The Host

Creato il 22 dicembre 2013 da Mattia Allegrucci @Mattia_Alle
Sono serio quando dico che mi spiace che questo film sia tratto dal romanzo di Stephenie Meyer, perché poi sembra che uno ce l'abbia a morte con lei e non voglia promuovere i film che si ispirano ai suoi racconti quasi per partito preso. Ma quando nemmeno Andrew Niccol riesce a portare in alto un prodotto del genere, il problema è alla base e non solo. The Host ci trasporta in un futuro in cui gli alieni ci hanno lentamente invaso, penetrando nella nostra coscienza e trasformandoci in automi ingabbiati nel nostro stesso corpo pur di rendere pacifica la Terra. Non sempre però questo processo funziona e c'è chi si ribella a questa sottomissione creando non pochi problemi agli alieni. Ad interpretare questa ragazza forte e impossibile da imprigionare c'è Saoirse Ronan, rinchiusa in una parte terrificante in cui è costretta a parlare da sola per buona parte del film a causa delle due personalità che si stanno sviluppando dentro di lei.
Non sarebbe nemmeno una cattiva idea, questa, se i dialoghi non fossero stati scritti da quattordicenni senza una vaga idea di realismo e, purtroppo, a stendere la sceneggiatura è lo stesso Niccol, al che viene da chiedersi se questa superficialità di script sia da attribuire allo sceneggiatore o alla scrittrice che ha prestato l'idea di base a Hollywood. Quindi il film prosegue così per buona parte della sua durata, con la Ronan che parla da sola, che si ribella, che costringe il suo corpo a muoversi contro la volontà dell'invasore parassita, ma senza il minimo sforzo fisico o psicologico, senza far male al pubblico, quasi per inerzia, solo perché il film deve proseguire e la sua camminata deve andare avanti. Un paio di idee buone ci sono, come il simpatico e divertente spunto del bacio usato per svegliare la coscienza di qualcuno (non svelerò più di così), ma anche questa gioiosa chicca viene abusata fino a stancare, facendola ripetere in continuazione agli autori, forse perché i baci nei teen movie sono belli o forse perché bisognava raggiungere la durata finale del film. Chissà poi se anche questo sia colpa della Meyer o di Niccol, anche se io punterei più su questo secondo che non sul primo nome: certo, la produzione al giorno d'oggi mette dei grossi paletti e pretende la fedeltà più cieca al romanzo a cui si ispira il film pur di non deludere i fan che verranno sicuramente al cinema, ma la mancanza di un immaginario nuovo è esclusivamente colpa dell'autore del film, perché non riesce ad impegnarsi o non vuole farlo, ripiegando sul classico e sterile bianco con il quale vengono agghindati gli alieni e che viene usato per colorare le loro asettiche e pacifiche sale da cui operano, scomodando ancora un volta gli ambienti desertici come ubicazione prediletta in cui questi ribelli si nascondono per non farsi prendere dagli extraterrestri e, soprattutto, distinguendo in maniera netta i buoni dai cattivi quando invece ci sarebbe da divertirsi nel vedere qualche umano che si vende agli alieni pur di avere la pace. Spunti buttati al vento, ma chi ama i ragazzi che si amano e si baciano sul grande schermo potrebbe rimanere comunque soddisfatto. Consigliato ad un pubblico esclusivamente adolescente alle prime prese con l'amore e con la fantascienza. E con il cinema.


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