The Freak’s Note Collection: Indie è bello

Da Thefreak @TheFreak_ITA

La storia che mi accingo a raccontarvi è una storia vera. Meglio, è un insieme di episodi, aneddoti, real life, drammi esistenziali e avvenure parasociali (che è un po’ una crasi tra il paranormale e il socialmente esistito) e narra delle vicende che intercorrono tra le persone che ascoltano la musica Indie.

La mia vicina di casa sarebbe in grado di far partire il carmina burana “O Fortuna” al solo sentir nominare la parola “indie”, ma la mia vicina di casa ha un età percepita di 123 anni, mentre i miei coetanei viaggiano su scala 1 a 7 tra quelli che non comprendono fino in fondo che cosa s’intende per “indie”,  preferendo il tuo declassamento personale fino e oltre le terre del branco (cit).

Ma la musica, si sa, stravolge le logiche dell’anagrafe.

Innanzitutto, “indie” sta per indipendente. Nel merito s’intende indipendente dal pop, da tutto il circuito musicale c.d. mainstream che passa nelle radio come nei canali televisivi e digital, con buon placet del defunto myspace e del nuovo nato soundcloud.

Indie sta anche per indipendente dal circuito discografico delle “major”, composto dalle note Emi, Sony, Universal, ma questa definizione è parzialmente vera poichè le stesse case discografiche che producono e distribuiscono Rhianna e Biagio Antonacci, contemporaneamente producono Radiohead e XX. Come dire, è il business, bellezza.

Ragionando per luoghi comuni legati alla definizione di “indie” ,che si presta come mare magnum in cui comprendere gruppi musicali e artisti di genere e sound vari e molteplici, giungiamo ad altrettanti luoghi comuni legati alle persone che selezionano e prediligono questo tipo di musica.

Ed è qui che si consuma il balletto consueto di costernazione e sgomento quando, ad esempio, in una conversazione “basica” con il vicino di posto del treno si giunge all’argomento “quale musica ascolti?”. Il risultato è il seguente e si scandisce in una serie di opzioni tutte tratte da storie di vita vissuta.

Iniziamo.

Un super classico. << Bè io ascolto un po’ tutta la musica, in particolare quella indie.>>

1) <<I..indie? Ehhhhh?>>

2) -<<mmm interessante, fammi un esempio? >> – <<Bè i Radiohead…>> <<Ah si! Romeo + Giulietta vero? Non sono loro? Che figata! -<<….. si loro, ma non hanno solo partecipato alla colonna sonora di quel film..e poi…>> – << Già, hai ragione! Hanno fatto anche la colonna sonora di Twilight!>>

E in quel momento parte una musichetta stile manga giapponese con annessa gocciolina di perplessità sul lato destro della tua fronte.

3) Si, ascolto musica indipendente, mi piacciono molto i nuovi artisti italiani. Dente, Perturbazione, Luci della Centrale Elettrica, Lo Stato sociale… hai presente?>> <<… mmm no. Ma per caso lavori per la CGIL?>>

4) <<Bè io ascolto musica un po’ di nicchia, tipo i Libertines, Gli Smiths, Gli Interpol…>>  - << Mmm si forse li ho sentiti, ma ascolti anche i One Republic?>>

5) <<Li hai mai ascoltati i Sigur Ros?>> -<< Si una volta, ma non capivo le parole…>> (questa è da incastonare nella classifica “Platinum” delle cose più belle che mi sono capitate)

6) <<Da un po’ di tempo mi piacciono i Baustelle e gli Afterhours>> -<< Mi dispiace, come l’hanno presa i tuoi?>> -<< A cosa scusa?>> -<< Non voglio essere indiscreto, ma ti sarà successo qualcosa di brutto immagino>> (Silenzio difficilmente commensurabile)

8) << é un periodo in cui ascolto musica post-rock, un po’ ambient, ma non solo. Hammock, Mogway, Explotion in the Sky, Papercut.. li conosci?>> << mmm..fammi pensare, no. Però mi piace Giovanni Allevi >>(e li si apre un sorriso che tradotto sta per: non farti la figa che pure io ascolto musica giusta!)

9)<< Non so se condivido la nuova scelta di look di Cat Power, secondo me era più carina con i capelli lunghi vero? >>- <<Non so chi sia, ma certamente Adele dovrebbe perdere qualche chilo dato che vende milioni di dischi>>

10) << Guarda, io ascolto musica Indie. Hai presente il genere?>> -<< Si ho presente, e non puoi avere idea che fatica faccio a ricordarmeli tutti, questi indie, che per portarmi a letto una tipa mi sono dovuto ascoltare un disco dei belle and sebastian, e dirle pure che mi facevano impazzire. Ma si può chiamare un gruppo con il nome di un cartone animato?”

