La leggendaria Melania Daniels de Gli Uccelli, quella donna entrata nell'immaginario collettivo con il suo completino verde di tweed e la coppia di pappagalli da recapitare a Bodega Bay, ha finalmente aperto la gabbia ai retroscena, non sempre spassosissimi, vissuti sulla sua pelle durante le ore con Alfred e Alma Reville.
C'è anche lei, la consorte. Che per quanto sia sempre stata l'ombra sacrificale del regista, da questo flusso di memorie che è The Girl ne esce dipinta sicuramente molto meglio.
Diciamolo subito: il film fa a pezzi Hitch. Già a partire dal suo cognome che, non per nulla, viene dimezzato sin dalle prime battute. "Hitch" è un diminutivo. Lui lo usava per entrare in confidenza. Lo usò anche con Tippi, il primo giorno che si videro alla Universal. Hitch l'aveva chiamata dopo averla notata in uno spot per dentifrici. Tippi era una modella, allora; divorziata e con una figlia - Melanie Griffith - ancora a carico. Nessuna ombra di un uomo nella sua vita. Nessun paio di spalle forti a proteggerla dalla sua indipendenza. Uno spazio vulnerabile, di solitudine e di vuoto, pronto ad essere riempito dalla mole ingombrante di Hitch. Il regista sviluppa per lei un'ossessione subitanea. Gli capitava con tutte le primedonne bionde con cui lavorava."Blondes make the best victims.
They're like virgin snow that shows up the bloodly footprints".Le bionde sono le vittime migliori. Sono come la neve intatta sulla quale spiccano le impronte di sangue.
Anche Hitch aveva un enorme buco da colmare. Si chiamava Grace Kelly. Grace Kelly, ormai principessa di Monaco, aveva rotto con il cinema. E con lui. Ma era ancora sul set. Il set dei pensieri e delle manie di Hitch. Sin dal giorno del suo arrivo alla Universal,. Tippi sente incombere la pressione del confronto e lo teme. Teme di non poter fare altrettanto bene. Del resto non è un'attrice. E' solo una mannequin adatta alle passerelle. Eppure Hitch la sceglie. Le fa avere il ruolo regalandole simbolicamente una spilla di diamanti a forma di volatili. La fa piangere dalla commozione per essere stata scelta. E insieme alla moglie Alma - infaticabile mente e consigliera delle sue scelte - la consacra a futura icona hollywoodiana. Ma nel ruolo di Alma è incluso anche il compito di chiudere gli occhi di fronte sulla dimensione erotomane e lasciva del marito. Il grande Hitch, lasciato solo con la sua primattrice, non si contiene. La corteggia spietatamente, le salta addosso sui sedili dell'auto che li porta da un set all'altro, la molesta via telefono il giorno di Natale, la riduce ad un oggetto di sua esclusiva proprietà con malcelate gelosie nei confronti degli attori maschi. Ogni categorico rifiuto che lei gli oppone si traduce in punizioni da scontare davanti alla macchina da presa. Si alza la posta delle pretese, si complicano le scene da realizzare. L'erotismo inappagato di Hitch trova il suo sadico sfogo nell'infliggere stanchezza e dolore fisico all'oggetto del suo desiderio. La Hedren mai ha fatto mistero dell'esaurimento nervoso che le costò lavorare con i volatili (veri). E delle progressive pretese che Hitch le imponeva rinunciando a usarne di finti (o meccanici), procurandole ferite al volto con la rottura della famosa cabina telefonica e costringendola a ripetere le scene una quantità infinita di volte. Il controverso sodalizio terminerà con il film successivo: Marnie. Se Hitch supera artisticamente se stesso, il suo erotismo finisce per trasformarsi in incontenibile e non corrisposto sentimento che mette in fuga la moglie e che costringe la Hedren ormai esasperata a risolvere ogni contratto. Se per Alma Reville fare buon viso a tutto questo è una questione di dignità privata, per noi spettatori abituati alla grandezza pubblica di Hitch distogliere lo sguardo è più difficile.Sienna Miller se la cava ma somiglia più a Claudia Gerini che alla Hedren. Bravo lo è pure Toby Jones ma il suo Hitchcock è troppo caricaturale, biascicante e inverosimile. Non è facile fare Hitchcock senza rischiare un effetto carnevalesco. E qui siamo proprio al martedì grasso.