“A Roma tutti sanno cosa succede, ma non lo capisce nessuno”
Ora che i moti estivi e vacanzieri si sono appena dispiegati e vanno a muovere il loro meritato corso, contemporaneamente città roventi e marmoree sono lasciate alle spalle e salutate con rimandi temporali di fine ferie.
Una su tutte, Roma, la città che ospita i ragazzi di The Freak e che, geograficamente come nell’immaginario dell’uomo comune, rappresenta il simbolo dell’esodo dei giorni caldi da consumare altrove, viene lasciata al suo perpetuo incontro con le luci solari che ne sanciscono la resa e ne esaltano la bellezza agrodolce.
Perché Roma è una città strana, ogni volta che si procede a distaccarsi e a lasciarla, che sia per un giorno, come per una manciata di tempo ulteriore, perché sembra come se lei imperturbabile stia a guardare il flusso umano che la attraversa, l’andirivieni di gente che si sposta dentro le sue strade e in mezzo alle sue visioni, e non ricambia mai il saluto, come se non riuscisse a pronunciare la parola Addio in nessuna delle lingue che ha imparato a conoscere nel corso della sua storia.
Accade che una città dal fisico maestoso e dal portamento etereo, ingombrante e barocca, come un’antica matrona che catalizza lo sguardo come se fosse l’unica cosa necessaria da fare, fissa negli occhi coloro che ne contemplano la mole e l’impatto a pochi minuti prima di andare via.
Potete trovarvi dentro un taxi, o un treno, o un autobus o comodamente seduti in auto, e sporgere la vostra attenzione e i vostri pensieri distratti verso tutte le visioni che vanno a scorrere come in progressione fotografica e accorgervi che qualcosa di potente e forte giunge da Roma e si trasmette intrufolandosi in quei pensieri.
L’Urbe si atteggia spesso a madre consenziente che vede i propri figli andare via e per puro slancio di vera genitrice non disturba le loro scelte perchè sempre pronta ad accoglierli nuovamente al loro ritorno.
Oppure si comporta come quegli amici di sempre, di cui si sente la mancanza nei momenti meno programmati, e si ha l’esigenza di vederli anche solo per un caffè repentino, per poi scoprire piacevolmente che la quotidianità mancata non scalfisce lo stato affettivo che sancisce certi legami.
Ancora, Roma si muove come quelle avventure sentimentali brevi ma intensissime, di cui non ricordiamo i particolari precisi ma solo il carico emotivo che hanno comportato, quell’energia unica e irripetibile che solo gli amori fugaci possono rendere nella loro meravigliosa interpretazione.
Ed infine, proprio in momenti come questi, in cui la città si avverte come una cinghia di cuoio stretta in vita, perché il caos metropolitano è divenuto intollerabile, perché il caldo prepotente e inevitabile non lascia margini di accettabilità, perché il mare dista troppo e perché l’estate chiama alla fuga, per caso o per necessità, in questi precisi istanti Roma si percepisce nella sua veste rassicurante e confidenziale, complice e intima, e custode di un Arrivederci a Settembre, pronunciato a labbra strette e con un sorriso sornione.
Erri De Luca ha scritto che Roma è una città di passaggio in cui nessuno pedina con gli occhi, che da residenza al primo forestiero fino all’ultimo giorno. Non dà cittadinanza, tollera e non s’impiccia,mentre Stendhal sosteneva che la felicità che si respira a Roma è quella “cupa” delle passioni, quasi a dire che è una città tutta sangue e carne, da vivere nel medesimo modo in cui si sorseggia tutto d’un fiato un vino rosso corposo ma pregiatissimo.
È una città che rende ebri di lei, e che ha condotto i Freak’s ha indicare le tracks che portano la musica del distacco momentaneo, del saluto repentino, del darsi nuovo appuntamento come se tutto il tempo che intercorre tra il lascito e il rinnovato incontro viaggiasse al ritmo di poche ma lentissime ore.
Che l’eternità tracotante e ridondante con cui si tende a descrivere Roma forse è proprio intrisa dell’immortalità di certi suoi addii, come se la carica melanconica ed emozionale di quell’ultimo temporaneo saluto misurasse e risvegliasse tutte le sensazioni e i moti pulsanti che legano noi a Roma come in un bellissimo e soffice talamo nuziale.
E nell’atto in cui diamo le spalle alla città, rivolti verso un treno o un aereo che ci aspetta, come quegli amori che si rivelano solo quando percepiamo l’assenza e la perdita dell’altro, così ci si innamora di Roma, inevitabilmente, ma consapevolmente confortati che non sarà un amore da schiudere e consumare in quel tratto, ma diversamente sarà un amore che andrà a prolungare la sua scia sentimentale, che potrà calare la sua intensità perché privi della vista immediata dell’amato/a, ma che altrettanto immediatamente si forgerà di nuova forza e carica una volta rinnovata la sua vista, quando si ritornerà a guardarsi, a guardare Roma, sotto il suo cielo terso.
Far from Rome, with Love, by The Freak.
Buon Ascolto
Lasciarsi un giorno a Roma – Niccolò Fabi
Vacanze romane – Matia Bazar
Naive – The Kooks
La Terrasse – Yann Tiersen
Bomba o non bomba – Antonello Venditti
Compassion – John Coltrane
Ordinary People – John Legend
Everybody ‘s changing – The Keane
Rome – Phoenix
Grande raccordo anulare – Corrado Guzzanti imita Antonello Venditti
The Melody of the Fallen Tree – Windor for the derby