( e qui scatta l’applauso per la sincerità e il coraggio dell’interlocutore, un po’ naif, un po’ il Bukowski del libro: Scrivo poesie per portarmi a letto le ragazze.)

Se non vi siete mai trovati in una di queste circostanze, non solo siete molto fortunati, ma siete anche rimasti immuni da quella sensazione di appestaggio e scherno in cui si sono ritrovate le persone di cui sopra, compresa la sottoscritta.

Ma nel calderone dei luoghi comuni si aggiunge quella che io chiamo “fenomenologia e anatomia applicata degli indie” e con tale dicitura voglio indicare la radiografia visiva e verbale con cui spesso si va a fotografare il cultore di musica indie medio.

Nell’immaginario neofita degli appassionati di Tiziano Ferro, chi ascolta musica indie è:

Il solito radical chic in contrasto con il sistema (quale sistema poi), che vuole distinguersi dalla massa per elevarsi culturalmente e per seguire le mode intellettualoidi in circolo in quel momento, per applicare una certa ritrosia rispetto a chi invece rivendica la sua predilezione per il nazionalpopolare o il trash spinto, per spiccare durante una cena tra colleghi di lavoro.

Ancora, chi ascolta musica indie è colui che campa con i soldi di papà ma non deve darlo a vedere quindi veste con roba vecchia e vintage, frequenta i centri sociali con le hogan, ti guarda con piglio perplesso se non conosci i Vampire Weekend o i Munford and Sons, ti cataloga tra quelli che il sabato non si perdono una puntata di C’è posta per te, poichè loro sono impegnati al Circolo degli Artisti per il concerto dei Toys Orchestra, che fa molto middleeuropeo berlineggiante, quartiere Latino, Cambden Town, anche se vivi a Tor Pignattara.

Prediligono le cucine asiatiche o i wine bar, hanno declassato il WodkaRedbull e frequentano solo supermercati biologici e concept store. Immancabili però, le domeniche a Villa Ada o a Parco Sempione perchè il centro è affollato e privo di poesia.

Tendono ad escluderti dalle conversazioni e in auto prendono il controllo assoluto dell’autoradio per evitare che si possa ascoltare RDS o Radio Globo(i romani capiranno). Godono dell’ignoranza musicale altrui ma poichè sono eleganti e polite non ti lapideranno mai in pubblico ma accorreranno subito a nasconderti tra i contatti facebook.

Saranno inattaccabili circa lo scarso uso della Kefia o della polo con il coccodrillo staccato (li viaggiamo in un concetto di cccp e modena city ramblers) e ti diranno cordialmente che il Mc Donalds è poco sano, ma non disdegneranno quei posti in cui l’Hamburger è fatto con le carni dop e con l’insalata dell’orto secolare, al modico prezzo di 20 euro. Ma è a km 0, mica pizze e fichi!

Non si tagliano i polsi nè assumono psicofarmaci poichè il grunge è morto e i Muse sono ormai i Negramaro d’Europa, quindi non è necessario drogarsi: un altro gruppetto indie cui affiliarsi si trova sempre.

Questo e molto altro viene dichiarato nei confronti degli “adoratori” del mondo indie e in questo perfetto concentrato di luoghi comuni come se piovesse si instaura la guerra quotidiana di chi si vergogna come rivendica il suo gusto musicale, chi lotta ogni giorno per la sopravvivenza sociale, chi non vuole rinchiudersi in una nicchia di indiedipendenti (sai che palle), e cerca un compromesso per vivere in modo normale.

In ogni caso, la Freak’s note di questa settimana, più che un articolo domenicale su un blog, è un vero e proprio manifesto per una campagna di sensibilizzazione verso il fenomeno umanitario degli estimatori di Indie music. Non lasciamoli soli. Non lasciateci soli. Non teneteci a distanza, non guardateci con sguardo corrucciato anche se David Guetta non rientra nel nostro Ipod. Non dateci le spalle al bancone del locale solo perchè abbiamo nominato i Jet o i Kooks,  non ridete di noi perchè i nostri beniamini non passano su Mtv (e di recente neppure su Virgin Radio). Non sporchiamo, siamo come voi. E poi tra poco è Natale e siamo tutti più buoni e comprensivi, anche se a Michael Bublè preferiamo I Ramones.

Perchè Indie è bello, e qualora doveste imbattervi in questo post, ve ne daremo la conferma.

Buon ascolto.

Mumford and Son – I Will Wait

Libertines – What Katie Did

Vampire Weekend – Oxford Comma

Goran Bregovic – Kalasnjkov

Interpol – Rest my chemistry

Beirut – Nantes

Baustelle – L’ultima notte felice del mondo

The Strokes – Last Nite

Nirvana – You Know You are Right

Fleet Foxes – Mikonos

Purity Ring – Lofticries

Xiu Xiu – I luv the valley oh!

Peter, Bjorn and John – Young Folks

Cat power – Metal Heart


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