- Anno: 2013
- Durata: 101'
- Distribuzione: Koch Media
- Genere: Horror
- Nazionalita: USA
- Regia: Eli Roth
“Credi che il governo degli Stati Uniti non abbia permesso l’11 Settembre?”, “O che la guerra al narcotraffico sia vera?”: queste significative battute intervallano la prodigiosa mattanza messa in scena da Eli Roth, e, dunque, ciò che doveva costituire semplicemente lo sviluppo del genere cannibalico (lascio ai miei colleghi più esperti l’onere di ricostruire un corretto percorso filologico), assume un tono assai più interessante, nella misura in cui la cattiva coscienza del ‘discorso capitalista’ si manifesta in tutta la sua brutalità, non risparmiando, evidentemente, anche coloro che, pur mossi da nobili intenti, come quello di arrestare il genocidio delle culture amazzoniche in nome del profitto, non sfuggono alla ferrea logica dei rapporti di produzione. A nulla valgono le nuove tecnologie, gaiamente sventolate come fossero armi dal gruppo di attivisti, anzi costituiscono la più efficace appendice attraverso cui diffondere capillarmente gli ordini atti a ammansire le masse. La tribù amazzonica, ‘disturbata’ nel corso naturale della propria esistenza dallo schiamazzo impertinente di un gruppo di giovani sfaccendati, riattiva una sacra violenza contro chi ha osato turbarne la quiete.
Superato, infatti, il disgusto iniziale causato dall’efferatezza dei pasti a base di carne umana (Eli Roth in questo senso si è spinto più in là dei suoi altisonanti predecessori, primi fra tutti Deodato e Lenzi), guardando The Green Inferno non si può non parteggiare per gli indigeni, i quali, nella loro sacra innocenza, non fanno altro che difendersi da un’invasione che dev’essere a tutti i costi respinta: non importa chi sia l’intruso – le ruspe delle multinazionali o gli attivisti -, chiunque violi il territorio è un nemico da abbattere. D’altronde i ragazzetti della spedizione ‘umanitaria’ non sono altro che il rovescio della cultura da cui provengono, e, dunque, le loro isolate azioni, contrassegnate tra l’altro da una consistente quota di narcisismo, non possono in alcun modo sortire l’effetto desiderato, sarebbero semmai auspicabili nuove politiche globali che, evidentemente, non sono nell’agenda dei poteri forti transnazionali, o se preferite, mutuando il gergo negriano, ‘imperiali’.
Il colpo di coda finale di Roth conferma questa lettura del film, dato che la protagonista (Lorenza Izzo), unica superstite del gruppo, alle domande riguardanti il funesto accaduto risponde, sparigliando le carte in tavola, tessendo le lodi di coloro che, un attimo prima, volevano mangiarne le carni; capisce, in ultima analisi, che quella violenta tribù conserva una purezza rispetto alla quale il fatiscente mondo occidentale dovrebbe fare un passo indietro, rispettandone la primordiale sacralità (l’assenza della scrittura, la tradizione orale, la ‘santa’ ignoranza). Insomma, viene messo alla gogna il progressismo di una certa sinistra, fatto a pezzi, svergognato, mostrato per quello che è, ovvero solo il residuo risibile di una cultura che in nome del profitto ha colonizzato interi ‘mondi’, sopraffacendo chiunque ostacolasse il suo torbido cammino. La mancanza di pietà della tribù amazzonica è dunque pienamente giustificata e non può non trovare un solido sostegno presso coloro che hanno mantenuto una minima lucidità di sguardo. Per il resto il film di Roth funziona egregiamente, intrattenendo ‘piacevolmente’ lo spettatore, che tra uno squartamento e l’altro se la ride sotto i baffi. Da segnalare infine l’ottima sequenza iniziale in cui, sulle note di un ritmo tribale a suon di percussioni, la macchina da presa sorvola l’infinita distesa verde della foresta amazzonica peruviana, restituendoci la maestosità di un paesaggio impenetrabile, che respinge chiunque osi profanarlo.
Pubblicato da Midnight Factory e distribuito da Koch Media, The Green Inferno è disponibile in dvd e blu ray nelle versione cut e uncut, corredato da interessanti contenuti extra, tutti da gustare. Da vedere.
Luca Biscontini