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Nato nel 1936 negli Stati Uniti come serial radiofonico grazie alle menti di George W. Trendle e Fran Striker, “The Green Hornet” era stato già portato sullo schermo nella serie televisiva del 1966, quando ad interpretare il ruolo di Kato era stato un certo Bruce Lee. Stavolta il progetto ha avuto come motore Seth Rogen il quale oltre ad interpretare il protagonista Britt ha anche scritto la sceneggiatura del film insieme a Evan Goldberg.
La sorpresa é stata vedere Michel Gondry dietro la macchina da presa. Il regista francese ci aveva sempre abituati a film molto particolari dove poteva utilizzare liberamente il suo estro (quasi) senza freni, per questo il suo nome affiancato ad un possibile blockbuster come questo portava molta curiosità. Il mistero peró è stato risolto. Questo non è il Gondry di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se Mi Lasci ti Cancello)" e "Be Kind Rewind" ma è quello inedito che "si sacrifica" completamente al servizio della storia e dei suoi attori, confezionando una commedia che mai avremmo pensato fosse stata diretta da lui se non ce lo avessero scritto nel manifesto.
A sopperire alla vera mano di Gondry, stavolta umile esecutore, subentra pesantemente la comicità e il corpo di Seth Rogen. Lui certo non ridimensiona il suo stile, già visto in commedie come "Molto Incinta" e "Strafumati", ma lo condisce solamente con delle sfumature obbligate al suo personaggio. Green Hornet è un finto supereroe che Britt improvvisa a causa della sua sindrome di Peter Pan e grazie alle attitudini di Kato. Infatti, se proprio dovessimo trovare un supereroe in questa storia, in cui di supereroi si parla ma solo per non contraddire i protagonisti, l'unico a poter essere chiamato tale è proprio il Kato interpretato da Jay Chou: bravissimo nelle arti marziali, da fare invidia a James Bond nel creare oggetti di vario genere e fantastico a modificare veicoli da combattimento.
Se Seth Rogen che fa il supereroe può sembrare quasi una pazzia ai nostri occhi, di certo sembrerà più normale e molto piacevole (ri)vedere nei panni del cattivo il gigantesco attore nonchè premio Oscar Christoph Waltz. Ancora una volta stra-convincente nei panni dell'antagonista. Il suo Benjamin Chudnofsky é il criminale più pericoloso di Los Angeles, cattivissimo e spietato è costretto a fare i conti con la sua "avanzata età", penalizzante perchè gli impedisce di essere temuto a dovere dai suoi nemici che lo considerano ormai obsoleto. Tale problema è spiegato alla perfezione da James Franco e dal suo ottimo cameo nella scena di apertura del film, per poi essere ripreso in seguito regalando anche momenti abbastanza divertenti.
A convincere poco, invece, è la (strana) presenza di Cameron Diaz. Un ruolo minimale il suo, stereotipo della donna, in questo caso segretaria, che fa innamorare i due protagonisti mettendoli (ovviamente) in conflitto tra loro. Non proprio il massimo la sua partecipazione nel film, anche perche la vediamo si e no per una decina di minuti in tutto. Un'altra apparizione straordinariamente sprecata è quella di Tom Wilkinson che interpreta l'editore James Reid, padre di Britt.
Tutto sommato però tra alti e bassi “The Green Hornet” si lascia vedere, anche gradevolmente. L’importante è non farsi ingannare e accettare il fatto che questo non è il solito film sui supereroi ma una commedia con protagonista un supereroe. Un’altra cosa dalla quale non bisogna farsi ingannare è un 3D sempre più abusato in pellicole dove non serve completamente a nulla ma questo però è un altro discorso.
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