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The Host (2013): Recensione

Creato il 30 agosto 2013 da Mcnab75

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The Host
di Andrew Niccol
USA 2013

Sinossi

La Terra è minacciata da un nemico invisibile: un’apparentemente pacifica razza aliena sta colonizzando i corpi degli esseri umani, annullando le loro coscienze e prendendo il possesso del Pianeta. I loro intenti non sono distruttivi e mirano a rendere pacifico e perfettamente organizzato il nostro autodistruttivo modo di vivere. Non tutti gli esseri umani sono disposti però a farsi annullare in questo modo e ce ne sono alcuni che hanno formato delle sacche di resistenza. Tra loro ci sono Melanie Stryder (Saoirse Ronan) e Jared (Max Irons), incontratisi per caso e innamoratisi. (Fonte: EveryEye)

Commento

L’unico motivo che mi ha spinto a vedere The Host è la presenza di una delle mie attrici preferite, Diane Kruger, qui nei panni della “cattiva” leader degli alieni, la Cercatrice.
Purtroppo è proprio la Kruger a rappresentare l’unico aspetto positivo di questo film, e lo fa tra l’altro in solo senso estetico, visto che il suo ruolo è sfruttato poco e male.
Del resto era lecito attendersi qualcosa da un film tratto dall’ennesimo romanzo di Stephenie Meyer? Sì, è la stessa scrittrice che ci ha rovinato l’esistenza con la trilogia di Twilight. E, anche questa volta, il livello della sua storia non va molto oltre la mediocrità totale e indifendibile.

Se coi vampiri di Twilight la Meyer ha costruito la sua fortuna mischiando horror e amori casti tra teenager, in The Host tenta la stessa sortita, questa volta inquinando la fantascienza, vittima sacrificale al posto dell’horror.
Il romanzo non l’ho letto, ma pare che questa trasposizione sia piuttosto fedele alla versione cartacea. Il che mi fa affermare che la Meyer è una narratrice a metà tra il furbetto e il noioso, e che Andrew Niccol, a cui è stato affidato il film, non ha nemmeno tentato qualcosa per migliorare il livello medio della storia.

diane kruger the host

Il presupposto dell’invasione aliena di The Host ha qualche aspetto interessante: le “Anime” (così vengono chiamati gli incorporei extraterrestri che ci hanno colonizzato) sono apparentemente interessati a preservare il nostro pianeta e la nostra razza. Per farlo invadono i corpi degli esseri umani, costruendo una civiltà utopicamente perfetta. Scenario già ipotizzato, con risvolti molto più azzeccati e inquietanti, nella longeva saga degli Ultracorpi.

Il punto è che, posta questa premessa non del tutto deprecabile, il film si perde in un “nulla di fatto”, in un rincorrersi dei pensieri amorosi della protagonista, Melanie, che a quanto pare non ha nulla di meglio da fare, se non struggersi di romanticismo, mentre il resto del pianeta soggiace a una tirannia morbida ma inesorabile.
I 127 minuti del film trascorrono quindi in una banalità di riflessioni da sedicenne innamorata, ma anche in lenti spostamenti da un punto all’altro, senza un reale perché, utili solo ad allungare il brodo e a infilare qualche momento di presunta suspance, che ovviamente non raggiunge l’obiettivo di intrigare lo spettatore che apprezza la vera fantascienza.

Perché sì, va detto: in film come The Host la fantascienza non è altro che un pretesto per vendere una storia stupida e indirizzata a un target preciso di lettori/spettatori. A questo punto ritengo molto, molto più oneste e divertenti le commedie amorose di qualche anno fa, quelle con Hilary Duff, Miley Cyrus o con le gemelle Olsen. Almeno non venivano spacciate per ciò che non erano.
Dubito che una sola spettatrice “profana” del genere fantastico possa interessarsi ad altri film di fantascienza di ben maggiore spessore. Qui vendono una storiella d’amore, tra l’altro posticcia e plastificata, priva di emozioni vere o almeno verosimili. Tutto il resto fa fa contorno, come i cetriolini nei panini di MacDonald.

In altre parole: spazzatura.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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