The freak entra nel camelias garden: il giardino della musica

Creato il 15 gennaio 2015 da Thefreak @TheFreak_ITA

Li vedi sul palco che, senza dare importanza al loro abbigliamento o a quello che dicono, hanno un modo di suonare molto meditativo e meticoloso ma allo stesso tempo spontaneo e naturale. I Camelias Garden sono quello che spesso manca ai giorni d’oggi: un gruppo di ragazzi che non si preoccupa della loro immagine e si concerta sul motivo principale per cui esistono: la musica.

La loro formazione è composta dal chitarrista (Manolo), il batterista (Simone), il cantante (Valerio) e il bassista (Alberto).

Vorrei chiedervi di descrivermi il momento esatto in cui avete preso la decisione di suonare insieme in un gruppo, l’attimo nel quale dentro di voi avevate in potenza dei progetti, arrangiamenti, canzoni… per cui avete sentito la necessità d’impegnare parte del vostro tempo alla loro messa in atto.

Valerio aveva scritto dei brani, e sentiva la necessità di “dargli vita” con un nuovo progetto, ovvero i Camelias Garden. Prima di noi Valerio ha suonato in altri gruppi, e in uno di questi c’era già Manolo. I due avevano passato un anno molto frustrante nel gruppo precedente, poiché non riuscivano a suonare come volevano, non si esibivano spesso, ma soprattutto il gruppo non riusciva ad avere un’unità caratterizzante. La situazione era ormai stagnante e non produceva frutti, allora Manolo e Valerio decisero di cambiare completamente progetto musicale.

Valerio prese il toro per le corna (ndr) ed aprì la pagina facebook dei Camelias Garden senza che esistesse ancora il gruppo e, cosa ancora più assurda, fece anche un accordo con un’etichetta discografica prima che la formazione si riunisse. Aveva comunque del materiale, e con Manolo cominciò ad arrangiare delle canzoni. Il progetto ha funzionato, i brani ci piacevano. Per almeno tre mesi Manolo, Valerio e l’ex bassista (formazione dei Camelias Garden iniziale), hanno lavorato intensamente per dare una solida base al nuovo progetto. Ora sono passati un paio d’anni, il nostro primo disco è uscito un anno fa.

Ci sono stati dei momenti di stallo, qualche dilemma sulla formazione, ma alla fine tutti i problemi logistici sono stati superati e abbiamo avuto risultati anche soddisfacenti. Dopo il disco abbiamo suonato in moltissimi posti. In un anno e mezzo avremmo fatto una sessantina di concerti.

Mi potete descrivere il tipo di musica che fate senza dire frasi del tipo “facciamo un po’ di rock, un po’ di punk e un po’ di alternative-indie-blues” ?

Oppure il vecchio funk rock inglese! A parte gli scherzi… Tutti noi abbiamo dei gusti molto simili (per quello che ascoltiamo), e ce ne accorgiamo soprattutto quando arrangiamo i brani. Ha un ché di vintage quello che facciamo, un po’ retrò, forse un po’ cantautorale folk nordamericano.

Attenzione! Cantautorale è un genere…

Prendilo come commento! Non come genere… Comunque riprendendo il discorso, senza citare generi, le nostre atmosfere si adagiano a mondi sognati o anche molto viaggianti ma non per questo meno intensi! Va bene così? (ci siamo impegnati) Per esempio, il nostro tipico brano comincia in maniera molto semplice, quasi da foresta, da bardo! (meglio così? Non stiamo citando generi!).

Vi do un suggerimento. Durante il live avete detto che la vostra musica richiama ambienti bucolici per esempio.

Assolutamente! Però va detto che “l’acusticità” ha caratterizzato il nostro progetto fin dall’inizio. Ti diremo di più. Nello sviluppo dei brani che abbiamo messo all’interno dell’album si è cercato di dare una soluzione meno acustica e più elettrica perché ci piaceva aggiungere un tema più forte, effettistico ma soprattutto improntato sulla modernità.
Infatti, ci piace molto il post rock e abbiamo voluto portarlo anche nelle nostre canzoni (piace soprattutto a Manolo).

Simone invece è più legato alla disco e al funk per esempio, va sottolineato però che lui si è aggiunto successivamente, dopo la pubblicazione del primo album. Del prossimo album che uscirà ci sono solo tre brani che secondo Simone hanno altre influenze rispetto alle sue. Ma Valerio invece pensa che Alberto e Simone, entrami nuovi nella formazione, abbiano già portato il loro contributo di ascolti musicali alla band.

