The Freak’s Note Collection 29/04/2012 : La favola della Leggerezza

Creato il 29 aprile 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Un bel giorno la Leggerezza si destò dal suo letto di nuvole e polvere di stelle e si affacciò al balcone, perché sapeva che tutti attendevano di vederla.

Da mille anni gli uomini erano lì in attesa, con i loro carri, il loro bestiame, i loro figli e parenti, e nel corso degli anni tutto questo fu sostituito da mini cooper, i phone, pc portatili e i figli potevi vederli su skype, mentre aspettavi la leggerezza.

Lei, che non si è mai concessa abbastanza, che si sporgeva appena da quel balcone e scioglieva i suoi capelli di miele e sabbia, facendo cadere giù pochi granelli d’oro, quanto bastava per suscitare stupore e per dimenare gli uomini intenti a contendersi quelle briciole di eternità.

Quel giorno il sole spaccava il cielo e la luce accecava tutto, rendendo ogni cosa invisibile e sospesa. Questo la Leggerezza lo sapeva, e non a caso aveva scelto quel preciso giorno per mostrarsi a tutti.

Fece pochi passi, inclinò il suo corpo etereo, spalancò la finestra e si mostrò, in tutta la sua candida e potente bellezza.

Quando gli uomini videro il movimento di ante e finestre provenire da su, fecero un gran baccano, uno stupore all’unisono, una frenesia di sguardi e un continuo spingersi e porsi in prima fila, per catturare lo sguardo di quella Dama d’incanto che finalmente desisteva nel suo riserbo.

Ma non riuscirono a scorgere, la Leggerezza, perché il sole, da buon ladro di vita, ci mise del suo, e punto un faro che conteneva milioni di fasci di luce, una bomba solare, come lava sulfurea, e coprì con un raggio di un color avorio e pennellate di caleidoscopico bagliore, lo spazio intorno e sopra il balcone.

Gli uomini si coprirono gli occhi, li tennero strizzati come si strizzano i panni appena lavati, e nessuno vide niente, eppure lei era li, ferma e fiera come una regina di scacchi.

Poi l’incantesimo si interruppe, lei si ritirò nella sua stanza, le finestre si chiusero e la luce di colpo si acquietò.

Gli uomini rimasero inermi e delusi, un brusio di disapprovazione e amarezza li pervade e iniziarono lenti a prendere le loro cose in procinto di ritornare nei luoghi da cui provenivano.

Solo i bambini rimasero fermi. Rimasero immobili e non si curarono del tram tram che vedeva i loro genitori in movimento e intenti a sistemare i personali fagotti di quegli anni spesi invano.

Non parlavano i bambini. Si limitavano a scambiarsi reciproci sguardi complici, come prima dell’inizio di un gioco di squadra, in cui le mosse sono state previamente comunicate in gran segreto, e si attende l’attimo in cui si agisce. E basta.

Venivano richiamati i bambini, si urlava loro “Muovetevi, è tardi”, venivano incitati a seguire i genitori, a tornare a casa.

Ma loro rimasero lì per qualche minuto ancora.

Bambini e bambine, dall’età indifferente, senza importanza.

Di colpo si avvertì un forte silenzio e si videro i loro corpi ammorbidirsi, come se si stessero rilassando senza chiedere il permesso. Chiusero tutti gli occhi.

Restarono così, senza un senso apparente.

E fu in quel frangente, di spazio e tempo sospeso, di occhi chiusi e cuore defaticato che Lei apparve.

La Leggerezza apparve ai bambini. La videro, loro.

Aprì con cura il balcone, si affacciò leggiadra e composta ma senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte. Non si chinò a guardare chi vegliava sotto. Perché sapeva, già sapeva che ad invocarla erano stati i “piccoli” uomini.

Durò una manciata di minuti, che parve un infinito vivere.

Si mormora che Lei scomparve, da quel momento.

Abbandonò la casa e quel luogo, nessuno seppe dove era diretta, e se effettivamente era diretta verso un nuovo luogo. Sparì come sparisce un certo tipo di ricordi, con eleganza e senza far rumore.

I bambini la videro e non rivelarono mai quella visione. Aprirono gli occhi e si sentirono bene, si sentirono vivi e forti come bagnati da un nuovo battesimo emotivo.

Non parlarono con nessuno, i bambini, di quello che era accaduto. Tornarono ognuno con le proprie genti, la propria famiglia, sparpagliati tra loro, ma con il petto gonfio di quel sublime segreto, di quella rivelazione fatata.

E la storia non si è mai persa, i bambini di ogni tempo, di ogni nuovo corso di esistenza continuano a celare quel segreto e quella verità.

Loro hanno visto La Leggerezza, ma poi da grandi tendono a dimenticarsene, tendono a ricoprirla di futile vita, di altri colori e altri significati estranei, la conservano, la tengono da parte, non se ne curano.

Gli uomini adulti non chiudono mai gli occhi, sul serio.

Ma la Leggerezza continua ad albergare dentro di loro, conserva la sua presenza e non si spegne mai. È li che aspetta di essere richiamata, aspetta come aspetta una Penelope qualsiasi dentro un’isola lontana, il suo Ulisse.

La Leggerezza aspetta noi, e aspetta che ognuno riesca a far riaffiorare quel piglio fanciullesco e spontaneo, quell’innocenza e quell’emotività tutta alchimia e zero raziocinio, quella sensazione che nessun bravo poeta è riuscito a spiegare davvero, quell’energia, che è propria dei bambini, che altro non sono che uomini acerbi e selvatici.

La Leggerezza aspetta noi, nessuno escluso, e capita che possa richiamarci all’ordine attraverso voci irrazionali, con dei canti di sirena, che si riassumono tutti nella Musica.

La Musica, cari lettori, recupera e resuscita certe esigenze di Leggerezza, certe voglie sottese di chiudere davvero i fari del viso e abbandonarsi al solo concerto di carne e anima.

E per questo motivo che vi invitiamo a prendervi un momento tutto per voi, vi invitiamo a tornare bambini o a restare giovani uomini, slegate la cravatta, allentate l’ansia e appendete la bramosia e la frenesia al chiodo.

Trovate la vostra personale Leggerezza e fatevi accarezzare dal suo potente corso, come certi fiori di ciliegio si lasciano smuovere da un delicato vento del nord.

Siate leggeri. E buon ascolto

Far far -Yael Naim

La leggerezza – Giorgio Gaber

Mr Butterfly – Il cielo di Bagdad

Country Roads – John Denver

Onda su Onda – Paolo Conte e Lucio Dalla

Vivere il mio tempo – Piero Pelù

Cannonball – Damien Rice

Please, please, please let me get what i want – The Smiths


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