The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore

Creato il 21 maggio 2012 da Eraserhead
Nell’ecosistema dei cartoni animati digitali proliferano piccoli esemplari di cinema che hanno nel loro DNA la tendenza di bussare alla nostra cassa toracica e di stimolare, sottoforma di risposta, un inaspettato coinvolgimento dell’apparato lacrimale. Tale capacità ha con evidenza radici disneyane, e il sopravvento dei nuovi metodi di composizione ha implementato questa abitudine al “nodo tracheale”. Per i duri (?) e puri che considerano fregnacce da bambine o da adultE mai cresciute tutti quei lavori impressi di tenerezza ed altre caratteristiche tabù per la specie maschile, allora The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore (2011) sarà una robetta da additare con risatina in stile Nelson. Al contrario, chi vuole impiegare un quarto d’ora del proprio tempo per giungere ai titoli di coda con pensieri che fanno sospirare e domandare e deglutire, a questi, il corto di Joyce e Oldenburg li farà stringere in sé anche se in compagnia, o li farà sentire partecipi di una storia comune anche se da soli.
Il lavoro dei due registi, che grazie a questo film si sono portati a casa l’Oscar, promuove la bellezza della lettura, che è un tornado che prende e che fa smarrire in un mondo fatato dove i libri, per vivere, per essere in vita, hanno solo bisogno di un paio d’occhi che leggano quello che c’è scritto su di loro, in cambio offrono il colore: tintura d’arcobaleno, fioritura celebrale, voglia di volare (con la fantasia).   Però al contempo viene suggerita con leggerezza l’irreversibilità dell’esistenza, il tragitto di un arco che non conosce ritorno; leggerissimo, appunto: il non so che di retrò, le sfumature pastellose, il completamento reciproco tra musica e immagine, la delicatezza dei libri che sfuggono alla gravità (ehi, chi si ricorda Pagemaster?), l’azzeccata rappresentazione del prezzemolino Humpty Dumpty. La storia di un uomo che scrive the end sull’ultima pagina del suo libro.   E il sapore agrodolce della malinconia che prende il sopravvento.

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