But I Love you most of all The Freak, when Autumn leaves start to fall
Ultimo giorno di Settembre e primi giorni d’autunno. Si apre un nuovo ciclo di mesi, quelli scanditi da temperature incerte, sole spento e opaco, pioggia improvvisa e cuore in tumulto.
Settembre è il mese dei progetti, del ritorno alla realtà in fase di assestamento, in cui l’armadio piange un qualche ordine di senso compiuto, in cui ci si accorge di possedere solo ombrelli rotti, in cui si ritorna a desiderare l’avvento del week end poiché il resto della settimana è scandita da impegni accademici e da scadenziario lavorativo, in cui l’estate si sublima nei ricordi di ghiaccioli alla menta e salsedine sotto le dita, ma ormai è roba passata.
La sottoscritta dichiara la sua completa avversione nei confronti di Settembre, in quanto mese di transizione e di caos aggiunto, che non permette di delineare i contorni della vita che si andrà a dispiegare, in quanto accade puntualmente qualcosa che destabilizza e che costringe a riconsiderare tutto quello che prima della Summer season si era costruito.
Ma Settembre non è così per tutti, poiché ognuno ne esalta come ne critica il corso degli eventi, seguendo la personale prospettiva.
C’è chi l’ha definito un mese dal “doppio fondo”, quindi un mese stratificato da una serie di emozioni e sensazioni, che non sempre si alternano con precisione, ma fuoriescono a seconda del momento che viviamo, che sia immensa gioia o inevitabile tristezza.
L’ambiente intorno, la famosa aria settembrina ventilata e leggera, il concerto di nuvole sopra le nostre teste, gli alberi che iniziano a spogliarsi delle loro vesti naturali, tutte quelle foglie che cadono man mano, che sembrano voler cristallizzare il tempo nella loro contemplazione.
I colori dell’autunno che iniziano a insediarsi, le tinte di giallo ocra e di verde scuro e a tratti smorto, di rosso terriccio, di sfumature arancioni e marroni.
È una tavolozza suggestiva che può ricreare senso di pace come punte di malinconia, tranquillità rafferma e inquietudine sottile.
I viali delle città costernati dalle prime piogge di foglie, che si vanno a depositare lungo il corso, che formano quasi un tappetto variopinto, che si percepisce al primo scricchiolio di foglie secche calpestate durante il cammino, fanno parte dell’emozionante veduta dell’autunno e della carta d’identità di settembre.
C’è una canzone, Autumn Leaves, che rappresenta uno dei caposaldi del souljazz internazionale, rivista, riproposta, e interpretata dai migliori artisti del genere, da Billie Holiday a Chet Bacher, perfino Eric Clapton si è cimentato nella sua esecuzione, ed è una canzone che può ben descrivere un certo stato d’animo un po’ autunnale, un po’ settembrino.
Si può partire da una brano di quasi dieci minuti per spiegare un singolo “feeling”, che spesso scarseggia di parole appropriate, che comprende la stratificazione emotiva di cui sopra, che alterna movimenti sonori incalzanti a melodie più sensuali, molto slow, una colonna sonora collettiva che racconta di spezzoni di scena individuali.
Un passante che si ferma di fronte alla vetrina di un caffè, una coppia seduta su una panchina di un parco, un centro storico cittadino costernato da lampioni accesi e che attende di essere invaso dalla movida serale, tutte le attese possibili davanti ai treni ferroviari o alle metropolitane, una donna che avvicina alle sue labbra una tazza di thè con un movimento elegante e ordinato, uno scrittore supino sul suo tavolo che si è fermato ad osservare dalla sua finestra il mondo fuori poiché in astinenza di parole nuove, delle risate leggere durante un convivio frugale, con il vino sollevato e la cenere delle sigarette sparsa un po’ ovunque, e infine la solitudine benevola di un paio di cuffie sintonizzate su quel brano, senza particolari accorgimenti esterni.
È necessario concedere a ciascuno il proprio sguardo su settembre, sull’autunno in procinto, sulla loro valenza intima. Dico necessario perché al di là del mio diniego rispetto a questo periodo, è per me estremamente convincente mettersi in ascolto delle vibrazioni che gli altri comunicano. Come in un film corale in cui ognuno ha una parte precisa, così le impressioni di Settembre viaggiano intorno a me, ogni narrazione ha un peso, ogni punto di vista fa la differenza, ogni sguardo apre scenari che non avevo considerato.
Sulle note di Autumn Leaves vado a pescare le visioni altrui, e resto incantata rispetto agli sguardi che mi si propongono, e ne resto affascinata, perché sono pezzi mancanti, che formano un unico progetto dalle sfaccettature potenti.
Se non riuscite a seguirmi in questo ragionamento un po’ astratto e un po’ confuso allora è il caso di svelare che il mio Settembre è venuto meno quando sono entrata in una vineria vicino casa e mi sono seduta ad un tavolo in cui erano presenti una quindicina di ragazzi intenti a discutere circa un sito o un progetto che doveva prendere il nome di TheFreak. Questo accadeva un anno fa, e un anno fa le mie sensazioni corrucciate circa il nono mese dell’anno sono scomparse alla visione di tutte sensazioni che quel gruppo mi trasmetteva.
La passione, le idee, la creatività, lo scambio, il confronto, gli spunti, le risate, i pensieri, la condivisione, la partecipazione.
The Freak mi ha rapita e portata con sé da quel momento, e mi ha conquistata giorno dopo giorno proprio in virtù di questo mazzetto di pulsazioni tutte terrene, tutte provenienti da carni altrui, tutte anime amplificate che discutevano circa una meta comune, un lungo frammento di dna composto in ogni suo tassello da ognuno di loro, ognuno di noi.
Oggi The Freak compie un anno, e il mio personale modo di ringraziare ogni singolo collaboratore, dai fondatori a coloro che partecipano occasionalmente, è quello di cancellare la mia visione angusta di Settembre e concedere, a me stessa e a loro tutti, il mio sguardo più intenso e profondo ad omaggio della bellezza che il loro spirito corale mi ha donato, ad omaggio del “sogno” che ognuno di loro mi suggerisce e mi mostra e della speranza che prima o poi questo sogno possa tramutarsi in un meraviglioso “essere” tangibile.
La vostra musica, ad ornamento costante di questa rubrica. La mia affiliazione, a celebrare la vostra presenza nei miei giorni.
Buon compleanno The Freak e Buon ascolto a tutti voi.
Autumn Leaves – Miles Davis
Won’t get fooled again – The Who
Eskimo – Francesco Guccini
Impressioni di Settembre – PFM (Premiata Forneria Marconi)
Song of Los – Apparat
September – The Shins
Wake me up when september ends – Green day
Tristeza de Arrabal – Otro Aires
Ain’t Misbehaving – Billie Holiday
Late September – A Toy Orchestra