"For, though I speak it to you, I think the king is but a man, as Iam: the violet smells to him as it doth to me: theelement shows to him as it doth to me; all hissenses have but human conditions: his ceremonieslaid by, in his nakedness he appears but a man; andthough his affections are higher mounted than ours,yet, when they stoop, they stoop with the likewing. Therefore when he sees reason of fears, as wedo, his fears, out of doubt, be of the same relishas ours are. “(Henry V)
Un bambino corre in gran fretta per le vie di Londra: con in mano un fiore appena raccolto attraversa le strade silenti e addormentate, fino ad arrivare all'ingresso della cattedrale dove lascia il suo piccolo omaggio al passaggio della Regina.
L'occasione è la più triste e nefasta che un regno debba affrontare: il popolo è chiamato di nuovo a dire addio al suo re, ma invece di un sovrano vecchio e stanco della vita Dio stavolta ha chiamato a sé un condottiero giovane e forte, l'eroe che aveva guidato la Croce di San Giorgio in Francia donandole una vittoria impossibile e che col suo coraggio aveva fatto tremare il campo di battaglia di Agincourt.
è con inizio amaro e ineluttabile, funereo traguardo destinato a spegnere la stella dell'uomo ma non quella del mito che Thea Sharrock alza il sipario sull'
Enrico V, quarto e ultimo appuntamento con la tetralogia dell’Enrieide adattata dalla
BBC nella miniserie
The Hollow Crown.
Mentre la bandiera che unisce Francia e Inghilterra scopre il corpo del re, è il Coro(nella voce e nelle sembianze di John Hurt) a riportarci indietro al tempo dell'azione: messe da parte le intemperanze giovanili, Enrico(Tom Hiddleston) è diventato un sovrano rispettato e amato, ma altrettanto determinato ed ambizioso: certo dei diritti su alcuni ducati ereditati dal nonno Edoardo III, egli chiede infatti l'abdicazione del re di Francia Carlo di Valois(Lambert Wilson) e ne reclama la corona: in seguito al rifiuto del sovrano e all'insulto del Delfino(Edward Akrout), che gli invia delle palle da tennis solo per il gusto di denigrarlo, Enrico è deciso a scendere nel continente e a invadere la Francia, insieme ad un esercito di uomini che da tutto il Regno sono pronti a combattere nella febbre della conquista.
Fra di essi ci sono anche alcuni dei vecchi compagni di bevute del Principe Hal, Pistol(John Ritter), Bardolph(Tom Georgeson)e il giovane paggio di Sir John Falstaff: è proprio grazie a loro, nelle parole dell'Ostessa Quickly(Julie Walters) adesso moglie di Pistol, che apprendiamo della morte di Falstaff(Simon Russell Beale), rimasto col cuore spezzato dopo essere stato freddamente bandito e rinnegato dal re.
Al loro arrivo in Francia le forze di Enrico sembrano inarrestabili, quando gli inglesi espugnano la città di Harfleur armati con coraggio dalle sue parole: tuttavia, approfittando dell'inferiorità numerica delle truppe avversarie decimate dal freddo e dalla malattia, i Francesi si preparano subito a rispondere all'attacco e a scacciare gli invasori, costringendo il nemico ad affrontarli in campo aperto nei pressi della pianura di Agincourt.
Lo scontro, che avrebbe dovuto concludersi con la schiacciante affermazione Francese, consegna invece miracolosamente la vittoria nelle mani di Enrico, che date le pochissime perdite del suo esercito contro i quasi 10 mila caduti delle file nemiche ha ragione di credere che Dio stesso sostenga la sua causa.
Dopo la disfatta francese, il Re d'Inghilterra ottiene tutto ciò per cui era venuto, siglando un trattato che prevede la corona dei Valois alla morte di Carlo e il matrimonio con sua figlia Caterina: dinanzi a una dolce dichiarazione d'amore proclamata da Enrico fra mille difficoltà a causa dei fraintendimenti linguistici fra i due, la principessa accetta subito l’unione senza riserve.
La felicità dei due sposi, chiamata a benedire l'unione fra i rispettivi regni, è però destinata ad aver vita breve: gli occhi tristi della regina Caterina ci svegliano dal sogno per riportarci nel presente, dove il Coro ci ricorda che il grande Enrico è morto improvvisamente lasciando sul trono un bambino di appena nove mesi. Il suo unico figlio, Enrico VI, avrà la ventura di essere incoronato re d' Inghilterra e di Francia, ma solo per vedere sgretolarsi l'eredità conquistata dal padre e fare di nuovo sanguinare il suo regno: la Guerra delle due Rose è già alle porte, con la sacra corona pronta reclamare il suo prezzo.
