza alcuna possibilità di redenzione e speranza.
Chi se lo fosse perso a Firenze e volesse ammirare sul grande schermo The Fake, che quasi sicuramente non avrà una regolare distribuzione nei nostri cinema, può recuperarlo nei prossimi giorni al Future Film Festival di Bologna.
Boris Schumacher