Correva l’anno 1958. Il Centre National du Cinéma aveva introdotto un premio di qualità che permetteva a nuovi registi di realizzare cortometraggi; una legge aveva rilanciato il sistema della “avance sur recettes” (anticipo sulle ricevute), che finanziava le opere prime sulla base della sceneggiatura; la Francia viveva una profonda crisi politica contraddistinta dai sussulti della guerra fredda; i film diventavano mezzi attraverso i quali ricostruire una morale nazionale. Una nuova generazione di cinefili e critici del Cahiers du Cinéma si accingeva a prendere in mano la cinepresa (16mm leggera e silenziosa!). Esordivano così dozzine di registi, alcuni di loro padri di uno straordinario movimento cinematografico definito dai più come una Nuova Onda.
La Nouvelle Vague.
I registi diventano veri e propri scrittori di cinema ed ogni pellicola coincide con l’uomo che l’ha girata. Una Politica degli autori. Sin dai primi fotogrammi riusciamo a capire chi sia il regista. Il film non è più un mezzo di intrattenimento bensì un’espressione del tutto personale della realtà vista con gli occhi del regista che compie una propria scelta stilistica con la quale rompe ogni convenzione fino ad allora esistente. Jean-Luc Godard taglia ogni silenzio dai dialoghi come in À bout de souffle, in Les Quatre Cents Coups François Truffaut intensifica la tendenza ai finali irrisoli utilizzando il fermo immagine per esprimere situazioni aperte, gli attori parlano con lo spettatore ponendosi quasi sempre frontali rispetto alla cinepresa, le citazioni, spesso incrociate, sono una sorta di celebrazione della reciproca notorietà, note Jazz e Miles Davis accompagnano le scene creando atmosfere noir.
Ogni genere di artificio viene eliminato per rendere il più reale possibile la pellicola. Quasi sempre i film sono girati in pochi giorni e con budget limitatissimi. Le attrezzature sono leggere e gli attori poco noti, le troupe ridotte al minimo e il sonoro spesso aggiunto in un secondo momento.
Correva l’anno 1958 e Le beau Serge di Claude Chabrol fece il suo esordio divenendo il primo film appartenente al movimento, mentre l’anno dopo, al Festival di Cannes, Truffaut sarà protagonista con Les Quatre Cents Coups di un primo trionfo della Nouvelle Vague che spinse il cinema francese a mettersi per la prima volta in discussione. Seguiranno, come in un periodo d’oro del movimento, Les Cousins di Chabrol, Hiroshima mon amour di Alain Resnais e À bout de souffle di Jean-Luc Godard. E poi ancora, La Nuit américaine di Truffaut in cui lo stesso regista catturò le ultime scene girate secondo le tecniche tipiche del cinema classico, ammettendo che quello sarebbe stato l’ultimo film girato in quel modo, come un manifesto del movimento, delineando le caratteristiche salienti di un cinema prossimo. Queste pellicole spesso si rivelarono enormi successi portano alla fama attori come Jean-Paul Belmondo, Jean-Claude Brialy, e le famme fatale attorno alle quali solitamente ruotavano tutti i soggetti come Anna Karina (per qualche anno moglie di Godard!) e Jeanne Moreau.
La Nouvelle Vague respingeva qualsiasi nozione di savoir-faire e di convenzione: i personaggi non soddisfacevano più i criteri dei classici protagonisti made in France, gli eroi erano atipici o ambigui, le trame sottili, i caratteri insolenti che si fondevano con quelli degli attori. I registi erano autori nel senso più forte del termine (come quello promosso dal Cahiers du Cinéma). Per questo motivo, molti film assunsero una connotazione autobiografica, lo stesso Truffaut dichiarò di essersi ispirato alla sua infanzia per Les Quatre Cents Coups e Godard alla moglie (Anna Karina) per il personaggio di Lola in Pierrot le fou.
Qual’era il denominatore comune di tutti questi registi, se non la loro gioventù? Ciascun “autore” scelse una propria direzione e citando Truffaut “Le seul point qui nous rassemble: la liberté”.
Donc, tout le monde peut faire du cinéma? À vous le choix! Bonne Vision!