Ed è arrivato anche il numero
8! Non ho ancora capito bene qual è il modo giusto per contare i suoi lavori,
ma anche solo dal titolo non ci si può sbagliare: è il numero 8.
Lo dico subito: a me è
piaciuto. Ammetto che non sia il migliore dei suoi film, ma il suo stile e la
sua firma sono innegabili, almeno per quello che mi piace di lui.
Mi riferisco in particolare
alla sua capacità di restituire fedelmente l’immagine di aspetti di un epoca
antica mantenendone le caratteristiche, dimostrando così la sua passione ed il
suo rispetto per il genere.
Senza dubbio questa sua
volontà di riflettere la cruda verità viene spesso male interpretata dai suoi
detrattori, che alimentano l’accendersi degli animi lanciandogli l’accusa di
mostrare razzismo e misoginia nelle scene e nei dialoghi del film. Che lo
facciano con convinzione o in malafede, commettono comunque un palese errore: la
realtà delle epoche passate racchiude enormi inciviltà, se la si paragona con la
realtà attuale, e nel periodo attorno alla guerra civile americana il razzismo
era a tutti gli effetti una cultura fortemente radicata. La società “politically correct” di oggi ama
sdegnarsi di fronte al solo utilizzo della parola “negro”, ma la cultura razzista in America si è trascinata nel tempo
fino a pochi decenni fa, giustificando orrori che chiunque oggi riterrebbe
imperdonabili. Pertanto ritengo onorevole il rispetto mostrato da Tarantino
nella sua onesta rappresentazione, per quanto volgare, cruda e violenta.
So che molti non hanno gradito
quest’ultimo lavoro, probabilmente perché non è così splatter o slasher come i
precedenti, ma rispetto ai precedenti ha una marcia in più sul dialogo e sul
gioco dei ruoli. È un film che si rifà anche alle tecniche dei film gialli,
cosa definirei alquanto originale per Quentin. E poi, scusate se è poco, c’è la favolosa musica del nostro grande
Ennio Morricone, che finalmente è riuscito a vincere un premio Oscar! Un premio
che inspiegabilmente non era mai riuscito a vincere finora su una sua opera, nonostante
i suoi tanti capolavori intramontabili (come “Mission” e “C’era Una Volta in
America” per citarne due che io adoro).
Di curiosità sul film ce ne
sono davvero tante e se ne siete proprio curiosi vi consiglio di leggerli
direttamente sull’articolo di Wikipedia. Da parte mia preferisco spendere un’ultima
parola per citare una frase del disegnatore Giuseppe Balestra, riportata nel
post su questo film della rubrica Bad Tribute (su BadTaste.it, sito di
informazione sul mondo del cinema) che mi ha suggerito il titolo che ho usato per
questo post:
«Ho molto apprezzato il lavoro
di lettering presente in alcuni poster del film. “Hateful” è reso come “H8ful”,
giocando sulle assonanze, e a sua volta il numero 8 è formato da due fori di
proiettile.»
Andate pure a vedere l’articolo,
così potrete apprezzare il bel disegno realizzato da Balestra.
Non resta altro, a questo
punto, che parlare del piatto giusto da associare, specie considerando che il livello
splatter del film è molto al di sotto dello standard tarantiniano, e
considerando che nel film si cita la zuppa speciale della proprietaria della locanda
vi offro la ricetta della zuppa che fa mia madre (veramente sopraffina se si sanno scegliere prodotti di qualità) e che qui chiamerò Alvaro’s Soup
Ingredienti (4 pax): 3 patate, 1 zucchina, 1 cipolla bianca,
2 carote medie, 1 costa di sedano, 1 spicchio di cavolo cappuccio, 5 foglie di
lattuga, 10 gambi di bietolina, 1 torso di broccolo calabrese pelato, 1
mazzetto di prezzemolo fresco, 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, 10 g di
pecorino romano in scaglie, sale e olio evo q.b.
Preparazione: mettere tutto in pentola tagliando a pezzetti
le verdure, coprire d’acqua superando di 2 dita il livello delle verdure e
bollire con coperchio per un’ora circa. Terminata la cottura frullare il tutto
con un mixer ad immersione. Servire unendo una pasta piccola a piacere.
Enjoy