Il lavoro dei due registi, che grazie a questo film si sono portati a casa l’Oscar, promuove la bellezza della lettura, che è un tornado che prende e che fa smarrire in un mondo fatato dove i libri, per vivere, per essere in vita, hanno solo bisogno di un paio d’occhi che leggano quello che c’è scritto su di loro, in cambio offrono il colore: tintura d’arcobaleno, fioritura celebrale, voglia di volare (con la fantasia). Però al contempo viene suggerita con leggerezza l’irreversibilità dell’esistenza, il tragitto di un arco che non conosce ritorno; leggerissimo, appunto: il non so che di retrò, le sfumature pastellose, il completamento reciproco tra musica e immagine, la delicatezza dei libri che sfuggono alla gravità (ehi, chi si ricorda Pagemaster?), l’azzeccata rappresentazione del prezzemolino Humpty Dumpty. La storia di un uomo che scrive the end sull’ultima pagina del suo libro. E il sapore agrodolce della malinconia che prende il sopravvento.
Il lavoro dei due registi, che grazie a questo film si sono portati a casa l’Oscar, promuove la bellezza della lettura, che è un tornado che prende e che fa smarrire in un mondo fatato dove i libri, per vivere, per essere in vita, hanno solo bisogno di un paio d’occhi che leggano quello che c’è scritto su di loro, in cambio offrono il colore: tintura d’arcobaleno, fioritura celebrale, voglia di volare (con la fantasia). Però al contempo viene suggerita con leggerezza l’irreversibilità dell’esistenza, il tragitto di un arco che non conosce ritorno; leggerissimo, appunto: il non so che di retrò, le sfumature pastellose, il completamento reciproco tra musica e immagine, la delicatezza dei libri che sfuggono alla gravità (ehi, chi si ricorda Pagemaster?), l’azzeccata rappresentazione del prezzemolino Humpty Dumpty. La storia di un uomo che scrive the end sull’ultima pagina del suo libro. E il sapore agrodolce della malinconia che prende il sopravvento.
Potrebbero interessarti anche :