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The Help. Aiutati, che nessun altro lo farà

Creato il 22 gennaio 2012 da Naimasco78

The Help. Aiutati, che nessun altro lo faràNon ho nessuna intenzione di scrivere il solito post buonista e politicamente corretto che scriverebbe chiunque dopo aver visto The Help, film in programmazione da questa settimana tratto dall’omonimo romanzo di Kathryn Stockett. Sarebbe troppo facile uscire dalla sala con le lacrime ancora agli occhi in preda ad una incontrollabile commozione e dire: “Povere persone, cosa hanno dovuto subire. Meno male che ora non è più così”. Ah no? Il razzismo è per caso scomparso? E da quando, dalle elezioni di Obama a presidente degli Stati Uniti? O dall’incoronazione di Denny Mendez a Miss Italia nel 1996? Troppo facile, parlare di Apartheid, di Martin Luther King e del suo sogno, di come i bianchi hanno sempre cercato di sottomettere la razza secondo loro “inferiore”. Ha ragione Luciana Littizzetto: mettete un bianco e un nero nudi uno di fianco all’altro e poi ditemi qual è la razza inferiore…Scherzi a parte, è vero: mettete un afroamericano, un senegalese o comunque un africano qualsiasi a cantare di fianco ai nostri Al Bano, Gigi D’Alessio e tutto la selection dei Big dell’Ariston: adesso ditemi chi è inferiore a chi.

The Help. Aiutati, che nessun altro lo farà
Ma non era di questo comunque che volevo parlare, ho già detto all’inizio che dopo aver visto un film che racconta la condizione delle cameriere di colore nelle case bon ton delle famiglie del Mississippi negli anni ’60 è abbastanza scontato poi affermare con la mano sul cuore che i bianchi sono brutti e cattivi e i neri invece sono i buoni. Grazie, un pensiero davvero profondo che ha cambiato la mia esistenza. E ci voleva un film per capirlo? E dire che pellicole come Il Colore Viola, Baghdad Cafè, lo stesso Via col Vento sono in circolazione da un po’ ma evidentemente ogni tanto occorre rinfrescare la memoria alla gente e farla commuovere un po’. Il messaggio di base è arrivato a tutti, come il fatto che anche in epoche e società dove difficilmente ci si poteva distinguere e dove difficilmente si riusciva a uscire dal coro, ogni tanto nasceva una scheggia impazzita la cui aspirazione non era quella di sposarsi e mettere al mondo dei figli ma piuttosto quella di esprimere le proprie idee. Eugenia “Skeeter” Phelan è una giovane bianca aspirante giornalista e scrittrice e forse per questo motivo, per la sua ambizione è destinata a rimanere zitella. Ma è il giornalismo a condannarla alla condizione di zitella o il suo cervello funzionante che stupisce gli uomini (quello però succede anche adesso…)? Skeeter da’ voce alle cameriere, racconta in un libro le loro storie. Il primo essere umano che si interessa alle “schiave negre” è una ragazza diversa dalle altre: le altre sono lisce e cotonate, lei è riccia e lentigginosa; le altre hanno fatto dei buoni matrimoni e non hanno altra occupazione nella vita se non quella di crescere i propri bambini e organizzare serate di beneficenza, mentre lei non è mai uscita con un ragazzo in quanto impegnata all’università a farsi un futuro e a coltivare i propri sogni. Non poteva essere una delle tante donnine angeli del focolare a interessarsi a quello che provano le cameriere africane? Una Bryce Dallas Howard, la “figlia di Ricky Cunningham” isterica e falsa come Giuda in questo film, simbolo della femminilità Sixties? Ovviamente no. Doveva per forza essere la stramba, l’incompresa di turno. Anche questo è abbastanza uno stereotipo, come lo è quasi tutto il film, seppur bello, commovente, ben ambientato e soprattutto fatto per portare a casa almeno un Oscar, anche solo per la ricostruzione degli Anni Vintage degli Yankies.

The Help. Aiutati, che nessun altro lo farà
Adesso finalmente veniamo al punto: cosa rende le persone così ipocrite? Perchè è sempre più facile seguire la massa, essere come gli altri, anche a costo di essere cattivi? Nel film hanno fatto vedere anche i diversi modi di approccio alla fede, da parte dei bianchi e dei neri. Che non sia questo il nostro problema, un’errata interpretazione? La fede è un po’ un modo per lavarsi la coscienza, ma anche una giustificazione al proprio essere. Sono cattolico, sono credente, sono così. Tutti credono nella stessa cosa, quindi tutti fanno la stessa cosa e sono alla stesso modo, perchè il buon fedele segue delle regole, che gli vengono imposte. Ma perchè scomodare sempre i piani alti quando seguire la propria testa renderebbe tutto così eterogeneo e variegato? Ma soprattutto renderebbe vero: l’ipocrisia, la falsità, il recitare (non a caso in greco Ypokrisis significa il porgere dell’attore, la finzione) perchè sono tutti atteggiamenti così vicini e propri del buon fedele? Essere veri, spontanei rende liberi di pensare, di credere. Si può credere, certo, ma ognuno a modo proprio, non tutti alla stessa maniera. Le donne devono essere devote, sottomesse, non devono dire nè fare determinate cose perchè altrimenti vengono immediatamente bollate come miss Celia Foote, “una donna volgare” per il club del bridge, per me forse uno dei più bei personaggi di tutto il film. In conclusione, aiutati che Dio ti aiuta? Grazie, ma preferisco fare da me.



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