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The Familiars – Jay Epstein e Andrew Jacobson

Creato il 01 marzo 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

The Familiars – Jay Epstein e Andrew JacobsonRecensione di Manuela Di Vito

Aldwyn è un gatto di strada, uno di quelli che ti stanno simpatici sin dalla prima pagina. Per vivere si arrangia rubacchiando qua e là, e dorme con un occhio solo sui tetti delle case di Bridgetower, la città in cui abita. Da dove viene non lo sa neanche lui, non ha mai conosciuto i suoi genitori, orfano da quando è un cucciolo ha sempre vissuto alla giornata e solo per se stesso.
A turbare il già precario equilibrio della sua vita arriva Grimslade, un terribile cacciatore di taglie che lo insegue dopo che Aldwyn ruba un pesce in un negozio. Grimslade ha fama di non mancare mai una preda ma Aldwyn ha dalla sua astuzia e fortuna e quando mette fuori gioco i terribili segugi ombra del suo inseguitore, riesce a guadagnare quel tanto che gli basta a trovare rifugio in una bottega sconosciuta, in un angolo di Bridgtower che non ha mai calpestato coi suoi cuscinetti.
È l’inizio della sua avventura. Un negozio di animali straordinari. Il randagio Aldwyn viene scelto da Jack tra i tanti famigli, aiutanti magici a quattro zampe con i più svariati poteri. D’improvviso e suo malgrado il gatto si troverà invischiato in avvenimenti più grandi di lui, e per salvare il suo leale e il regno intero dovrà infine intraprendere un pericoloso viaggio insieme ai suoi nuovi amici Gilbert, una rana imbranata, e Skylar, una seriosa ghiandaia marina.
Ma Aldwyn non è un vero famiglio, non ha poteri magici e prima o poi i compagni, che contano sulle sue capacità, dovranno fare i conti con questa verità. Il finale è a sorpresa e piccoli colpi di scena movimentano ancora di più la situazione.
Il linguaggio semplice,  i personaggi buffi, le tessere tradizionali come la regina e la strega cattiva, e infine l’immancabile lieto fine ne fanno un libro adatto a ragazzi tra i dieci e i dodici anni e a chi, adulto, non disdegna una storia fantasiosa e positiva, in cui regna la legge dell’amicizia e la dote più diffusa è il coraggio, anche di chi si ritiene uno qualunque.
Il tema portante della storia è quello della lealtà nelle relazioni affettive, che Aldwyn scopre per la prima volta nella sua vita, ma c’è anche quello del rapporto genitori-figli, che si mostra più o meno problematico a seconda dei casi, e ancora quello della crescita intesa come presa di consapevolezza delle proprie capacità e rafforzamento dell’autostima e della fiducia in se stessi. Il libro si trasforma così anche in un romanzo di formazione in cui i figli tentano di emanciparsi e di farcela con le proprie… zampe.
«Per tutto il tragitto dai confini delle Lande della Malerba fino agli Acquitrini senza nome che stavano attraversando ora, Aldwyn e Skylar avevano ascoltato solo storie sul padre di Gilbert: esigente e perfezionista l’aveva sempre criticato in tutto, fin da quando era un girino, a partire dalle branchie storte con cui era nato. Gilbert proseguì raccontando che ogni genitore, nelle Paludi di Daku, nutriva grandi speranze per i propri ranocchietti, ma nessuno aveva aspettative paragonabili a quelle di suo padre, leader del clan e maestro veggente.
“E come se non fosse già abbastanza brutto avere un padre che mi faceva sentire terribilmente in colpa per ogni mio errore”, disse Gilbert, “lui mi rimproverava per cose che non avevo ancora fatto!” ».

La mappa di Vastia all’inizio del libro è un ulteriore richiamo al genere fantasy. I lettori possono consultarla per seguire passo passo i loro eroi lungo il viaggio: ogni terra che questi attraversano ha un nome, ogni luogo una caratteristica ben descritta che serve a creare l’atmosfera giusta, la cornice ideale in cui inserire l’azione.

«La distanza tra gli alberi e il fiume si ridusse, e presto fu inequivocabile che erano entrati nelle Lande della Malerba: vegetazione morta e rampicanti spinosi si estendevano a perdita d’occhio».

La scrittura è a tratti ingenua, troppo esplicita nella descrizione di cose che dovrebbero emergere da sole, ma la storia rimane gustosa e delicata, odorosa di muschio e caramello, e riesce facilmente a creare la magia che racconta.

Nota sugli autori
Da quando si sono incontrati a Los Angeles, Adam Jay Epstein e Andrew Jacobson scrivono insieme per la tv. The familiars è il loro primo romanzo e ogni sua pagina è stata scritta a quattro mani. Giudicato miglior libro dell’anno dallo School Library Journal, il libro è stato selezionato per diversi premi, tra cui il Goodreads Choice e lo Yabc Choice.

Adam Jay Epstein e Andrew Jacobson, The familiars
traduzione di Antonella Pappalardo
Newton Compton, 2011
pp. 250, euro 9,90


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