Poco rappresentati dal mezzo televisivo e cinematografico, gli episodi dedicati a
Riccardo II e
Enrico IV hanno senza dubbio lasciato una discreta libertà di adattamento a Rupert Goold e Richard Eyre, che pur affrontando due drammi di grande complessità tematica e narrativa hanno potuto approfittare della minore notorietà delle due opere al grande pubblico; per la regista teatrale Thea Sharrock(Equus, After the Dance), chiamata col suo Enrico V a misurarsi non solo con una dei drammi più famosi del bardo ma anche quello che da secoli celebra al meglio il patriottismo e il sentimento di Unità Nazionale nel Regno Unito, scontrarsi con la memoria di colossi come Sir Laurence Olivier e Sir
Kenneth Branagh e uscirne indenne sembrava un'impresa quasi impossibile.
Ad essere vincente in questo nuovo appassionante viaggio nella personalità di Enrico è però la scelta, perfettamente in grado di sposarsi con le possibilità offerte dal piccolo schermo di non tentare una pallida imitazione del passato, ma di restituire alla storia quell'umanità troppo spesso divorata dal sapore della leggenda.
Lontano dall'ombra di Simon Russell Beale e Jeremy Irons, L'Enrico V di Tom Hiddleston è finalmente cresciuto e pronto ad intraprendere la più straordinaria delle imprese, ma è evidente come nonostante la sicurezza e la regalità richieste dalla sua posizione a battergli nel petto sia ancora il cuore del Principe Hal, spirito di gioventù troppo giovane e fragile per sentirsi davvero al sicuro: pur guidato dalla giustizia della sua causa, questo Enrico non possiede la presenza ieratica di Olivier né la spavalderia e l'epicità di Branagh quando pronuncia la famosissima esortazione sotto l'assedio di Harfleur
("Once more unto the breach, dear friends, once more; Or close the wall up with our English dead!") e il commovente discorso di San Crispino(
"This story shall the good man teach his son; And Crispin Crispian shall ne'er go by From this day to the ending of the world, But we in it shall be remember'd, —We few, we happy few, we band of brothers. For he to-day that sheds his blood with me,Shall be my brother.") ad una ristretta cerchia di compagni; il re preferisce guardare negli occhi i suoi uomini per trovare in loro coraggio e infonderlo così anche a sé stesso, sovrano nel titolo ma sul campo di battaglia semplice soldato dal destino incerto.
Enrico V, che con sguardo tremante si inginocchia sul campo di Agincourt prima dell'inizio dello scontro pregando Dio di dimenticare la sottrazione ingiusta della corona operata dal padre -fonte di eterno tormento per la linea dinastica dei Lancaster -, trova comunque nell'ottimo Tom Hiddleston l'interprete ideale: alle prese con un ruolo ereditato dal suo"mentore" Kenneth Branagh (suo collega nella serie poliziesca
Wallander e regista di
Thor)l'attore inglese ci regala una performance emozionante e sentita, togliendo sacralità all'immagine del monarca per restituirci in cambio la passione dell'uomo. Carismatico e indomabile nei suoi straordinari propositi, il Re è reso reale dai dubbi che lo affliggono e dalla sua stessa fine improvvisa, palesata sin dall'inizio allo spettatore per ricordargli che nemmeno la gloria, se pur eterna, può fermare la mortalità.
Ad accompagnare Hiddleston in quest'avventura un ottimo Anton Lesser nei panni del Duca di Exeter, che ci fa subito commuovere mentre ricorda il fragore della battaglia di fronte al corpo freddo di Enrico e una dolce ed eterea Mélanie Thierry, più principessa tolkieniana che dama medievale, nel ruolo di Caterina di Valois: a dominare su tutti è però il Coro di John Hurt, incarnatosi nel silenzioso paggio di Falstaff che ormai anziano ci narra gli eventi straordinari di Agincourt per poi prendere congedo commosso, nella Sala del Trono che tanto sangue aveva imposto e tanto altro ne avrebbe domandato.
Anche se la regia tende a risentire dell'impianto teatrale della messa in scena e la colonna sonora si fa strada con eccessiva insistenza per sottolinearne i momenti più significativi, l' Enrico V di Thea Sharrock chiude meravigliosamente la preziosa miniserie
The Hollow Crown, lasciandoci con la speranza che altre opere del Bardo possano presto trovare nuova linfa in produzioni splendide come questa.
Nel frattempo, non ci resta che inchinarci di fronte all’eccellente lavoro svolto dalla BBC:
"for Harry, England, and Saint George!", sempre.
Leggi su
cinefilos serie tv:
Enrico V: The Hollow Crown 1×04 – recensione