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The Giver: da un’idea non proprio originale un film valido

Creato il 15 settembre 2014 da Postscriptum

P remetto che tutte le volte che si porta sul grande schermo una storia che ha avuto successo sulla carta stampata il rischio di fare fiasco è più grosso dell’iceberg che ha affondato il Titanic e anche in quelle rare occasioni in cui coloro che hanno amato i romanzi non si indignano per quello che vedono al cinema, il complimento più sincero che si può regalare al prodotto è “funziona come film”. E’ stato così per tantissimi titoli che nel passaggio dalla carta alla pellicola hanno sicuramente perso qualcosa: pensate a Il Signore Degli Anelli e Lo Hobbit (qualcuno fermi Peter Jackson per favore) o alla serie, tutt’ora in corso, di Hunger Games.

Questo The Giver non dovrebbe sfuggire a questa classificazione (del tutto personale eh!) e anche se non ho letto ancora il romanzo devo dire che il film è godibile e ben realizzato; a mente fredda devo dire che forse qualche passaggio è un po troppo veloce e andava spiegato meglio e alcuni personaggi meritavano una caratterizzazione più curata ma dato che i tempi cinematografici sono stettissimi capisco bene che tutto non si può avere.

Dunque, la prima impressione, come si capisce dal titolo di questo post, è che sebbene l’idea da cui la storia ha inizio non sia il massimo dell’originalità, alla fine tutto il costrutto della trama riesce a stare in piedi e anche a svilupparsi in modo convincente offrendo parecchi spunti di riflessione.

La storia è ambientata in un classico futuro post-apocalittico in cui la società, come in molte altre storie del genere, si è fatta guidare da giusti ideali ma è arrivata a soluzioni decisamente sbagliate. Nella comunità in cui vive il nostro protagonista, un quindicenne di nome Jonas, non esistono le emozioni: una dose di un qualche farmaco, se assunta regolarmente, è in grado di azzerrare le emozioni dell’individuo e di cancellare tutti quei comportamenti istintivi che porterebbero al contrasto, all’invidia e così via fino al reato. Non esistono nemmeno i colori (e nella gestione di questo aspetto devo dire che il regista è stato davvero bravo) e anche i rapporti familiari e interpersonali sono gestiti da ferree regole di comportamento atte ad evitare possibili incomprensioni o imbarazzi. Persino il lavoro viene assegnato secondo una oscura meritocrazia decisa a tavolino.

Insomma, benchè dopo 1984 di Orwell non esista alcuna storia in cui il futuro distopico sia più terrificante, ci vuole poco a capire che la trama si dipana a partire dal punto di rottura di questo status quo idilliaco e malsano, punto che è rappresentato da Jonas e da quello che comincia a provare per l’amica Fiona. Da qui non posso più continuare sennò entro in zona spoiler e non voglio assolutamente.

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In The Giver torna la tematica che già avevamo visto in Hunger Games e negli altri film di questa tipologia, ovverosia la storia incentrata su ragazzini che si devono sbattere in lungo e in largo per salvare l’intero mondo o la società o anche loro stessi mentre gli adulti, bellamente, si fanno assoggettare come gli imbecilli di fronte a una televendita di Vanna Marchi. Jonas ne passerà davvero di tutti i colori però, almeno nel film (che non si sa se sia il primo di una serie oppure no), non si nota la crescita che aveva avuto Katniss in Hunger Games.

Altro particolare che salta subito all’occhio è il modo in cui Gli Anziani, ovvero quelli che governano la Comunità, tengono sotto controllo la popolazione che corrisponde esattamente all’elenco delle paure più ancestrali dell’uomo moderno: essere controllato, conformarsi agli altri, essere obbligato a condividere e in generale non avere la possibilità di scegliere.

Jonas sarà costretto a mettere in discussione tutto non appena incontrerà il donatore delle memorie, il quale dovrà istruirlo su come gestire le emozioni che derivano da esse: un compito non facile che segnerà la vita del ragazzo.

Voglio sorvolare sui tecnicismi come la scenografia, la fotografia e la colonna sonora le quali seppure non siano indimenticabili non fanno nemmeno schifo ma, un ultimo appunto lo volevo fare su due attori che recitano in questo film. Si tratta di Jeff Bridges e Meryl Streep. Io adoro Jeff Bridges, per per è uno dei pochi attori viventi a caratterizzare i personaggi che interpreta in maniera perfetta, dimostra perfettamente perchè il titolo del film è The Giver (il donatore, il personaggio che lui interpreta) e non Jonas. E’ un attore in grado di mescolare epsressioni facciali, postura e gestualità in modo da coinvolgerti anche se lo stai guardando doppiato in italiano. Altro colosso del cinema è Meryl Streep che non ha bisogno di alcuna ulteriore presentazione e, se mi passate il paragone, caratterizza perfettamente quello che deve essere il capo dei saggi governanti così come Donald Sutherland impersonava perfettamente il Presidente in Hunger Games.

The Giver merita di essere visto con l’atteggiamento giusto: non andateci per farvi sorprendere o per vedere un film sugli young adults che vanno tanto in questo periodo; è un film che deve far pensare e che deve essere capito.


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