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The frozen boy, di Guido Sgardoli

Creato il 21 marzo 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

Guido Sgardoli:

Guido Sgardoli, nato nel 1965 a San Donà di Piave, è uno tra i più interessanti scrittori italiani nel panorama della

The frozen boy, di Guido Sgardoli
letteratura contemporanea per ragazzi. Veterinario curioso e viaggiatore appassionato dalla penna eclettica ha pubblicato numerosissime storie fortunate. Ha vinto tanti premi tra i quali l’Andersen come migliore autore e il Bancarellino, entrambi nel 2009. Tra i suoi libri ricordiamo Kaspar, il bravo soldato (2007), Eligio S. I giorni della ruota (2008), A.S.S.A.S.S.I.N.A.T.I.O.N (2009), Il disinfestatutto (2009), O sei dentro o sei fuori (2010). La storia di Warren e Jim, scontro tra scienza, sogno e verità profonde, lo ha condotto per la prima volta presso le Edizioni San Paolo. Di sé dice: “Associo alla scrittura l’altra mia grande passione: gli animali. Divido a metà il mio tempo, tra le pagine dei libri e lo studio nel quale lavoro come medico veterinario, e ancora non so dire se sono un veterinario che ama scrivere o uno scrittore che aiuta gli animali. Probailmente entrambe le cose e mi ritengo fortunato per questo“.

 

The frozen boy, di Guido Sgardoli
Titolo: The Frozen Boy (isbn: 9788821570988)
Autore: Guido Sgardoli
Serie: #
Edito da: San Paolo Edizioni
Prezzo: 15,00€
Genere: Ragazzi, fantascienza
Pagine: 203 p.
Voto:
The frozen boy, di Guido Sgardoli

The frozen boy, di Guido Sgardoli
The frozen boy, di Guido Sgardoli

Trama: Groenlandia, aprile 1946. Il dottor Robert Warren è un uomo distrutto dal rimorso e dai sensi di colpa; con il suo lavoro ha contribuito alla realizzazione delle bombe che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki e suo figlio Jack è morto, dilaniato da un’esplosione in un luogo imprecisato del Pacifico. Sa di non essere stato un buon padre, troppo preso dal suo lavoro e da se stesso, ma proprio quando ha deciso di farla finita si imbatte nel corpo di un ragazzino racchiuso in una lastra di ghiaccio. Trasportato in laboratorio, il ragazzo viene rianimato, ma inizia a invecchiare rapidamente. Chi è? Da dove viene? Che lingua parla? Non c’è tempo per rispondere a queste domande, perché bisogna scappare dai servizi segreti che vogliono rapire Jim e usarlo come cavia. Tra i due si stabilisce un rapporto intenso, che ridona a Robert uno scopo nella vita. Braccati dagli agenti del governo, Warren e il ragazzo trovano un aiuto insperato in Beth, che scopre che la lingua parlata da Jim è il gaelico e riesce a farli imbarcare per l’Irlanda, dove Robert fa luce sul passato del ragazzo: 100 anni prima lui e la sua famiglia erano salpati su una nave diretta negli Stati Uniti, poi affondata durante una tempesta. Il giorno dopo, al risveglio, Robert non trova più Jim al suo fianco, sparito come in un sogno. Un romanzo di amicizia e rinascita.

Citazione: A volte, quando riemergeva dai sogni o dai ricordi, si sentiva diviso, come un ceppo tagliato in due da un colpo di scure: una parte restava là dove stavano i suoi pensieri, un’altra cercava di adattarsi ai nuovi luoghi, ai nuovi volti. Ma quel che lo metteva a disagio era il fatto di intuire dolorosamente che lui non apparteneva a nessuna delle due parti. era come lasciare una casa ridotta in macerie per andare in una non ancora finita di costruire. Un senso di incompiutezza sempre presente che lo angustiava come un crampo.


Recensione

Delicato: è così che ho sentito questa lettura sia mentre la portavo avanti, sia al momento della sua conclusione. Quelle pagine, quei personaggi… mi sono sentita sfiorata da loro. Non si sono imposti con forza e carattere, non hanno fatto irruzione nella mia mente e nella mia eterna curiosità come accade a volte con certi romanzi, che non conoscono il senso della misura. E’ stata una storia iniziata in maniera silenziosa, ovattata, in stile con l’ambientazione dell’incipit (distese di ghiaccio di un’isola della Groenlandia) ed è continuata così, mantenendo sempre un tono basso, come se l’autore non volesse invadere gli spazi del lettore, come se il coinvolgimento fosse una decisione non dell’abilità dello scrittore ma della volontà del lettore.

Con un racconto del genere, ero sicura che non mi sarei fatta coinvolgere: i due protagonisti sono uno scienziato, abbandonato dalla moglie dopo la morte del figlio, che a un certo punto della sua vita medita il suicidio, e un ragazzo, Jim, rimasto ibernato per un secolo, misteriosamente e inaspettatamente sopravvissuto. Nessun personaggio in cui immedesimarmi, nessuna particolare situazione in cui rivedermi, nessuna storia d’amore da desiderare. Eppure è scattato qualcosa. L’incanto c’è stato, non mi sono neanche resa conto del momento in cui è accaduto, so solo che mi sono ritrovata a amare questo libro. L’ho amato durante la lettura, che non mi stancherò mai di ripetere, è stata delicata (e se volete che vi spieghi il perchè, vi posso solo dire che non ne sono in grado, dovreste provare per capire), l’ho amato quando l’ho chiuso e riposto in libreria, perchè mi sono ritrovata a pensare a come sia stato in gamba Guido Sgardoli (mi scuso con lo scrittore per non aver mai letto nulla di suo prima d’ora) a presentarci la vita di due persone e come queste vite fossero così diverse ma così simili. Un uomo ormai disilluso, che non crede più che la felicità sia possibile, ritrova la voglia di vivere grazie a un ragazzo che, contro ogni logica, è vivo. Un ragazzo che avrebbe dovuto morire tanti anni prima, il cui passato e la cui età sono totalmente sconosciuti. E mentre il dott.Warren ritrova la vita grazie a Jim, il ragazzo capirà, grazie all’aiuto del dott. Warren, che la sua vita non può essere quella, che la sua vita è finita già cento anni prima. Vita e morte si rincorrono, si accompagnano, si sostengono e si alleano per riportare il giusto equilibrio. Si chiude il libro con la consapevolezza di aver avuto in regalo un finale perfetto, che per quanta tristezza possa lasciare, ogni lettore riconoscerà giusto e maturo.



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