Abbandonate per un po' le capitali europee si trova questa volta nei guai tra i ghiacci dell'Alaska: John Ottaway è un cacciatore di servizio presso un'impianto sperduto nella neve, il suo mestiere è una specie di tower defence game in cui ondate di lupi attaccano gli operai e lui spara.
Non deve essere però molto divertente come impiego perchè in una delle prime scene lo vediamo appartarsi, mettersi un fucile in bocca ed appoggiare il dito sul grilletto.
N.B. Appoggiare il dito sul grilletto è un'esplicita violazione della regola #2
Cambia idea però, sale sul primo aereo e si frantuma al suolo con un pugno di sopravvissuti.
La scena dell'incidente girata con crudezza e realismo è tra le più impressionti viste al cinema.
Un consiglio: se siete in aereo e vi annoiate questo film non è un passatempo dei migliori.
"Per cortesia, mi passerebbe
una fetta di copilota?" (cit.)
In verità il film che mi aspettavo non è esattamente quello che ho trovato:
la faccia incazzata di Liam Neeson sulla copertina poteva sottintendere pugni e calci dal primo all'ultimo minuto invece è evidente come il regista puntasse a qualcosa in più.
La nota spirituale a tratti sembra essere quella predominante: commovente la sequenza con le foto dei famigliari trovate addosso ai vari cadaveri in cui Ottaway si abbandona empaticamente al ricordo degli istanti felici e di tutte le speranze deluse (che erano loro come sono sue).
Rischiando tutto sul difficile equilibrio tra queste due componenti Joe Carnahan tira fuori un film non perfetto ma affascinante.
Il finale coi puntini di sospensione è in parte svelato in un' inquadratura successiva ( geni!) ai titoli di coda.
Proprio quando in sala la gente è già tutta in piedi e qualcuno, ostentando sicumera, esterna giudizi idioti del tipo che "era meglio il libro".