E’ uno di quei giochi che ha lasciato a bocca aperta, sia per la qualità grafica che per altre caratteristiche meno allettanti. Oggetto di aspre critiche per un game-play che poteva risultare decisamente più gradevole.
Oggetto del contendere è The Godfather, il gioco ufficiale de Il Padrino realizzato da Us Gold, uscito su Amiga e pc nel 1991 per celebrare il terzo capitolo della pellicola di Francis Ford Coppola che debuttò nel 1990 nei cinema di tutto il mondo con enorme successo. Una recensione che non si può rifiutare, quindi, perché per certi versi, il titolo è memorabile ma non per questo ci dilungheremo molto in questa nostra descrizione. Ricordare si, andare oltre no.
UNO SPARATUTTO CON UNA GRAFICA INCREDIBILE
Il primo livello di gioco, ambientato a New York, grafica carica d'atmosfera e dettagli ma finisce li...
Caricando The Godfather su Amiga, il primo impatto è ricco di speranza. Le pupille godono di uno spettacolo immenso (per l’hardware del 16 bit di casa Commodore e per il fatto che 20 anni fa la qualità non era minimamente paragonabile a quella odierna).
Dettagli, colori e quant’altro degni di un’avventura grafica alla Monkey Island. Il gioco è suddiviso in quattro livelli. Si parte dal 1946 a New York, per poi ripercorrere la storia della famiglia a furia di sparatorie attraverso vari capitoli. Si va dunque al 1957 a Las Vegas, nel 1961 e nel 1981, atto finale del gioco ed anche del film. L’azione si alterna a fasi a scorrimento, orizzontale ed anche verticale a mini-giochi in cui bisogna eliminare i nemici in schermate in soggettiva. Si guida per tutto il tempo un picciotto armato di pistola.
Ogni livello è pieno zeppo di grafica ma anche in questo caso… l’abito non fa il monaco, anzi, il padrino.
LEGNOSO, POCO GIOCABILE
Se dal punto di vista artistico, The Godfather era ben fatto, anche la colonna sonora rendeva bene, il game-play era disastroso. Tutti i nodi venivano al pettine.
Ed anche in modo pesante. Le animazioni erano legnose e lente mentre il controllo del protagonista risultava difficile. Per non parlare della visualizzazione dei proiettili che con tanta grafica si perdeva e si veniva colpiti senza capire il perché.
Tecnica artistica sprecata da un game-play irrisorio. I tentativi per dare profondità e varietà durante le fasi di gioco ci sono stati. I classici power up, il fatto di non dover uccidere tutto e tutti indiscriminatamente ma solo gli scagnozzi, evitando accuratamente donne con carrozzelle e poliziotti, sono pregevoli. Ma questo non è bastato. Un vero peccato per una licenza che sarebbe potuta essere sfruttata in altro modo. Anche la longevità non era il massimo.
Quattro livelli e nemmeno troppo lunghi. Insomma, un vero e proprio flop anche nei confronti della concorrenza. The Untouchables, uscito nel 1989, era decisamente meglio anche se aveva un comparto grafico più scarno. Abbiamo preso questo titolo a confronto perché si tratta di un gioco simile, sia nel genere che nell’ambientazione.
CONCLUSIONI
The Godfather passa alla storia con un gioco dalla grafica molto bella, da una colonna sonora all’altezza ma da un game-play fallimentare. Anche all’epoca se ne accorsero e salvo alcune recensioni che lo giudicarono molto bene, le votazioni generali non lo portavano oltre al 50-60%. Un tie-in bello da vedere ma brutto da giocare. L’antitesi del bel gioco
Un vero peccato perché con più cura avremmo descritto un grande classico, anziché un grande flop. Purtroppo, l’impostazione cinematografica non è bastata. Così come una ricca confezione con cartoline del film ed altri ammennicoli vari non poteva bastare ad insabbiare un game-play vuoto.
PREGI. Grafica stellare. Atmosfera resa bene. Musica di buon livello
DIFETTI. Game-play flagellato da animazioni scadenti. Comandi legnosi. Poco longevo.
VOTO: 3,5/10