Ritornando alle nostre canzoni, tutte hanno una struttura simile a un racconto breve: hanno un inizio, uno sviluppo e una conclusione. Questo ci avvicina molto al progressive come attitudine.
Anche il disco è pensato come un lavoro unitario che inizia e finisce nello stesso modo. Questa melodia iniziale e finale si ripete anche all’interno dell’album. Ogni canzone è un “micro-cosmo” che si racchiude in un “macro-cosmo” ovvero l’album.
Quest’ultimo è molto variegato e colorato, possiamo definirlo come l’intreccio di chitarre acustiche e voci, che poi si sviluppa in elettrico.

Voi siete un gruppo italiano che canta in inglese. Come mai?

L’inglese è  più adeguato per quello che stiamo facendo perché le sonorità della lingua inglese ci rispecchiano di più. Approfondiamo temi musicali che non vengono da una tradizione italiana nè tantomeno mitteleuropea, più che altro andiamo verso sound nordamericani o nord europei, più in generale oltre oceano e oltre Manica! Per forza di cose sentiamo che questa lingua sia più adatta.

Valerio, tra l’altro, avendo ascoltato per tanto tempo musica quasi esclusivamente anglofona, gli viene più naturale cantare in inglese.
Abbiamo poi sempre pensato che avremmo avuto molto più mercato all’estero, e d’altra parte così è stato: siamo riusciti a vendere più della metà dei dischi fuori dall’Italia.

Avete pensato a questo proposito di fare tour fuori dal nostro Paese?

Sì, ci stiamo lavorando, speriamo di riuscirvi. Abbiamo venduto il disco in Giappone, in sud America e qualcosa in Germania. Si pensava a qualche data in Giappone, ma questa opzione ha bisogno di diverso tempo. Sicuramente un giro in Europa verrà fatto.

Parliamo dell’ambito della musica emergente. Mi fate le vostre più personali critiche negative riguardo a quest’ambiente?

E’ una domanda un po’ spinosa, ma rispondiamo volentieri. Noi quest’ambiente lo chiamiamo “sottobosco pop” (della musica popolare). Siamo in un sottobosco dove chi riuscirà a distinguersi emergerà. Un gruppo, per emergere, deve innanzitutto aver fatto tanta musica! E al giorno d’oggi questa cosa non è del tutto indifferente perché molti gruppi si occupano più dell’immagine rispetto alla musica che alla fine è il motivo principale per cui si sta sul palco.

Oramai tutto si fonda sull’immagine; da come ti vesti, da come hai il ciuffo, di cosa parli, di cosa non parli… Secondo noi la situazione italiana ed europea è degradante. Facciamo riferimento anche a questi talent show che sembrano essere l’unico canale possibile dove passare per emergere.

E nell’underground romano?

Romano o nazionale che sia (l’underground romano è lo specchio di quello nazionale), anche lì si fa della musica una questione d’immagine e non di suoni e parole. Questo non vuol dire che facciamo di tutta l’erba un fascio. C’è sempre chi fa la differenza, ma difficilmente emerge.

Ma parliamoci anche chiaro. Le persone che ascoltano indie di solito sono il gruppo di amici di uno dei membri della band. Un gruppo di amici allargato che ha un certo ideale politico e per ideale politico non intendiamo sinistra o desta, ma politica nel senso di quello che vuole vedere, ascoltare, e decide se è idoneo o meno. Per noi i gruppi di persone che ascoltano i talent show sono uguali, alla stregua rispetto a quelli che assistono ai concerti dell’underground che a tratti forse sono anche peggio. Alle persone, alla fin fine, non gli interessa di andare a sentire l’indie di adesso.

Anche le condizioni dei posti dove si suona dovrebbero essere migliorate. E’ sicuramente complice la situazione del pubblico, le difficoltà economiche che i locali hanno… si suona in situazioni spesso che sono poco dedicate alla musica e si focalizzano di più, per esempio, sulle promozioni per l’alcool oppure ad una moda occasionale che non investe sul formare una clientela affezionata ai concerti o altro che riguarda la musica.

Ultima domanda, che faccio sempre a tutti. Prossimi progetti, concerti, programmi… vedute?

A breve tempo cominceremo a dedicarci di più all’album. Dopo la prossima primavera faremo sicuramente meno live per questa ragione. Per prossimi concerti per ora abbiamo solo una data, ovvero il 14 febbraio a Grosseto allo “Spazio 72”.

Ci saranno delle sorprese. Dopo la primavera ricominceremo a suonare tanto in giro e sveleremo le nostre novità. Uscirà un disco? Boh! Sarà un disco “cicciottoso” (quando dico cicciottoso pensate a un gatto enorme!)? Boh! Lo scoprirete presto…

A cura di ELEONORA VASQUES.

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